La prospettiva della pensione a 64 anni in Italia
La possibilità di andare in pensione a 64 anni potrebbe diventare una realtà per un numero maggiore di italiani grazie al governo Meloni. Il sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon, ha proposto di abbassare l’età pensionabile, consentendo l’uscita anticipata non solo per i “contributivi puri”, ma anche per coloro che fanno parte del sistema misto. Questo ambizioso piano ha l’obiettivo di stabilire i 64 anni come nuova “età ideale” per la pensione, evitando così l’aumento dell’età pensionabile previsto per il 2027. Ma chi potrà effettivamente andare in pensione a 64 anni? Quali sono i requisiti necessari e quali sono i cambiamenti previsti per il futuro?
Chi può attualmente accedere alla pensione a 64 anni
Attualmente, solo una piccola categoria di lavoratori, i “contributivi puri”, può accedere alla pensione a 64 anni. Questi sono coloro che hanno iniziato a versare i contributi dopo il 1° gennaio 1996 e rientrano completamente nel sistema contributivo. Per ottenere la pensione anticipata, devono soddisfare i seguenti requisiti:
- Età di almeno 64 anni
- Almeno 20 anni di contributi effettivi
- Un assegno previdenziale pari a almeno 3 volte l’assegno sociale
Il piano del governo per estendere la pensione anticipata
Il governo intende rendere i 64 anni l’età standard per tutti i lavoratori, inclusi quelli del sistema misto. Questo ampliamento richiederà risorse significative, ma il Ministero dell’Economia sta valutando come supportare questa iniziativa. Inoltre, si prevede di potenziare la previdenza complementare, consentendo di trasformare il Tfr in una rendita da aggiungere alla pensione. L’obiettivo è di garantire l’uscita a 64 anni con almeno 25 anni di contributi e rendere accessibile questa opzione anche a chi ha avuto carriere discontinui.
Cosa cambierà nella previdenza futura secondo esperti e sindacati
Le proposte del governo hanno suscitato critiche, in particolare da parte della Cgil, che ritiene l’uscita a 64 anni troppo restrittiva per molti lavoratori. I sindacati chiedono interventi più equi che tengano conto delle disuguaglianze salariali e contributive. È importante garantire flessibilità senza penalizzare le nuove generazioni e trovare un equilibrio sostenibile per il sistema previdenziale.