La tassa di successione è destinata a diventare un tema hot nei prossimi anni, con novità che potrebbero stravolgere la situazione già dal 2025. Se oggi molti riescono a evitare di pagarla grazie a franchigie generose, domani il quadro potrebbe mutare sensibilmente.
Attualmente, l’imposta colpisce chi eredita beni superiori a determinate soglie di valore, ma i cambiamenti in arrivo potrebbero rendere la situazione ben più complessa e onerosa. Tra polemiche su un possibile aumento delle rendite catastali quasi confermato dal Ministro Giancarlo Giorgetti durante l’audizione sul Piano Strutturale di Bilancio, e le possibili modifiche alle franchigie, molti italiani guardano con preoccupazione al futuro delle proprie eredità. Ma come muta lo scenario nel prossimo futuro?
Tassa di successione, come cambia dal 2025?
Le ipotesi di modifica della tassa di successione per il 2025 iniziano ad intimorire molti. Uno dei punti principali su cui si concentra il dibattito è l’aumento delle rendite catastali degli immobili, un aspetto che potrebbe rendere l’imposta molto più pesante per chi eredita case e terreni.
In particolare, i proprietari di immobili che hanno beneficiato degli interventi di ristrutturazione finanziati dal Superbonus 110% rischiano di trovarsi con una rendita catastale rivalutata, che potrebbe incidere non solo sulla tassa di successione, ma anche su altre imposte legate alla proprietà.
La riforma delle rendite catastali, infatti, rifletterebbe il valore attuale di mercato degli immobili, che spesso è superiore rispetto a quello utilizzato oggi per il calcolo delle tasse. Tutto questo potrebbe comportare una rivalutazione degli immobili ereditati, aumentando di conseguenza l’onere fiscale a carico degli eredi. Per molti, questa prospettiva rappresenta una vera e propria stangata, che potrebbe rendere il passaggio generazionale della casa di famiglia molto più oneroso.
Le polemiche sulle rendite catastali
Anche se al momento non c’è nulla di certo, la sola ipotesi di un aumento delle rendite catastali ha scatenato un vero e proprio terremoto mediatico, soprattutto tra chi ha investito in ristrutturazioni grazie agli incentivi fiscali (bonus ristrutturazioni).
Da una parte, il Governo giustifica la necessità di aggiornare le rendite degli immobili con il fatto che molti di essi, grazie a interventi di miglioramento strutturale, hanno visto aumentare il loro valore di mercato. Dall’altra, molti proprietari di case temono che questo aggiornamento si traduca in un aumento sproporzionato delle tasse, non solo sulla successione, ma anche su imposte come l’IMU.
Un dibattito reso ancora più aspro dal fatto che, secondo alcune stime, l’aumento delle rendite catastali potrebbe arrivare fino al 30%, rendendo la proprietà immobiliare in Italia molto meno conveniente per le future generazioni. La questione non riguarda solo chi eredita, ma anche chi possiede più case o chi ha effettuato investimenti per migliorare il proprio immobile, rischiando ora di vederne diminuire i benefici fiscali.
Tassa di successione, scadenze
Le regole attuali prevedono che gli eredi abbiano 12 mesi di tempo dalla morte del defunto per presentare la dichiarazione di successione e versare le relative imposte. In caso di ritardi, possono essere applicate sanzioni amministrative che aumentano l’onere fiscale complessivo. Tuttavia, una volta superati cinque anni dal decesso, lo Stato non può più richiedere il pagamento della tassa.
La tempistica potrebbe diventare ancora più rilevante se le modifiche previste per il 2025 dovessero davvero entrare in vigore. Infatti, mentre oggi la tassa di successione colpisce principalmente i patrimoni di alto valore, un aumento delle rendite catastali potrebbe far lievitare il numero di contribuenti che saranno costretti a pagare questa imposta. Molte famiglie che oggi vedono le loro proprietà immobiliari al di sotto della soglia di tassazione, potrebbero ritrovarsi con un onere imprevisto.