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Wall Street: investitori al dettaglio in fuga da azioni, ecco perché

2025/02/18 2

Negli ultimi giorni la presenza degli investitori al dettaglio a Wall Street è scemata in maniera sensibile e questo può essere un segnale preoccupante. In base ai dati forniti da Morgan Stanley, solo poco più del 7% del volume degli scambi nel Russell 3000 è attribuibile agli operatori retail. Questo raffigura un cambiamento notevole rispetto agli ultimi 2 anni, dove il contributo dei piccoli investitori è stato fondamentale per i rialzi dei mercati azionari. In particolare durante la pandemia, quando le persone erano costrette a rimanere chiuse in casa, in molti si sono cimentati nel trading, sostenendo in questo modo gli indici borsistici che dovevano rialzarsi dalla mazzata terrificante derivante dallo shock della primavera 2020.

Anche lo scorso anno i trader delle popolari piattaforme come Robinhood e TD Ameritrade sono stati particolarmente attivi. Ogni volta che l’indice S&P aveva delle flessioni, i piccoli investitori al dettaglio lo aiutavano a riportarsi su. Il rapporto di Morgan Stanley rileva che alla fine del 2021 l’11% del volume scambiato nell’indice Russel 3.000 proveniva dai retail, ben al di sopra della media dell’8% registrata a partire dal 2016. Tutto ciò nonostante già negli ultimi mesi dello scorso anno si fosse determinata una svolta da falco nella politica monetaria della Federal Reserve, con le prospettive di molteplici rialzi dei tassi che stavano prendendo corpo.

 

Wall Street: ecco perché vi è la fuga degli investitori al dettaglio

Cosa sta determinando l’allontanamento degli investitori al dettaglio da Wall Street? Una serie di fattori messi insieme ha sicuramente contribuito a un sentiment maggiormente negativo negli ultimi tempi. Sembra quasi pleonastico aggiungere che la guerra Russia-Ucraina sia stata determinante, perché il calo dei volumi si è visto soprattutto da quando è scoppiato il conflitto.

Da sola però non basta a spiegare la fuga dalle azioni dei piccoli investitori. L’inflazione che cresce a un ritmo che non si vede dai tempi degli shock petroliferi è un grande motivo di preoccupazione, perché mette seriamente a repentaglio i consumi ma anche i risparmi. Questo potrebbe portare al Fed ad aumentare i tassi d’interesse in maniera più aggressiva di quanto farebbe in una situazione di maggiore normalità.

Keith Lerner, Co-Chief Investment Officer di Truist, ha affermato che quando i prezzi in Borsa calano per qualsivoglia ragione, gli investitori al dettaglio si spaventano e tendono ad allontanarsi dal mercato. Questo, a suo giudizio, potrebbe star succedendo in questo periodo, dove le tensioni sono in realtà molto alte.

Occorre dire tuttavia che, secondo un’analisi di Jefferies, oltre 20 miliardi di dollari quest’anno sono confluiti nei fondi negoziati in Borsa e ciò contiene una quota di denaro investita nell’ottica di buy and hold. Ciò significa che i segnali sono diversi rispetto a quanto mostra la domanda al dettaglio per le azioni singole.

 

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