Le valute asiatiche sono al centro dell’attenzione nei mercati dei cambi, in particolare la rupia indiana e quella indonesiana. La prima viaggia nei paraggi del minimo storico a oltre 84 rupie per dollaro USA. La Reserve Bank of India ha difeso quota 84 per circa due mesi, mettendo in campo una potenza di fuoco di 700 miliardi di dollari dalle riserve estere. Questo ha fatto sì che l’attacco degli speculatori non facesse breccia e la rupia è diventata a un certo punto una delle valute più stabili tra i Paesi emergenti. Adesso sembra che le autorità monetarie stiano consentendo alla divisa nazionale di svalutarsi. Le motivazioni attengono ai “prezzi record dell’oro, a un dollaro più forte e a una maggiore avversione al rischio”, secondo gli strategist di Barclays. Per questo la banca londinese prevede che il cambio USD/INR salirà fino a 84,40.
Upasna Bhardwaj, capo economista di Kotak a Mumbai individua nei rischi geopolitici e nel ritmo più lento dell’allentamento monetario degli Stati Uniti i fattori che peseranno sulla rupia indiana nel breve periodo. Tutto ciò porterà a “deflussi di investitori esteri dall’India che si sposteranno in Cina puntando sulla sua ripresa”. L’esperto riporta che questo mese ci sono stati trasferimenti da parte dei fondi globali di 9,1 miliardi di dollari dalle azioni indiane a quelle cinesi. Inoltre, le obbligazioni indiane che dalla loro inclusione negli indici obbligazionari globali a giugno hanno attirato circa 2 miliardi di afflussi mensili, da due settimane hanno registrato deflussi.
La rupia rimarrà sotto pressione per via dell’aumento dei rendimenti statunitensi in vista delle elezioni presidenziali e del possibile rallentamento dei flussi di debito, a giudizio di Garima Kapoor, economista di Elara Securities, che ha corretto le stime sulla valuta a 83,5 per l’anno fiscale 2025, rispetto a 82,8 per dollaro della precedente previsione. “La rupia si sta gradualmente spostando in una zona in cui i rischi stanno diventando più evidenti rispetto a uno o due trimestri fa”, ha scritto in una nota.
Valute asiatiche: la Banca centrale sostiene la rupia indonesiana
Se la Banca centrale indiana sta lasciando svalutare la propria moneta, quella indonesiana viceversa è intervenuta sui mercati valutari per sostenere la rupia nazionale. La conferma è arrivata da un messaggio di Edi Susianto, direttore esecutivo per la gestione monetaria di Bank Indonesia. Si tratta del secondo intervento nell’arco di due settimane dopo che la rupia indonesiana è precipitata fino allo 0,5% a 15.568 per dollaro.
Alla base delle motivazioni dell’azione, le preoccupazioni che alle elezioni statunitensi possa trionfare Donald Trump – il che porterebbe a un rafforzamento del dollaro USA – e di un ritmo più contenuto dell’allentamento della Federal Reserve. “L’indebolimento della rupia è innescato dalle recenti dichiarazioni meno accomodanti dei funzionari della Fed e dall’incertezza che circonda le elezioni statunitensi”, ha detto Susianto. Tuttavia, “i movimenti della valuta sono ancora gestibili, con gli esportatori che forniscono dollari al mercato”, ha aggiunto.
Le ultime operazioni dell’autorità monetaria indonesiana sono in contrasto con le dichiarazioni rilasciate appena una settimana fa dal governatore Perry Warjiyo in merito a un ulteriore allentamento monetario con tagli dei tassi di interesse. Al momento, però, sembra che l’obiettivo principale della Banca centrale sia la stabilità della rupia.