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Sterlina: luna di miele post-voto finita, 4 ragioni spiegano perché – BorsaNews24

2025/02/18 1

La sterlina ha perso smalto negli ultimi giorni, portandosi fino sotto quota 1,27 dollari, prima di risalire a 1,2770. Poco oltre la metà di luglio, il cambio GBP/USD si era portato fino al picco di 1,3046 sull’entusiasmo circa la vittoria del partito laburista alle elezioni del 4 luglio. Durante i 14 anni di governo conservatore, la Gran Bretagna è stata messa costantemente sotto pressione, dapprima con l’uscita dall’Unione Europea a seguito del voto su Brexit nel 2016 e poi con il tumulto dei mercati obbligazionari nel 2022 dopo il piano fiscale largamente accomodante del governo Truss durato appena 44 giorni. Tutto ciò ha contribuito a inasprire il sentiment sulla sterlina. Da quando a Downing Street ha preso posto il leader laburista Keir Starmer, sostenuto da un’ampia maggioranza parlamentare, i grandi fondi come Amundi SA e Loomis Sayles si sono riversati sulla valuta britannica prevedendo che il cambio di leadership porterà stabilità e una spinta economica nel Paese. L’euforia post-voto però sembra essere terminata e gli investitori stanno aggiustando rapidamente le posizioni.

 

Sterlina: ecco perché sta scendendo sui mercati valutari

Questa inversione da parte del mercato sulla sterlina si può spiegare con la compartecipazione di alcuni fattori. In primo luogo, la Bank of England ha effettuato una svolta nella politica monetaria con il taglio dei tassi di interesse nell’ultima riunione, mentre la Bank of Japan dal canto suo ha alzato il costo del denaro. Molti trader avevano utilizzato la sterlina e lo yen per fare operazioni di carry trade, ossia prendendo a prestito la valuta giapponese che aveva tassi di interesse molto bassi per investire in una divisa molto più redditizia come la sterlina. Questo vantaggio determinato dallo spread dei rendimenti è venuto meno con le ultime mosse delle Banche centrali. Di conseguenza, sono stati parecchi gli operatori che hanno aggiustato le posizioni vendendo sterline e comprando yen.

In secondo luogo, il caos degli ultimi giorni sui mercati finanziari generato dalle liquidazioni da carry trade e dalle paure di una recessione americana dopo i dati preoccupanti sull’occupazione USA ha indirizzato gli investitori verso gli asset rifugio con la liquidazione di quelli considerati più rischiosi, tra cui figura proprio la moneta britannica.

In terzo luogo, i disordini in Gran Bretagna causati dalle rivolte delle forze di estrema destra hanno destabilizzato la situazione politica offuscando le prospettive di un panorama politico più tranquillo dopo l’ascesa al potere di Starmer. Di conseguenza, la sterlina ne ha risentito. “Abbiamo avuto un breve momento in cui la sterlina è stata il nome della stabilità in Europa”, ha detto Lauren van Biljon, gestore di portafoglio di Allspring Global Investments. “Forse le proteste delle ultime due settimane hanno intaccato la situazione a lungo termine”.

Infine, la possibilità che il governo aumenti le tasse mette un’ombra sul bilancio che verrà presentato a ottobre. Il mercato in genere non ama “allegri” piani di accomodamento fiscale, come ha dimostrato con il governo Truss, ma non è molto accondiscendente a strette che possono soffocare la crescita. “La luna di miele laburista è probabilmente finita”, ha detto Shahab Jalinoos, responsabile globale della ricerca valutaria di UBS. “La sterlina ha finalmente reagito a quello che per un po’ di tempo è sembrato un posizionamento lungo eccessivo”.

Perentorio è il commento anche di Paul Mackel, responsabile globale della ricerca FX di HSBC. “La sterlina non può essere immune a queste forze globali. È equivalente a castelli fatti di sabbia, non ci vuole molto perché la sua apparente resilienza venga spazzata via”, ha affermato.

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