Lo yen sarà la valuta principale che gli investitori dovrebbero prendere in considerazione, quando la Bank of Japan deciderà di modificare la sua politica monetaria. L’affermazione arriva da Omar Slim, gestore di fondi presso PineBrifge Investments, che negli ultimi cinque anni ha sovraperformato il 92% dei peer. Secondo Slim, le autorità monetarie nipponiche sembrano difendere lo yen intorno a 145 per dollaro e l’obiettivo a questo punto è di arrivare a un livello di 120-130.
L’USD/JPY era salito fino a 152 dollari, massimo dal 1990, per effetto della divergenza della politica monetaria di Stati Uniti e Giappone. La Federal Reserve, infatti, quest’anno ha alzato sistematicamente i tassi d’interesse a partire da marzo, mentre la BoJ è l’unica tra le Banche centrali a mantenere i tassi negativi. Tra settembre e ottobre il Governo giapponese ha effettuato per la prima volta dal 1998 due interventi direttamente sul mercato dei cambi per cercare di rafforzare uno yen in caduta libera. Da ottobre la divisa del Sol Levante ha recuperato terreno e ora viaggia sotto 136 per dollaro, aiutata anche dalle prospettive che la Fed allenti la pressione sul costo del denaro, grazie ai dati più confortanti sull’inflazione americana.
Yen: ecco come cambierà la politica monetaria della BoJ
Da diverso tempo vi sono forti pressioni affinché la BoJ inverta la sua politica monetaria ultra-espansiva, considerata ormai anacronistica con la deflazione che in Giappone non è una minaccia come lo è stata in passato. Il Governatore Haruhiko Kuroda però è rimasto tenacemente fermo sulle sue posizioni, preoccupato maggiormente di una recessione generata soprattutto dalla crisi energetica piuttosto che da un carovita che nel Paese non è rilevante come invece avviene altrove.
L’ultima colomba tra le Banche centrali ora però starebbe per capitolare. Slim prevede che l’effetto sarà talmente dirompente da coinvolgere diverse tipologie di assets, dove lo yen emergerà ponendo fine al big short del 2022. Il gestore di fondi con sede a Singapore ritiene che la BoJ aggiusterà la politica monetaria attraverso una serie di misure. Intanto, varierà l’importo che spende nell’acquisto di titoli del debito pubblico e dei fondi negoziati in Borsa per stimolare l’economia. In secondo luogo, non metterà limiti ai rendimenti di riferimento. In tutto ciò i responsabili politici dovranno gestire il processo “senza causare molti danni ai piani pensionistici, ai bilanci delle banche, ai bilanci assicurativi e così via”, ha sottolineato Slim.
Nella giornata di ieri è accaduto un evento che potrebbe avere effetti in futuro, ossia è stato rilasciato un rapporto da parte dei funzionari della BoJ che valutava la possibilità di una revisione della politica monetaria nel 2023. In passato questo è stato un precursore di cambiamenti importanti. Chissà che questa volta non accada la medesima cosa.