Lo yen giapponese continua a essere venduto nel mercato delle valute, con l’USD/JPY che ha superato quota 142, livello più alto degli ultimi 24 anni. Il sell-off è partito quando la Reserve Bank of Australia ha annunciato un aumento dei tassi d’interesse di mezzo punto percentuale. La decisione della RBA ha messo ancora di più la valuta nipponica in una condizione di disagio rispetto alle altre divise, rimarcando una divergenza sostenuta tra la politica monetaria della Bank of Japan e quella delle altre principali Banche centrali. L’istituto guidato da Haruhiko Kuroda si ostina a mantenere un accomodamento monetario che, in un contesto altamente inflazionistico a livello globale, sembra un’anomalia. Tuttavia, vi è da osservare che la crescita dei prezzi in Giappone non può essere paragonata con quella che sta avvenendo in altre parti del mondo.
Fatto sta che i fondi d’investimento con leva finanziaria hanno ripreso a martellare lo yen, soprattutto da quando il governatore della Federal Reserve, Jerome Powell, è intervenuto a Jackson Hole. Il numero uno della FED ha smentito quanti speravano in una moderazione della Banca centrale americana in merito all’aumento dei tassi d’interesse per combattere l’inflazione, giustificato dal pericolo che l’economia a stelle e strisce potesse finire in recessione. Quando il numero uno della FED ha confermato la politica aggressiva sui tassi i fondi sono tornati a puntare sul declino della valuta nipponica dopo la tregua di agosto e l’USD/JPY ha ripreso a salire.
USD/JPY: per gli analisti arriverà almeno a 147
Uno yen in caduta libera preoccupa il governo giapponese, con il ministro delle Finanze Shunichi Suzuki che ha oggi definito l’andamento della propria moneta indesiderabile. Per questo, ha affermato il ministro, vi è “un grande senso di urgenza”. Il mercato tuttavia non è convinto del fatto che le autorità giapponesi possano intervenire con misure imponenti che vadano oltre le sole dichiarazioni verbali. E gli analisti ritengono che i ribassi dello yen potrebbero non essere ancora terminati.
Benjamin Shatil di JP Morgan non esclude un’estensione dell’USD/JPY verso 147, massimo raggiunto nel 1998. Soprattutto ora che il mercato ha realizzato che area 140 non è così fragile, ha aggiunto. Nei giorni scorsi altri analisti avevano osservato l’esistenza di pochi ostacoli tecnici che impediscono all’USD/JPY di oltrepassare anche quota 147.
Joey Chew, senior Asia FX strategist di HSBC, fa notare come vi sia una correlazione stretta tra l’aumento della volatilità espressa dall’indice VIX e la diminuzione di valore dello yen. Una cosa questa inconsueta se si guarda alla storia della valuta del Sol Levante, considerata da sempre bene rifugio per eccellenza nei momenti di grande turbolenza dei mercati. Chew ritiene che il fenomeno potrebbe anche essere temporaneo, dal momento che il mercato ha per lo più scontato tassi terminali più elevati da parte delle Banche centrali.