Le vendite di yen continuano senza sosta nel mercato delle valute, con l’USD/JPY che è arrivato a toccare quota 145, massimo dal 1998. A poco è servito l’intervento verbale da parte del Ministro delle Finanze giapponese Shunichi Suzuki, che ha espresso preoccupazione per l’andamento della moneta nazionale, annunciando misure necessarie se il deprezzamento dovesse continuare. A suo avviso, i movimenti dello yen dovrebbero riflettere i fondamentali economici della Nazione e per questo dovrebbero essere stabili. Le osservazioni di Suzuki arrivano dopo che il capo segretario di gabinetto, Hirozaku Matsuno, ha avvertito che le Autorità nipponiche potrebbero essere prossime a un intervento per stabilizzare la valuta.
Yen: perché i trader non credono agli annunci del Governo
Gli investitori non prestano però molta attenzione in questo periodo agli annunci del Governo giapponese, alla luce del fatto che la Bank of Japan persegue la sua politica monetaria estremamente espansiva per tenere i costi di finanziamento dei titoli di Stato a 10 anni al di sotto dello 0,25%. Tutto ciò sta creando un enorme divario rispetto agli equivalenti T-Note USA, che rendono il 3,3% e quindi determinano lo spostamento di flussi di denaro verso gli assets denominati in dollari mettendo in fuga gli investitori da quelli espressi in yen.
A rincarare la dose la quasi certezza che ormai la Federal Reserve non arretrerà di un passo in merito alla sua strategia di rialzi dei tassi d’interesse, almeno fino a quando l’inflazione non costituirà più un pericolo per l’economia. Lo ha affermato a chiare lettere il Governatore Jerome Powell durante il simposio di Jackson Hole il 26 agosto, ma lo hanno ribadito alcuni funzionari della Banca Centrale negli ultimi giorni. Thomas Barkin, Presidente della Fed di Richmond, ad esempio, ha detto martedì scorso che il costo del denaro dovrà essere elevato a un livello che limiti l’attività economica finché non vi sarà la convinzione che l’inflazione dilagante si stia attenuando.
I dati macroeconomici che giungono negli Stati Uniti non contribuiscono a far desistere la Fed dall’intento di rimanere aggressiva sulla sua politica monetaria, dal momento che esprimono una certa forza dell’economia e quindi lasciano campo libero alla Banca Centrale di agire in tale direzione.
USD/JPY: per JP Morgan potrebbe arrivare anche a 150
Anche gli analisti sono molto scettici in merito alle dichiarazioni verbali degli esponenti governativi del Sol Levante a sostegno dello yen. Tali affermazioni vengono reputate di effetto limitato e alla fine non servirebbero a impedire allo yen di essere dirottato verso il basso.
Kenta Tadaide, stratega senior delle valute di Daiwa Securities, ha affermato che questi ultimi annunci sono addirittura più deboli di quelli effettuati a giugno da parte della BoJ, del Ministero delle Finanze e dell’Agenzia per i servizi finanziari, i quali avevano manifestando grande preoccupazione per il forte apprezzamento dell’USD/JPY. L’esperto ritiene che i commenti di oggi non convinceranno i mercati che l’azione annunciata sarà messa davvero in pratica, ma anzi hanno alimentato la convinzione dei trader che difficilmente avverrà un intervento da parte del Governo.
Alcuni analisti nei giorni scorsi prefiguravano un aumento delle quotazioni del “Ninja” fino a 147, massimo dal 1990. Ma secondo Benjamin Shatil di JP Morgan, “se la retorica intorno alla valuta nipponica rimane invariata, non sarebbe impossibile un movimento dell’USD/JPY verso 150”.