Ora la sterlina e i gilt britannici stanno iniziando a respirare. Il primo ministro britannico Liz Truss e il suo cancelliere dello Scacchiere Kwasi Kwarteng sono tornati sui loro passi rinunciando alle misure più estreme del piano fiscale iperliberista e finanziato in gran parte con nuovo indebitamento presentato un paio di settimane fa. In particolare, è stato cassato il taglio dell’aliquota fiscale massima, dal 45% al 40%, che avrebbe favorito i più ricchi. Tuttavia, buona parte del piano è ancora in piedi e Kwarteng, ha più volte dichiarato di voler proseguire l’agenda politica del governo. Dunque potrebbe non bastare per sostenere titoli di Stato e la moneta nel medio periodo.
La Bank of England, già intervenuta con un piano di acquisti di Gilt di emergenza che dovrebbe terminare oggi, potrebbe essere costretta a scendere di nuovo in campo. E non sarebbe un bene visto che questa espansione obbligatoria del proprio bilancio si scontra con la difficile lotta all’inflazione – in UK quasi al 10% – che il banchiere centrale Andrew Baileys sta conducendo a suon di rialzi dei tassi di interesse.
Cosa c’è nel piano fiscale bocciato anche dal Partito conservatore
Liz Truss e Kwasi Kwarteng rischiano di diventare la coppia del secolo per aver affondato sterlina e i gilt britannici. Il piano iperliberista preparato dalla nuova leader del Partito conservatore, alla guida del Regno Unito dal 6 settembre scorso, e dal suo ministro – soprannominato KwasiKaze – è stato male accolto praticamente da tutti. Dai mercati finanziari, che hanno spinto la sterlina ai minimi storici contro il dollaro Usa; dai sindacati che hanno minacciato un autunno caldo; dal Fondo monetario internazionale che ha invitato il governo di Sua Maestà a riconsiderare i tagli alle tasse coperti in buona parte da indebitamento, molto pericolosi in un contesto di elevata inflazione; dalle agenzie di rating, con Moody’s che ha avvertito sui danni alle finanze pubbliche che il progetto avrebbe portato; dallo stesso Partito conservatore.
Ma cosa contiene il piano-bomba elaborato dal nuovo governo per sostenere la nazione avviata verso la recessione (ma con tassi di inflazione al 10%)? L’intervento che ha creato più polemiche è stato il taglio dell’aliquota fiscale per i più ricchi, ossia per chi ha redditi superiori a 150.000 sterline annue. La misura, a cui il governo ha rinunciato sull’onda della pressione dei mercati, prevedeva una riduzione dal 45% al 40% (e anche una riduzione al 19% dal 20% dell’aliquota minima). Ma nel piano ci sono anche altri provvedimenti che vanno nella stessa direzione, come l’abolizione dell’imposta di bollo sulle transazioni immobiliari fino a 250.000 sterline, la cancellazione dell’aumento dell’1,25% dei contributi previdenziali e della maggiore tassazione sulle aziende introdotte dal governo Johnson in tempi del Covid, la conferma della revoca del tetto sui bonus ai banchieri della City, un programma per limitare il costo dell’energia elettrica per imprese e famiglie da 60 miliardi di sterline. Nel complesso, secondo i calcoli del governo britannico, il piano sarebbe costato 72 miliardi di sterline ma, secondo i calcoli dell’Institute for Fiscal Studies la spesa sarebbe stata quasi doppia, almeno 120 miliardi di sterline entro il 2025.
Sterlina in recupero dai minimi ma tensione ancora alta
Dai minimi storici toccati contro il dollaro Usa il 26 settembre scorso a 1,03242, la sterlina ha recuperato quasi dieci punti percentuali (al 13 ottobre 2022) ma è lungi dall’essere al sicuro da nuovi ribassi. Molto dipenderà dalle scelte che verranno fatte dal primo ministro Liz Truss e dal cancelliere Kwasi Kwarteng o da chi succederà loro. Infatti non è escluso che i due possano essere costretti ad abbandonare, a tempo record, il posto occupato solo dal 6 settembre scorso. Oggi il cancelliere ha lasciato in anticipo gli Stati Uniti, dove si trovava in visita. Molto probabilmente nelle prossime ore Truss e Kwarteng avranno un confronto con la propria maggioranza che preme per ulteriori modifiche al piano. Il mercato attende di verificare cosa succederà in uno scenario che rimane mutevole e rischioso.
L’analisi tecnica e le strategie operative sul cambio sterlina/dollaro Usa
Nonostante il recupero dai minimi dello scorso 26 settembre il bilancio della sterlina nei confronti del dollaro Usa è in profondo rosso da inizio anno (-16% al 13 ottobre 2022). La discesa ha subito una accelerazione a partire da inizio marzo, come conseguenza dell’invasione della Russia da parte dell’Ucraina, con una trendline che schiaccia al ribasso la valuta britannica. Per mettersi fuori pericolo e riequilibrare il quadro grafico il cambio Gbp/Usd dovrà recuperare almeno area 1,15. Fino ad allora sarà il trend ribassista a dominare. Oltre 1,15 si potrebbero registrare estensioni in direzione di 1,17/1,1750. I minimi storici potrebbero invece essere messi nel mirino con arretramenti sotto quota 1,09.

Gbp/Usd: le strategie operative con i Certificati Turbo24 di IG
Per quanto riguarda l’operatività, si potrebbero valutare strategie long da 1,15 con target a 1,1710 e stop loss a 1,134. Per questo tipo di operatività può essere utilizzato un Certificato Turbo24 di IG con facoltà long sul cambio Gbp/Usd che abbia il livello di Knock-Out (KO) inferiore alla zona scelta per lo stop loss indicato. Nel dettaglio, il Certificato Turbo24 Long con ISIN DE000A23BLW6 propone un livello di KO a 0,981096 e leva 8. Per trovare la corretta size di ingresso a mercato, ricordiamo di controllare il moltiplicatore, sotto la voce info. L’ammontare massimo che si potrà perdere non supererà in ogni caso l’investimento iniziale: perché ciò accada le quotazioni del cambio GBP/Usd dovranno raggiungere il livello di KO del Certificato.