Xi Jinping sale nell’Olimpo, Hu Jintao sparisce nell’oblio. La spietata concretezza del potere in Cina è riflessa nell’immagine del funzionario di partito che accompagna all’uscita della plenaria l’ex leader ottantenne poco prima del trionfo del nuovo Mao, nelle fasi finali del congresso del Partito comunista cinese. La ragione dell’allontanamento rimane sconosciuta ma ci sono buone ragioni per ritenere che rientri nel piano di rafforzamento del potere di Xi Jinping che potrebbe avere rilevanti conseguenze sulla Cina, sulla sua economia e sul suo ruolo nel mondo.
Non disturbare il manovratore
Non è una novità che il leader cinese assommi su di sé poteri quasi smisurati. Tuttavia, in occasione del ventesimo congresso del Pcc Xi Jinping ha rafforzato la sua posizione con nomine allineate nel Comitato permanente del Politburo. Non disturbare il manovratore potrebbe essere l’esemplificazione della linea scelta dal presidente della Repubblica popolare. In tale ottica Hu Jintao avrebbe potuto rovinare la festa mostrandosi poco entusiasta delle celebrazioni per il suo successore.
Gli esperti di Gemway hanno seguito il congresso con attenzione è possono aggiungere un altro tassello al puzzle del potere di Jinping: “Xi Jinping ha ottenuto uno Status centrale come Dirigente del popolo – scrivono in un recente documento – una designazione appartenuta finora solo a Mao Zedong. Inoltre, il risultato del rimpasto del Comitato permanente del Politburo (composto di 7 membri) è una sorpresa. Da un lato, Li Zhanshu e Hang Zheng si sono ritirati, mentre Li Keqiang (l’attuale primo ministro) e Wang Yang, due membri percepiti come moderati e favorevoli alle riforme economiche pragmatiche, sono stati spinti verso l’uscita senza aver raggiunto il limite di età. I 4 nuovi membri sono considerati molto vicini a Xi Jinping, il che potrebbe portarli a privilegiare la loro lealtà al presidente invece degli interessi del paese. La cacciata al Congresso di Hu Jintao, l’ex presidente cinese, non invia un messaggio rassicurante”. Nonostante la concentrazione di potere nelle mani di Xi sia stata accolta male dal mercato e crei un incremento del premio di rischio sugli attivi cinesi a medio e lungo termine, per gli analisti di Gemway la composizione della direzione del Politburo appare favorevole all’economia di mercato.
Le sfide per la Cina di Xi Jinping
Dopo le celebrazioni rimane il lavoro da fare, che non è poco. Il Covid, ancora un problema grande per la Cina, le dispute commerciali con gli Stati Uniti, i problemi del mercato immobiliare e la scellerata idea di sostenere Putin – ora con molta meno convinzione – hanno ridotto il Pil cinese. Secondo il Fondo monetario internazionale la crescita cinese quest’anno si fermerà al 3,2%, la metà dei livelli pre-pandemici. Per un paese con un miliardo e mezzo di abitanti, dichiaratamente impegnato sulla strada della “prosperità comune”, sono tassi di crescita insufficienti al raggiungimento dell’obiettivo.
Per gli analisti di Gemway il contesto rimane difficile, ancora caratterizzato da misure sanitarie contro il Covid e con la crisi del settore immobiliare ancora in corso. Tuttavia la crescita ha mostrato segnali di ripresa nel secondo trimestre (+0,4% rispetto al precedente). Contributi positivi arrivano da esportazioni nette e investimenti mentre continuano a rimanere deboli i consumi e le vendite al dettaglio. Quest’anno il Pil si fermerà ben al di sotto dell’obiettivo ufficiale del governo (5,5%) ma per gli esperti del gestore specializzato sulla Cina si tratta di un minimo. “Nei prossimi mesi – scrivono – l’economia potrebbe beneficiare di misure di sostegno mirate nel settore immobiliare al fine di evitare rischi sistemici e di un rallentamento delle politiche zero-Covid, che secondo noi pesano tra il 4 e il 5% della crescita complessiva”. Secondo questa ipotesi la crescita 2023 dovrebbe tornare al 5%.
I rischi a livello internazionale
Tra sostegno a Putin e minacce di attacco a Taiwan la Cina ha visto crescere il suo isolamento a livello globale. Può darsi che la stretta di mano tra Xi Jinping e Vladimir Putin in occasione dei Giochi olimpici di Pechino sia stata riconosciuta come un grave errore dal presidente cinese (senza necessità di comunicarlo all’esterno), tuttavia la sua postura nei confronti dei temi geopolitici rimane rigida e preoccupante. Per lui la questione di Taiwan è una “questione interna” e anche se la prospettiva di Pechino è “una riunificazione pacifica”, se sarà necessario “useremo la forza”.
Per Michel Audeban, amministratore delegato di Gemway, rimane improbabile che la Cina attacchi Taiwan nel corso del mandato appena iniziato di Xi Jinping. Tuttavia le dichiarazioni da parte cinese aumentano le difficoltà della Cina sui mercati internazionali. Il 7 ottobre scorso il Dipartimento del commercio Usa ha annunciato nuove misure di limitazione dell’esportazione di tecnologie avanzate in Cina. Secondo gli analisti di Gemway “se applicate nella loro interezza questi vincoli potrebbero mettere in ginocchio il settore dei semiconduttori cinesi e rallentare il progresso tecnologico non solo dell’esercito cinese ma dell’intera industria del paese”.