Titoli di Stato: il rifugio degli investitori in tempi di tempesta finanziaria
Questa settimana, i rendimenti dei titoli di Stato decennali negli Stati Uniti sono scesi al di sotto del 4%, segnando un importante traguardo dal 2024. Gli investitori si stanno rifugiando nei Treasury alla luce della guerra commerciale e del timore di una possibile recessione negli USA. Questa situazione ha spinto gli investitori ad abbandonare asset più rischiosi, come le azioni, per cercare sicurezza nei titoli di Stato. L’imposizione dei dazi potrebbe portare ad un aumento dell’inflazione e a una politica monetaria più restrittiva dalla Federal Reserve, il che potrebbe impattare negativamente sui prezzi dei titoli di Stato.
I trader obbligazionari sono in allerta, cercando di capire se sarà la Fed o il presidente Trump a prendere provvedimenti. La paura degli investitori è palpabile, con ogni asta del Tesoro che potrebbe diventare un’incognita. Anche il dollaro statunitense è sotto pressione, con la recessione imminente che allontana gli investitori dalla valuta. Questo potrebbe rendere meno attraente l’investimento nei Treasury per gli operatori esteri.
Alternative ai Treasury: l’interesse per i Bund tedeschi e i titoli di Stato giapponesi
Il mercato obbligazionario offre attualmente alternative interessanti ai Treasury USA, come i Bund tedeschi con un rendimento del 2,62% e i titoli di Stato giapponesi con un rendimento dell’1,27%. Se la Fed dovesse ridurre i tassi di interesse per contrastare la recessione, la differenza di rendimento potrebbe ridursi. La Germania prevede di emettere nuovi titoli di Stato per finanziare la difesa e le infrastrutture, mentre il Giappone potrebbe alzare i tassi dopo anni di rendimenti bassi.
Secondo gli esperti, investire nei Bund e nei titoli di Stato giapponesi potrebbe diventare più allettante, considerando l’attuale situazione economica. Pertanto, continuare a puntare esclusivamente sui Treasury USA potrebbe non essere la scelta più saggia, data l’incertezza legata all’economia americana e alla vulnerabilità del dollaro.
