Il cambio USD/JPY è arrivato oggi nelle vicinanze di 152, un livello che non veniva raggiunto da ottobre dello scorso anno quando il governo giapponese attuò il secondo intervento diretto sui mercati valutari nel tentativo di rafforzare lo yen in caduta libera. I guadagni del dollaro sono stati smorzati dall’abbassamento delle prospettive sul debito degli Stati Uniti. Venerdì l’agenzia di rating Moody’s ha confermato il rating degli USA ad Aaa ma ha tagliato loutlook a negativo da stabile.
Tuttavia, i dati arrivati in nottata dal Giappone non hanno aiutato lo yen. L’indice dei prezzi dei beni aziendali è cresciuto meno del previsto e si è collocato al di sotto dell’1% per la prima volta in due anni e mezzo. Questo è un segnale che l’obiettivo di inflazione stabile perseguito dalla Bank of Japan è ancora lontano. Bisogna ricordare che la BoJ persegue una politica opposta rispetto a quella di altre Banche centrali in quanto vuole evitare che il Giappone rischi una nuova deflazione. Di conseguenza è lecito aspettarsi che l’autorità monetaria continui con la politica accomodante ancora per un certo periodo, mettendo così ancora di più sotto pressione lo yen.
USD/JPY: occhio ai dati sull’inflazione USA
Questa settimana sarà cruciale per definire il percorso dell’USD/JPY nel prossimo futuro. Domani il Bureau of Labor Statistics USA rilascerà i dati sull’indice dei prezzi al consumo statunitensi. L’aspettativa degli analisti è di un rallentamento dal 3,7% al 3,3% su base annua nel mese di ottobre. Questo però non basta a portare la Federal Reserve su posizioni più accomodanti. La scorsa settimana il governatore Jerome Powell ha lasciato intendere che la battaglia nei confronti del carovita non è ancora finita e che ulteriori strette saranno possibili. Le dichiarazioni di Powell hanno fatto venire la speranza degli investitori di una maggiore attenzione della Fed allo stato di salute dell’economia americana nell’attuazione della sua politica monetaria. Il dollaro USA quindi potrebbe avere ancora spazio per correre, ma soprattutto misurarsi con uno yen debole.
Altri segnali importanti potrebbero arrivare questa settimana da alcuni funzionari della Fed. “Anche se dovessimo assistere a un dato sui prezzi al consumo più debole, è probabile che la Fed continui a respingere la possibilità di tagli dei tassi poiché non è nel suo interesse nemmeno pensarlo, figuriamoci menzionarlo mentre l’inflazione rimane al di sopra dell’obiettivo” ha affermato Matt Simpson, analista di mercato senior di City Index.
A giudizio di Tony Sycamore, analista di mercato di IG, se ci dovesse essere “un numero caldo” nei dati economici statunitensi pubblicati questa settimana, il cross USD/JPY potrebbe spingersi a 152. “In alternativa, una continuazione del contesto di rischio più favorevole potrebbe invogliare gli acquirenti di carry trade ad aumentare le posizioni e testare la volonta della Banca del Giappone” di sostenere la propria moneta.