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Valute: calo del dollaro USA spinge investitori verso mercati emergenti – BorsaNews24

2025/02/18 1

Il dollaro USA ha perso terreno recentemente sulle aspettative che la Federal Reserve rallenterà il ritmo del rialzo dei tassi d’interesse già a partire dalla riunione di questo mese. Dai massimi di settembre il Dollar Index ha perso circa l’8%, mentre nel mercato dei futures a novembre i trader sono passati a una posizione netta short nei confronti della moneta statunitense per la prima volta negli ultimi 16 mesi, sulla base dei dati forniti dalla Commodity Futures Trading Commission degli Stati Uniti. La caduta del biglietto verde ha dirottato denaro verso le valute dei mercati emergenti, che quest’anno si sono comportate meglio rispetto a quelle dei mercati sviluppati. Ad esempio, l’indice MSCI delle valute emergenti ha perso circa il 5% da inizio anno, mentre se si considerano le divise del G10 il calo rispetto al dollaro è quasi del doppio.

 

Valute emergenti: le ragioni per cui gli investitori stanno acquistando

Non è solo il cambiamento nella politica monetaria da parte della Fed che spinge gli investitori verso i mercati emergenti, ma sono da considerare almeno altre due ragioni. La prima si riferisce alle aspettative che la Cina metterà fine alla politica zero Covid che ha condizionato gran parte del 2022 con chiusure e blocchi delle attività. Negli ultimi giorni, a seguito delle proteste di piazza, le autorità cinesi hanno rimosso alcuni limiti per i viaggiatori, che non devono più dimostrare di essere negativi al Covid. Lo yuan cinese al riguardo mantiene un ottimo stato di forma, con una risalita del 5% contro il dollaro dalla fine di ottobre. La seconda motivazione fa riferimento agli alti rendimenti che alcune valute emergenti hanno in questo momento e che invogliano a investire. Ad esempio, il rendimento corretto per l’inflazione dei titoli di Stato a 10 anni del Brasile risulta poco più del 6%, mentre i Treasury Bond USA decennali rendono appena sopra l’1%.

 

Ecco cosa comprano gli investitori

Gli operatori di mercato, in questo momento, sembrano più decisi a investire nei mercati valutari emergenti. Amundi si sta concentrando su quelle divise ad alto rendimento come il real brasiliano, il sol peruviano e la rupia indiana. Secondo Jack McIntyre, gestore di portafoglio di Brandywine Global, l’abbandono delle austerità cinesi potrebbe favorire le valute asiatiche. “Non possono tornare alla loro pura politica restrittiva zero Covid”, ha affermato. McIntyre ha quindi aumentato il peso del bath thailandese, salito dell’8% nel mese di novembre, e del ringgit malese, apprezzatosi del 6% nello stesso periodo.

Anche Carlos Fernandez-Aller, Head of Global FX and EM Macro Trading di Bank of America, ritiene che un’eventuale riapertura della Cina possa rafforzare alcune valute come il bath thailandese, per effetto di un aumento del turismo nella nazione. Per gli analisti di Société Générale, un allentamento delle restrizioni Covid dalla Cina potrebbe sostenere il rand sudafricano, con un rendimento del 18%.

Di opinione contraria risulta essere Aaron Hurd, senior portfolio manager delle valute di State Street Global Advisors. A suo avviso, il rallentamento dell’economia globale, scaturito dalla stretta sui tassi da parte delle Banche centrali di tutto il mondo, porterà gli investitori a rifugiarsi nel dollaro USA, limitando la capacità di salita della maggior parte delle valute dei mercati emergenti.

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