A parole la recessione non la vuole nessuno ma in realtà è proprio la decrescita economica che i banchieri centrali stanno cercando. Fino a quando non la vedranno arrivare i tassi di interesse continueranno a rimanere alti e il freno della politica monetaria farà sentire sempre di più i suoi effetti sull’economia. Come investire in questo scenario? Se lo sono chiesti Raphael Gallardo e Kevin Thozet, rispettivamente capo economista e membro del Comitati investimenti di Carmignac nella presentazione dell’outlook semestrale della società di investimenti.
C’è ancora lavoro da fare
Finora le economie avanzate si sono dimostrate resilienti all’inasprimento monetario operato dalle Banche centrali. Le riserve di liquidità accumulate nel settore privato e in quello delle amministrazioni locali, gli ordini inevasi e l’obiettivo di aumento delle scorte, insieme alle politiche industriali, hanno ammortizzato l’impatto della crescente stretta monetaria.
Tuttavia, secondo Raphael Gallardo, “le Banche centrali dei paesi del G10 non hanno ancora completato la propria opera. Il persistente aumento dei salari, il calo della crescita potenziale e i bassi premi per il rischio azionario impediscono loro di dichiarare la fine del ciclo di inasprimento monetario nel 2023”.
Se ne è avuta la certezza nelle ultime due settimane con le riunioni di BCE, Fed, Bank of England e Swiss National Bank e con le audizioni di Jerome Powell al Congresso USA. La percezione che i mercati finanziari avevano della situazione ne è uscita stravolta e gli investitori hanno dovuto rifare i conti facendo scendere le Borse.
E il difficile deve ancora arrivare come ha spiegato il capoeconomista di Carmignac: ““Dopo una discesa dell’inflazione quasi impeccabile al 3% nei prossimi dodici mesi, il ritorno al target del 2% non sarà così semplice e richiederà un aumento della disoccupazione ai tipici livelli di recessione. Poiché gli asset rischiosi non incorporano nei propri prezzi uno scenario di recessione o un’erosione dei margini in linea con il ritorno al target di inflazione, il rallentamento economico potrebbe essere aggravato dalla volatilità dei mercati finanziari.”
Come investire in vista della recessione
La strategia adottata da Carmignac è stata descritta da Kevin Thozet, membro del Comitato di investimento. Tra le poche certezze di uno scenario in evoluzione verso la recessione ci sono le obbligazioni.
“Al momento, privilegiamo le obbligazioni core con scadenze lunghe o intermedie, da 5 a 10 anni)” ha spiegato. La cura delle Banche centrali riuscirà alla fine a ridurre l’inflazione. La conferma del rallentamento economico e il ritmo della disinflazione spingeranno i tassi di interesse a livelli molto più bassi e in modo generalizzato.
Avere in portafoglio titoli a media o lunga scadenza partendo dai rendimenti attuali disponibili è, secondo Carmignac, una scelta intelligente. Infatti, anche se l‘economia dovesse mostrare segnali di resilienza significativi e le Banche centrali dovessero essere costrette ad aumentare ulteriormente i tassi, l’effetto negativo si scaricherebbe sui titoli a più a lungo termine.
Nel portafoglio di Carmignac entrano inoltre i titoli dl credito in quanto allo stato attuale offrono una remunerazione per il rischio. Thozet fa notare che “gli spread creditizi stanno incorporando tassi di insolvenza superiori rispetto al periodo della grande crisi finanziaria e della crisi del debito sovrano. Si tratta di una divergenza allettante, poiché il costo del rischio è finalmente tornato in auge. Si prevede che il credito possa generare rendimenti interessanti alla pari dei rendimenti a lungo termine dei mercati azionari”.
Proprio i mercati azionari sono il punto più dolente dello scenario. Qui la strategia, secondo Thozet, deve essere orientata alla difesa. E quindi spazio ai settori healthcare, beni di consumo, tecnologici che beneficeranno ancora del passaggio all’intelligenza artificiale, oro, con un’ottica di lungo termine, come protezione dall’aumento delle tenzioni nel contesto geopolitico e in vista della recessione.

Infine, l’indicazione di Carmignac è di inserire in portafoglio il debito dei mercati emergenti in valuta locale come fonte di diversificazione: “Il debito dei mercati emergenti denominato in valute locali presenta un carry elevato, dato il livello dei rendimenti nominali, e offre un promettente apprezzamento del capitale, dato il livello dei rendimenti reali, qualora la crescita dovesse inaspettatamente attestarsi al ribasso. Bisogna poi considerare i venti di coda per la crescita sul lungo periodo. Inoltre, su questo segmento non incidono eccessivamente i trend di mercato di tipo risk-on o risk-off“ è la conclusione di Thozet.