La sterlina ormai è in caduta libera. Oggi ha rotto al ribasso la soglia di 1,14 dollari per la prima volta dal 1985, dopo che le vendite al dettaglio della Gran Bretagna per il mese di agosto sono naufragate. L’Ufficio Nazionale di statistica ha riportato un calo dell’1,6%, molto al di là delle attese degli analisti, che si aspettavano una decrescita dello 0,5%. Questo inoltre rappresenta il più grande ribasso da luglio 2021 e denota che il Paese si sta avviando inesorabilmente verso una recessione, mettendo in questo modo sotto pressione la valuta britannica.
La sterlina è scesa anche contro l’euro quest’oggi, il che evidenzia che la sua debolezza non è solo al cospetto del dollaro statunitense, attualmente in gran forma, ma riflette un problema profondo nel cuore dell’economia del Regno Unito. Secondo i dati della Bank of England, il tasso di cambio effettivo della sterlina, che misura la competitività della valuta rispetto alle altre principali divise, è diminuito del 6,5% in questo 2022. Il risultato è superiore solo rispetto ai minimi storici raggiunti nel 2020, quando scoppiò la pandemia, e nel 2016, a seguito del referendum su Brexit. Olivia Cross, economista di Capital Economics, ha affermato che i dati macro suggeriscono “che lo slancio verso il basso sta prendendo velocità e l’economia è già in recessione”.
Sterlina: quanto sta influendo l’economia
Le pressioni sulla sterlina potrebbero continuare nei prossimi mesi, visto il travaglio che sta vivendo l’economia britannica per effetto di una devastante crisi energetica. Il piano da 150 miliardi di sterline del Primo Ministro Liz Truss, che prevede un blocco dell’aumento delle bollette per famiglie e imprese, potrebbe fornire ristoro. Tuttavia, richiede tempo affinché i benefici siano percepiti dalla popolazione. Nel frattempo, però, difficilmente impedirà di far scivolare l’economia in recessione, a detta degli esperti.
I dati di oggi segnalano che i consumi si stanno drammaticamente abbassando in tutti i principali settori, con i negozi alimentari che sono stati il principale motore. Dagli articoli per la casa alle attrezzature sportive, ai mobili, è stata una catastrofe. Anche le vendite online hanno subito un brusco declino. L’impennata dei prezzi energetici ha fatto ridurre dell’1,7% le vendite di carburante, che sono del 9% al di sotto dei livelli pre-pandemici. Secondo Lynda Petherick, responsabile retail presso la società di consulenza Accenture, si prospetta un inverno difficile, con una grande preoccupazione che hanno i rivenditori per il calo degli acquisti nonostante l’estate.
Cosa farà ora la BoE?
La prossima settimana ci sarà l’importantissimo appuntamento periodico della Banca d’Inghilterra, che si pronuncerà sui tassi d’interesse. La principale preoccupazione dell’istituto guidato da Andrew Bailey rimane l’inflazione quasi al 10%, ovvero cinque volte superiore al suo obiettivo di lungo periodo del 2%. Per questo fino ad ora si è pensato che la BoE potesse forzare la mano e attuare una stretta dello 0,75%, esattamente come hanno fatto la Fed e la BCE. Tuttavia, dopo i dati sulle vendite al dettaglio, la situazione si complica e non è escluso che alla fine il Consiglio Direttivo decida di procedere con maggiore cautela attuando un rialzo di 0,5 punti percentuali. Tutto ciò proprio per non impattare ulteriormente su un’economia moribonda.
Gli effetti sulla sterlina potrebbero essere incerti in ogni caso. Un rialzo eccessivo del costo del denaro da un lato favorirebbe la moneta domestica, dal momento che questa poi renderebbe di più e quindi attirerebbe gli acquisti di assets denominati in sterline; da un altro lato però la metterebbe sotto stress perché tassi più alti accelererebbero il percorso verso una flessione economica, trasferendo incertezza alla valuta. Discorso del tutto speculare se la BoE dovesse ammorbidire la mano.