Il tanto atteso incontro di questa settimana tra il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden e i leader dei Democratici e Repubblicani sul tetto al debito USA si è concluso ancora una volta con un nulla di fatto. Tuttavia, ha lasciato aperto uno spiraglio che un compromesso possa trovarsi a breve, dopo la promessa di altri colloqui. Venerdì è previsto un nuovo vertice e si spera che si facciano finalmente passi avanti reali.
Sulla questione i mercati rimangono con il fiato sospeso, soprattutto dopo i reiterati avvertimenti lanciati dal segretario al Tesoro Janet Yellen sull’eventualità che gli Stati Uniti non sarebbero più in grado di supportare la spesa pubblica entro il 1° giugno se non si trovasse un accordo. In verità, il tetto al debito è stato già raggiunto lo scorso anno, ma il Tesoro è ricorso a misure straordinarie per finanziare le uscite. Ora però anche queste misure sono in fase di esaurimento e una soluzione dovrà attuarsi affinché si eviti il default.
Tetto al debito USA: ecco come proteggersi con gli investimenti
La domanda per un investitore è come difendersi da una situazione del genere nelle proprie scelte di portafoglio. Ci sono tre modus operandi al riguardo. Il primo consiste nel non far niente e attendere, soprattutto se si è un investitore di lungo periodo. La storia ha dimostrato che alla fine un’intesa si riesce sempre a trovare, anche nelle circostanze più ingarbugliate. Nel 2011 il rischio di default si fece estremamente concreto, ma al triplice fischio di chiusura arrivò il sospirato compromesso bipartisan per scongiurare il peggio. Chiaramente è da aspettarsi un saliscendi di azioni e obbligazioni che riflette gli umori della politica durante la concitata fase della trattativa, ma questo in un’ottica di lungo termine non deve preoccupare più di tanto.
Una seconda strada da seguire è quella di mantenere un’inclinazione difensiva nelle azioni. Prendendo a riferimento sempre il 2011, l’anno più problematico per il tetto al debito USA, i settori difensivi sono quelli andati meglio durante il periodo di stallo. Come riporta Adam Turnquist, capo stratega tecnico di LPL Financial, il più grande broker-dealer indipendente della nazione, da aprile a ottobre 2011 l’S&P 500 è sceso del 19,4% dal suo valore massimo al suo minimo. Nello stesso tempo le azioni delle utilities sono diminuite solo dello 0,9% e i titoli dei beni di prima necessità del 6,9%. Tutti gli altri comparti hanno rilevato performance catastrofiche, con i finanziari che hanno perso quasi un terzo di capitalizzazione.
La terza soluzione consiste nel puntare sui titoli di Stato USA a breve termine e sulla liquidità. Nell’ultimo periodo i Treasury a scadenza breve sono stati venduti proprio perché hanno scontato le turbolenze sulla questione del tetto al debito con l’avvicinarsi della deadline del 1° giugno. Di conseguenza, i rendimenti sono saliti. Questa potrebbe essere un’occasione ghiotta di comprare a prezzi molto bassi, per realizzare un ottimo guadagno nel momento in cui si dovesse raggiungere un accordo, come la storia dimostra. I fondi del mercato monetario potrebbero essere un’altra garanzia, dal momento che hanno una spiccata attitudine a resistere alle turbolenze. È vero che sono molto esposti ai titoli del Tesoro USA e alle obbligazioni commerciali investment grade, ma sono anche pieni di liquidità per mantenere un valore patrimoniale netto stabile.