La ristrutturazione di case disabitate e l’accesso ai bonus fiscali
Investire nella ristrutturazione di case disabitate può sembrare vantaggioso, ma ottenere i bonus fiscali richiede una pianificazione attenta e una conoscenza dettagliata delle regole. In un contesto in cui i margini di profitto dipendono anche dagli incentivi fiscali, la mancanza di chiarezza normativa può trasformare un’operazione redditizia in un percorso complicato. Le case non agibili, gli immobili collabenti o quelli inutilizzati da anni presentano sfide nell’applicazione della detrazione maggiorata del 50% prevista per il 2025.
Ma cosa succede se la dimora abituale viene trasferita solo dopo l’inizio dei lavori? E quali sono le strategie possibili in caso di interruzione del cantiere? In quali casi è possibile richiedere il bonus ristrutturazione al 50%?
Case disabitate, ristrutturazione e Bonus al 50%
Per ottenere il bonus del 50% per la ristrutturazione, il contribuente deve dimostrare che l’immobile è destinato ad abitazione principale, preferibilmente prima dell’inizio dei lavori. Questo requisito diventa complicato nel caso delle case disabitate, in cui l’immobile non è abitabile a causa delle condizioni strutturali. In questi casi, il contribuente ha due opzioni: richiedere la detrazione maggiorata del 50% sperando in un’interpretazione favorevole e assumendosi un possibile rischio fiscale, oppure optare per la detrazione standard del 36% e presentare una dichiarazione integrativa una volta stabilita la dimora, per recuperare il differenziale del 14%.
Cosa succede se il cantiere si ferma?
Le case disabitate sono spesso soggette a lavori lunghi e ritardi, con il rischio di perdere il bonus del 50% e di esporsi a controlli fiscali. I fermi cantiere dovuti a inadempienze contrattuali o sospensioni tecniche rimangono frequenti, portando a un’attività inattiva che impedisce di dimostrare l’uso abitativo dell’immobile.
Quando il Bonus fiscale può essere richiesto
Il caso più complesso riguarda le case disabitate in stato collabente, in cui la normativa non consente di trasferire la dimora prima dell’inizio dei lavori, rendendo il diritto al bonus al 50% posticipabile solo a intervento ultimato. Lo stesso accade per ristrutturazioni invasive, in cui è tecnicamente impossibile abitare l’immobile durante i lavori.
Le spese sostenute non possono beneficiare del bonus del 50% finché il requisito della dimora non risulta formalmente acquisito, rendendo necessaria una pianificazione accurata per valutare se sia opportuno attendere, oppure applicare il regime ordinario e recuperare l’aliquota maggiorata successivamente.