La data X si avvicina e una soluzione al tetto del debito USA (leggi qui) non è stata ancora trovata. Gli ultimi incontri tra il presidente degli Stati Uniti Joe Biden e i leader dei Repubblicani hanno aperto qualche spiraglio, ma le posizioni restano lontane. Tutto ormai ruota intorno ai tagli alla spesa pubblica, posto che le richieste al capo alla Casa Bianca di rinunciare agli incentivi green riguardo l’Inflation Reduction Act sembrano essere fuori discussione. Se Biden inizialmente aveva posto il veto anche sui tagli alle spese chiesti dai Repubblicani come condizione per votare l’innalzamento del debito USA, ora sembra che l’80enne della Pennsylvania sia più aperto a un compromesso.
I tempi però sono molto stretti e a peggiorare le cose vi è la decisione discutibile di chiudere il Senato negli Stati Uniti fino al 29 maggio. Vero che prima si dovrà votare alla Camera, ma arrivare al pronunciamento decisivo a soli tre giorni dal 1° giugno – indicato dal segretario al Tesoro Janet Yellen come il giorno in cui non ci saranno più soldi per finanziare le spese – potrebbe creare non poche tensioni e turbolenze nei mercati finanziari.
Tetto al debito USA: gli investimenti sicuri
Queste ultime due settimane saranno probabilmente molto movimentate, in cui i mercati si sposteranno in base al sentiment del momento. Qualsiasi notizia in una direzione o in un’altra probabilmente genererà una grande volatilità. Il problema degli investitori adesso è quello di proteggersi da queste turbolenze e, ancora meglio, da quelle che potrebbero sopraggiungere nell’eventualità che sfiderebbe la storia di mancato raggiungimento di un accordo sul tetto al debito USA. Probabilmente la scelta di asset difensivi sarebbe quella più indicata in questo momento.
Saira Malik, Chief Investment Officer dell’asset manager americano Nuveen, si aspetta che le obbligazioni a medio-lungo termine faranno meglio di quelle a breve termine, mentre le obbligazioni core sovraperformeranno i Treasury Bond a scadenza breve. Riguardo le azioni, l’esperta si posiziona su quelle più difensive, preferendo i titoli infrastrutturali globali poiché “sono meno ciclici e generalmente beneficiano di flussi di cassa durevoli, soprattutto in un contesto di volatilità dovuta a problemi specifici di Paesi e regioni”. Tra l’altro, le aziende infrastrutturali riescono a coprire il maggior costo di tassi d’interesse alti trasferendolo ai propri clienti.
Altri due asset difensivi da tenere in considerazione sono l’oro e il dollaro USA, secondo Meera Pandit, stratega del mercato globale di JP Morgan. L’oro ha rallentato la sua corsa nelle ultime due settimane, dopo essersi portato a 2.058 dollari l’oncia, ossia a pochi metri dal record storico di 2.082 dollari dell’agosto 2020. Il biglietto verde invece ha ripreso vigore, con un guadagno nel mese di maggio di oltre il 2% rispetto alle principali valute, dopo un lungo periodo di appannamento che l’aveva ricondotto a una perdita di oltre il 10% dai top del 2022. Pandit osserva come i due asset abbiano offerto protezione anche nel 2011, quando si era verificato uno stallo sul tetto al debito USA simile a quello di oggi. Anche Marc Chandler, capo stratega del mercato di Bannockburn Global Forex, punta sull’oro, ritenendolo il suo rifugio sicuro preferito se gli Stati Uniti andranno in default.