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Social network: opportunità e rischi per l’educazione finanziaria – BorsaNews24

2025/02/18 2

Accusati spesso di analfabetismo finanziario, negli ultimi anni gli italiani hanno mostrato dei miglioramenti nelle loro conoscenze di finanza e hanno imparato a interessarsi di questa “noiosa” materia. Merito in parte delle crisi che si sono susseguite e che li hanno costretti a seguire più da vicino i propri portafogli, ma anche dello sforzo di comunicazione profuso dai professionisti del settore e dalle istituzioni, con il primo approdo dell’educazione finanziaria nelle scuole. È sui social network, tuttavia, che il maggior numero degli intervistati in una ricerca svolta da Pictet AM sotto la direzione di Nicola Ronchetti di Finer Finance Explorer, preferisce cercare o ricevere le risposte alle sue domande.

“Negli ultimi quattro anni la crescente complessità dei mercati finanziari, unita alle incertezze geopolitiche ed economiche, ha indubbiamente alimentato un maggiore interesse per la materia, la cui conoscenza e comprensione è ritenuta oggi cruciale da tutti per riuscire a realizzare i propri progetti di vita. Tuttavia, continua a persistere un gap tra quelle che sono le iniziative promosse in questo ambito e l’effettiva crescita del livello di alfabetizzazione finanziaria in Italia. Ciò appare evidente sia nella difficoltà a trovare contenuti adeguati, sia nelle scelte di investimento che risultano spesso inefficienti e focalizzate sul breve termine” ha spiegato Daniele Cammilli, responsabile marketing di Pictet AM, presentando la ricerca “Osservatorio Edufin Pictet AM 2024: Educare al futuro”.

Lo studio ha coinvolto 5.000 individui di cui 2.500 investitori finali segmentati per tipologia, patrimonio finanziario ed età e 2.500 non investitori. “Questo progetto che portiamo avanti con Pictet AM da ormai quattro anni, ci ha permesso di tracciare la progressiva evoluzione dell’alfabetizzazione finanziaria in Italia, nonché monitorare le strategie di comunicazione e promozione della stessa messe in atto da operatori e istituzioni a vantaggio di tutti, specialmente dei più giovani. In particolare, questo studio ci ha consentito di analizzare quelli che sono i principali limiti, in termini di contenuti, canali e referenti, al fine di riuscire nel tempo a meglio intercettare i bisogni e soddisfare le esigenze dei risparmiatori”.

 

Social network: trappola o opportunità?

La ricerca di Pictet e Finer parte dalle buone notizie, come la crescita dell’interesse per i temi finanziari, i quali non vengono più ignorati. Per il 39% del campione, al contrario, c’è un interesse elevato (rilevazione 2024 contro rilevazione 2021) mentre il 49% si conferma abbastanza interessato e il 12% poco (dal 13%). Nessuno dichiara di non avere interesse per la finanza, contro l’11% del 2021.

Lo spaccato per età evidenzia un maggiore interesse nelle fasce d’età più elevate (Boomer e Gen X) che può essere collegato alla disponibilità di un patrimonio maggiore. Tuttavia anche tra i giovani l’interesse per la finanza è presente. Oltre la metà di loro si informa quasi quotidianamente su temi finanziari, prediligendo i social network, in particolare Instagram. Una predilezione a cui non sempre corrisponde soddisfazione per ciò che vi si trova.

“A questa difficoltà è imputabile l’incapacità di vedere il risparmio e gli investimenti in un’ottica di lungo termine, disciplinata da una attenta pianificazione finanziaria – ha spiegato Cammilli -. Ad esempio, i più giovani mostrano una pericolosa predilezione per il trading on line o l’acquisto di cripto valute, piuttosto che optare per approcci improntati alla diversificazione e alla comprensione del rischio attraverso un ingresso graduale nei mercati azionari tramite un PAC (piano di accumulo) o pensare ad attivare forme di previdenza complementare. Alla luce di ciò, noi operatori dobbiamo impegnarci nell’educare al futuro gli investitori di oggi e di domani, estendendo a un più ampio pubblico (generazioni e ricchezza) i servizi tipici della consulenza finanziaria, attraverso modelli di servizio innovativi, e promuovendo in primis una corretta pianificazione finanziaria per obiettivi. Un lavoro che noi di Pictet AM portiamo avanti da anni, attraverso molteplici iniziative”.

I social network sono passati dal 27% di utilizzo nel 2021 per la ricerca di informazioni finanziarie al 36% nel 2024, seguiti al secondo posto dagli eventi digitali, preferiti dal 24% degli intervistati. Prosegue il costante declino di stampa e televisione, passati dal 32% nel 2021 al 18% nel 2024. Tra i singoli social network WhatsApp, Facebook e Instagram sono i più usati, anche se vi sono rilevanti differenze generazionali. I Boomer (nati tra il 1940 e il 1964) e la Gen X (1965-1980) mentre per Gen Y (1981-1996) e Gen Z (1997-2010) Instagram è in assoluto il favorito con oltre il 35% delle preferenze.

“L’utilizzo di canali differenti rende più difficile il compito di chi deve veicolari comunicazione finanziaria – ha sottolineato Ronchetti – in quanto ogni canale ha bisogno di un messaggio che gli si adatti”.

Complessivamente, la crescita della fiducia nei social network è passata dal 2% del campione nel 2021 al 27% nel 2024, preceduta solo dalla voce “amici e conoscenti” al 49%. Infine, guardando ai livelli di fiducia degli italiani nei confronti delle istituzioni e degli operatori del settore finanziario, scuola e istituzioni raccolgono la maggior parte delle preferenze. Un dato, quest’ultimo, che trova riscontro nell’inserimento dell’educazione finanziaria nelle scuole, apprezzata dal 58% del pubblico.

“Il progressivo e costante incremento dell’utilizzo e della fiducia per i canali social che emerge anche quest’anno dalla nostra ricerca ci impone una urgente riflessione sulla produzione di contenuti sempre più targettizzati per tipologia di canale e generazione a cui ci si rivolgono. Innanzitutto, la sempre maggiore propensione a informarsi sui social network da parte di tutti permette sì da un lato una facile fruizione delle informazioni, ma dall’altro genera anche molto “rumore”, rendendo più difficoltoso individuare i contenuti di valore o distinguere fonti e professionisti affidabili, considerando che in questi format si ha a che fare con una comunicazione spesso molto sintetica e superficiale” ha concluso Cammilli.

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