Indagine sulla vendita delle azioni di MPS: l’ombra della trasparenza
La recente vendita del 15% delle azioni della Banca Monte dei Paschi di Siena (MPS) da parte del Ministero dell’Economia e delle Finanze, avvenuta a novembre, ha sollevato interrogativi significativi. La Procura di Milano ha avviato un’inchiesta per verificare se ci siano state violazioni delle regole sulla trasparenza e possibili turbative al mercato, insieme a potenziali reati finanziari come l’aggitaggio. L’operazione ha coinvolto nomi noti del panorama bancario italiano, tra cui Banco Bpm, la Delfin della famiglia del Vecchio, il gruppo Caltagirone e Anima Holding, con Banco Bpm che ha acquisito un interesse del 5% nel capitale di MPS, mentre gli altri partecipanti hanno acquistato quote di 3,5% e 3%.
Focus dell’indagine
La Procura sta collaborando con il nucleo speciale di polizia valutaria della Guardia di Finanza per esaminare alcune discrepanze che hanno sollevato sospetti. Le aziende coinvolte nell’operazione hanno interessi comuni in altri gruppi finanziari, come Mediobanca e Generali, suggerendo una possibile azione di concerto. Durante l’accelerated bookbuilding, i quattro partecipanti hanno proposto lo stesso premio dello 5% rispetto al valore di mercato delle azioni MPS, fissato ufficialmente dal MEF a 5,7 euro. Questo approccio ha permesso di evitare contestazioni riguardo a svendite statali.
Negli scorsi mesi, sono circolate voci sull’esclusione di Unicredit e dei bookrunners internazionali Ubs e Jefferies. Rispetto a vendite precedenti, il recente collocamento ha mostrato una netta differenza, con l’operazione del novembre 2023 che ha coinvolto principalmente fondi stranieri, mentre nella vendita di marzo 2024 solo il 10% delle azioni è stato acquistato da investitori italiani, con il resto distribuito tra numerosi acquirenti. Tale concentrazione ha suscitato interrogativi.
Le Fiamme Gialle hanno recentemente acquisito documentazione da Banca Akros, responsabile della gestione dell’operazione, la quale ha affrontato rischi potenziali legati a eventuali invenduti. Tuttavia, il MEF ha respinto ogni insinuazione, affermando che la procedura è stata gestita in modo trasparente, con il supporto degli advisor Ubs e Jefferies, dichiarando che ogni accusa è infondata. Anche Banca Akros ha difeso la correttezza del proprio operato, specificando che tutti gli ordini sono stati trattati in modo equo e nei tempi standard per simili operazioni.
Esclusione di Unicredit
Unicredit non è riuscita a entrare nel capitale di MPS durante l’ultimo collocamento, nonostante avesse manifestato interesse per una quota fino al 10%. La grande banca italiana ha cercato di espandere la propria influenza sul mercato negli ultimi mesi, mirando a rivalità sia in ambito nazionale che internazionale, ma la mancata acquisizione avrebbe potuto rappresentare una perdita nel contesto attuale di ristrutturazione del sistema bancario italiano. Unicredit ha smentito di aver presentato un esposto alla Procura di Milano riguardo a MPS o su eventuali interazioni con Delfin e Caltagirone.