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Debito pubblico: da chi è detenuto in Italia e in Europa – BorsaNews24

2025/02/24 8

Negli ultimi 25 anni il debito pubblico ha rappresentato un problema rilevante per i Paesi dell’Unione Europea. Le varie situazioni di crisi che si sono succedute a livello globale hanno messo sotto pressione i conti pubblici e costretto gli Stati membri a misure restrittive richiedendo a volte grossi sacrifici alle popolazioni.

Il caso più emblematico è quello relativo alla Grecia, rea di aver scatenato la crisi del debito sovrano nel 2011. Al riguardo, lo Stato ellenico è stato sottoposto per molti anni a un rigido controllo e anche all’interferenza sui conti pubblici da parte della Trojka (UE, FMI e BCE) finalizzati all’attuazione di un’operazione di salvataggio. L’Italia è quella tra i Paesi leader del blocco dei 27 ad avere il debito pubblico più elevato, con una quota di 2.387 miliardi di euro alla fine del 2023, corrispondente al 140,2% del PIL (dati del Ministero dell’Economia e delle Finanze).

 

Debito pubblico: come si è evoluto in Europa

L’Europa ha firmato il 2 marzo del 2012 le rigorose regole del Fiscal Compact, che prevedono tra l’altro l’obbligo per gli Stati membri di ridurre il rapporto debito pubblico/PIL di almeno un ventesimo all’anno per raggiungere il 60%, pena sanzioni. Il principio cardine della normativa è quello del pareggio di bilancio di ciascuno Stato, cioè l’equilibrio tra entrate e uscite. Le varie turbolenze accadute negli ultimi anni – dal Covid-19 agli shock energetici e inflazionistici – hanno messo in forte discussione il rispetto di tali regole, vanificando in diversi casi gli sforzi per raggiungere gli obiettivi.

In Italia ad esempio, nell’anno pandemico 2020 si è raggiunto il livello massimo di debito/PIL al 154,9%, il che ha fatto della terza potenza economica europea l’unico Paese ad aver mai superato la soglia del 150%. Nel 2007 invece il rapporto ha toccato il livello minimo del millennio al 103,9%, per poi crescere costantemente fino a stabilizzarsi tra il 2015 e il 2019 sopra il 130%, prima del disastro del Covid-19.

A differenza dell’Italia, la Germania si è distinta per virtuosità. La crisi dei debiti sovrani aveva spinto il debito tedesco oltre l’80% rispetto al PIL, ma lo stesso ha avuto una dinamica favorevole scivolando sotto la quota cruciale del 60% nel 2019 e rientrando quindi nei parametri europei. L’andamento del debito di Francia e Spagna invece è stato molto più simile a quello italiano. Parigi ha raggiunto un picco nei pressi del 120% in piena crisi pandemica, per attestarsi al 111,8% alla fine del 2022. La Spagna – che rientrava tra i Paesi più virtuosi nel 2007 con un debito/PIL di poco oltre il 30% – ha avuto un’impennata debitoria con la crisi del 2011, raggiungendo il picco di oltre il 100% nel 2014. Successivamente è il debito spagnolo è ritornato sotto la soglia del 100%, fino all’arrivo della pandemia che l’ha proiettato verso il 120%. A fine 2022, il debito pubblico della Spagna è simile a quello francese, ossia al 111,6% del PIL.

Nel seguente grafico vediamo una rappresentazione dell’andamento del debito/PIL dei quattro principali Paesi dell’Unione Europea citati nel ventennio 2002-2022 (dati Eurostat).

Come è composto l’indebitamento pubblico in Europa

I dati su esposti mettono in evidenza come tra le più grandi potenze europee, Italia, Francia e Spagna detengano ancora un indebitamento molto elevato rispetto alla crescita, ma soprattutto lontano dai livelli imposti dalle regole europee. Ma da chi è detenuto il debito in questi tre grandi Paesi?

Secondo quanto riportato dall’Eurostat, con riferimento a fine 2022, la maggior parte del debito pubblico è in mano a istituzioni finanziarie come banche e assicurazioni. Nello specifico, in Italia tale quota pesa per il 63,7%, in Spagna per il 58,8% e in Francia per il 51,2%. È importante rilevare come ci sia una certa differenza tra gli Stati nella componente posseduta da famiglie e istituzioni no profit. In Italia la quota risulta del 7,7%, in Spagna appena dello 0,2%, mentre in Francia è totalmente assente.

Le istituzioni non finanziarie sono proprietarie dell’1,8% del debito pubblico italiano, dell’1,5% di quello francese e dell’1,5% del debito spagnolo. In Italia è meno presente la componente estera nell’indebitamento della nazione. Infatti, il Resto del mondo detiene solo il 26,8% nel nostro Paese, a fronte del 47,3% della Francia e del 40,8% della Spagna.

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