I grandi gestori patrimoniali si trovano di fronte al problema dei limiti fiscali imposti dall’Internal Revenue Service (IRS) dopo il rally dei grandi titoli tecnologici a Wall Street. Secondo le regole dell’istituto statale, qualsiasi società di investimento regolamentata non può detenere più del 50% delle grandi partecipazioni cumulate. Per grandi partecipazioni si intendono quelle che superano il 5% del portafoglio gestito. Diversi asset manager hanno scavalcato tale soglia. Secondo i dati forniti da Morningstar, ad esempio, il fondo Blue Chip Growth di Fidelity da 67 miliardi di dollari, aveva oltre il 52% in grandi posizioni alla fine di settembre. Queste includevano Nvidia, Apple, Amazon, Alphabet e Meta Platforms. Anche l’ETF Long-Term US Equity di BlackRock ha raggiunto il 52% a partire dalla scorsa settimana.
Il punto è che i rialzi di Wall Street sono stati guidati prevalentemente dalle mega cap quest’anno. Basti pensare che solo cinque grandi aziende, quelle citate sopra, hanno contribuito per circa il 46% dei guadagni dell’indice S&P 500. “È una situazione molto difficile per i gestori attivi”, ha detto Jim Tierney, chief investment officer per la crescita concentrata negli Stati Uniti di AllianceBernstein. “Normalmente avere una posizione al 6 o 7% del proprio portafoglio è il massimo che la maggior parte dei gestori vorrebbe per un’azienda in cui si ha una vera convinzione. Il fatto che ora sarebbe un peso neutro o addirittura sottopeso, è una situazione senza precedenti”.
Wall Street: cosa succede se viene sforato il limite IRS
La violazione delle regole IRS è un fatto molto poco gradito da parte delle società di investimento. Non c’è al riguardo una sanzione, ma non è più concesso di aumentare le grandi partecipazioni e bisogna ribilanciare il portafoglio per ricevere nuovi afflussi. Questa operazione è stata fatta ad esempio dal Blue Chip Growth Fund di T Rowe Price, che per sei degli ultimi nove mesi ha oltrepassato la soglia del 50% e alla fine di ogni trimestre ha sistematicamente riequilibrato il portafoglio per rientrare nelle regole IRS. Per effettuare i ribilanciamenti, i gestori hanno un periodo di grazia dopo la fine di ogni trimestre. Alcuni fondi come Ark Innovation si stanno avvicinando al limite del 50% e per essi diventerebbe problematico in questo momento aggiungere denaro alle loro grandi partecipazioni.
C’è anche la possibilità di travalicare i limiti imposti dall’IRS, registrandosi presso la Securities and Exchange Commission come fondo “non diversificato”. Questo però comporterebbe la perdita dei vantaggi fiscali di società regolamentata. Il rischio in tutto questo è che i gestori si trovino a vendere molte azioni, sottolinea Stephen D D Hamilton, partner dello studio legale Faegre Drinker che si concentra su questioni fiscali, il che “non è l’ideale”, in quanto “la necessità di rimescolare le partecipazioni potrebbe trascinare la performance del fondo e innescare le tasse sulle plusvalenze”.
Quindi cosa fare? Un portavoce di T. Rowe ha affermato che “in un ambiente in cui il benchmark è così concentrato, è utile avere una piattaforma di ricerca globale delle dimensioni della nostra, che ci consente di trovare idee interessanti al di fuori del Magnifici 7 che possano aggiungere alfa ai nostri portafogli”. Secondo un portavoce di Fidelity, il gestore patrimoniale “agisce sempre nel migliore interesse dei suoi azionisti e, così facendo, monitora regolarmente la diversificazione dei fondi come parte delle pratiche di conformità”.