La chiusura del ventesimo Congresso del Partito comunista cinese è stata accolta dai mercati finanziari con forti ribassi sulle Borse del gigante asiatico, onshore e offshore. La mancanza di indicazioni su interventi a sostegno dell’economia del paese e sull’allentamento delle restrittive politiche anti-Covid sono le due principali ragioni addotte per spiegare le vendite. Gli investitori, in altre parole, si aspettavano ciò che non poteva arrivare e sono rimasti prevedibilmente delusi. Larry Hu, responsabile economista per la Cina di Macquarie, ospite in collegamento remoto dell’evento dedicato alla Cina organizzato da Gemway Assets a Milano, se lo aspettava e ha sottolineato come sia normale che dal consesso politico non arrivino indicazioni troppo precise. Dove trovare allora i segnali per capire dove sta andando la Cina?
Cina: nove mesi di transizione
Per Hu i prossimi nove mesi saranno di transizione per la Cina e proseguiranno un cambiamento già in corso. Allentamenti delle politiche anti-Covid e interventi del governo a sostegno dell’economia sono infatti già iniziati. In entrambi i casi, tuttavia, si tratterà di un percorso e non di una modifica radicale e improvvisa. La Cina è un elefante che si muove lentamente, proseguirà con molta prudenza nel sollevare i provvedimenti più restrittivi contro l’epidemia. Sotto questo aspetto il test del Capodanno cinese, il prossimo 22 gennaio, sarà probante. Secondo Hu dopo la festività si registreranno ulteriori allentamenti. Da tenere inoltre presente che i governanti cinesi non vogliono rischiare di arrivare ai Giochi asiatici del prossimo settembre con una situazione di emergenza.
Anche per quanto riguarda l’andamento dell’economia gli investitori non devono aspettarsi accelerazioni radicali. Lo scenario per il 2023 rimane incerto con il freno ancora forte imposto dalla situazione nel mercato immobiliare. Su questo aspetto si registrano i primi segnali di miglioramento con l’incremento delle vendite di terreni edificabili nelle maggiori cento città della nazione. Tuttavia le costruzioni di nuovi palazzi sono ancora inserite in un trend discendente. L’economia interna pertanto, rimarrà poco brillante anche nel 2023 mentre il deprezzamento dello yuan (-13% contro il dollaro dai inizio anno) ha favorito le esportazioni con un attivo di bilancia commerciale che si appresta a raggiungere i 1.000 miliardi di dollari nel corso di quest’anno.
Il posizionamento sul mercato di Gemway Assets
Gemway Assets ha tratto una serie di implicazioni per il 2023 dallo scenario disegnato da Larry Hu. La prima è che l’anno inizierà con un effetto base sfavorevole a causa della “soppressione” economica causata dalla politica zero-Covid nel 2022. La seconda è l’attesa di una domanda che rimarrà debole. Tra i fattori positivi l’inflazione contenuta, che non riguarda solo la Cina ma in generale i Paesi emergenti, e una crescita del Pil che sebbene più debole di quanto avvenuto nei decenni passati dovrebbe vedere aumentare il differenziale favorevole verso Europa e US (destinate alla recessione).
Per Michel Audeban, amministratore delegato di Gemway Assets “il peggio è dietro le spalle ed è stato scontato dal mercato, il che ci rende moderatamente ottimisti”. Se si prende l’indice Hang Seng della Borsa di Hong Kong, effettivamente le parole di Audeban suonano veritiere e l’ottimismo si lega alle valutazioni convenienti delle azioni quotate. In particolare, ha sottolineato Elena Kosheleva fund manager di Gemway, il trailing p/e dell’indice Hang Seng è ai livelli minimi dal 1998 e la proporzione di short è invece sui massimi storici. Nell’allocazione delle risorse, il fondo GemChina mostra una decisa sovraesposizione ai settori industriale e consumi durevoli rispetto al benchmark. Meno netta la preferenza per energetici e altri finanziari. Sottoesposizione forte invece per il mondo delle banche e per i materiali di base.