Si restringe lo spread fra Italia e Francia. Il differenziale di rendimento dei titoli di Stato italiani (Btp) e francesi (Oat) si sta assottigliando sempre più, al punto che oggi il decennale transalpino rende poco meno di quello italiano. La differenza è di appena 60 punti base in più per i titoli di Stato tricolori, mentre nei confronti del Bund tedesco è di 76 punti base in più a favore degli Oat. Cosa significa questo?
In pratica, da una attenta analisi si può notare che a guadagnare terreno in termini di rendimento negli ultimi tempi fra i Paesi core dell’aerea euro è stata l’Italia. Sia nei confronti della Germania che, in particolare, nei confronti della Francia. A influire su questo risultato, per certi versi sorprendente, dato il peso del debito pubblico di Roma nel contesto europeo, sono le vicende politiche che si riflettono sulla stabilità dei governi. La Francia non sta, infatti, attraversando un buon momento, mentre l’Italia dimostra più solidità dall’insediamento del governo Meloni.
Spread Italia/Francia ai minimi da 15 anni
Lo si vede in particolare dai dati. Da un’attenta analisi grafica sul lungo periodo, si può notare come lo spread fra Italia e Francia viaggia mediamente intorno ai 100-130 punti base. Differenza che riflette sostanzialmente il diverso merito creditizio dei due Paesi (Francia AA per S&P e Aa1 per Moody’s, Italia BBB per S&P e Baa3 per Moody’s). Tuttavia, è anche la politica che determina le scelte degli investitori verso l’uno o l’altro Paese. Uno Stato politicamente più stabile è ritenuto più affidabile, indipendentemente dai colori parlamentari. In questo senso cambiano anche le allocazioni e i pesi dei grandi fondi d’investimento verso Francia e Italia.
Secondo gli analisti, però, il fattore politico incide solo fino a un certo punto e rischia di essere un fenomeno di breve respiro. Ciò che conta è l’economia. Dal punto di vista fondamentale il Btp ha un rating inferiore rispetto all’Oat francese, pertanto è storicamente meno affidabile. Ma finché i mercati vanno bene e le Borse salgono si tende a vedere il bicchiere mezzo pieno. Al contrario, quando c’è volatilità, a essere presi di mira non sono certo i decennali transalpini, ma quelli italiani.
“Tant’è – spiega Andrea De Gaetano, analista indipendente – quello italiano è un debito pubblico molto liquido. Perfetto per chi specula: chi vende allo scoperto poi deve ricomprare, e necessariamente va a scegliere prodotti liquidi, altrimenti rischia di farsi male”.
Btp decennale col fiato corto?
Che i nostri Btp abbiano beneficiato maggiormente della recente ondata di acquisti sul mercato obbligazionario non c’è dubbio alcuno. Ma questo non tanto per motivi politici, quanto per il fatto che i prezzi erano rimasti più indietro rispetto agli altri titoli di Stato dell’area euro. Negli ultimi 12 mesi il nostro decennale ha messo a segno un progresso del 13%, contro l’8,5% dell’Oat francese e il 6% del Bund tedesco. Sembra quindi che il rialzo sia dovuto più a un recupero dei corsi che a meriti legati all’economia italiana.
Lo stesso andamento è stato più evidente, per non dire eclatante, all’indomani della crisi dei debiti sovrani del 2012. Allora lo spread Italia/Francia si allargò fino a 325 punti base per poi restringersi a 65 punti nel 2015. L’Italia fu presa di mira dagli speculatori, mentre la Francia rimase al riparo dagli scossoni di mercato. In seguito il recupero dei prezzi del Btp fu rapido e lo spread tornò a stringersi per effetto del ritorno degli acquisti sui titoli di Stato italiani rimasti depressi. Dapprima sulla parte breve della curva, per poi andare su quella lunga e lunghissima.
Oggi la storia sembra ripetersi. Come detto, in tempi di Borse toro si tende a dimenticare i problemi di fondo andando a investire laddove si possono ottenere maggiori guadagni, dimenticandosi dei problemi di fondo. Così si va anche a scegliere le scadenze lunghe e lunghissime dei Btp, i cui prezzi sono più soggetti alla volatilità. Ne è dimostrazione il recente collocamento del Btp a 30 anni da parte del Tesoro che ha raccolto ordini per 130 miliardi di euro. Un record storico.