“Quando si investe nelle PMI italiane bisogna ricordarsi che queste realizzano l’80% del loro fatturato in giro per il mondo. Dunque si tratta di piccole multinazionali”. L’osservazione di Andrea Cuturi, consigliere delegato e cofondatore di Anthilia Sgr, è lo spunto per un ragionamento sullo scenario che questo importante aggregato dell’economia italiana sta attraversando e sulle prospettive che lo attendono nel prossimo biennio.
PMI italiane più forti dopo il Covid ma il 2023 sarà ancora difficile
Le imprese hanno dovuto affrontare anni difficili. E non è ancora finita. Il 2023, secondo il capo economista di Intesa Sanpaolo, sarà complesso per le PMI ma l’uscita nel 2024 sarà forte. Le piccole e medie imprese italiane che hanno superato la difficile selezione imposta dalla pandemia con i suoi lockdown sono più resilienti. I dati presentati da Alessandra Benedini, principal di Prometeia, nel corso della tavola rotonda organizzata da Anthilia Capital Partners, indicano una maggiore capacità di reazione del manifatturiero italiano alle crisi rispetto ad altri paesi europei. Nel 2023 i settori industriali dell’economia italiana riusciranno a mantenere un’intonazione positiva, anche se la crescita ripartirà solo nel 2024. Per De Felice la recessione interesserà l’ultimo trimestre del 2022 e l’inizio del 2023, dopodiché inizierà il recupero, trainato anche da un calo dell’inflazione e dagli investimenti del PNRR.

Le sfide principali che le PMI devono affrontare sono crisi energetica e inflazione, quest’ultima tradottasi in un rialzo rapido dei tassi di interesse che impattano sulla possibilità di finanziamento per le imprese italiane. In particolare, ha spiegato De Felice, “rimarranno ancora elevati nel 2023 i prezzi dell’energia, anche se in calo rispetto a quanto visto nell’anno in corso” mentre “l’aumento dei tassi di interesse peserà sull’economia portandola in recessione”.
Nel complesso, per il 2023 le proiezioni di Intesa Sanpaolo vedono una crescita allo 0,6% per l’Italia con un recupero a +1,8% nel 2024. A livello mondiale la previsione si ferma al 2% per il 2023 per passare al 2,9% nel 2024.

Default in aumento ma imprese più resilienti
La restrizione monetaria applicata dalle Banche centrali aumenta il costo del finanziamento bancario per le PMI a fronte di uno scenario recessivo. “Inoltre – ha sottolineato De Felice – la supervisione bancaria europea ha invitato più volte le banche ad assumere atteggiamenti prudenti, con il rischio che si assuma un atteggiamento difensivo pro-ciclico che toglie benzina all’economia proprio nel momento in cui questa entra in recessione. La supervisione bancaria europea fece lo stesso durante la crisi del Covid permettendo la costruzione di un cuscinetto di riserve che poi non vennero utilizzate e potrebbero tornare utili oggi”.
La conseguenza di restrizione monetaria e recessione è l’aumento dei default che tuttavia rimarranno a livelli di assoluto comfort. L’analisi di Cerved Rating Agency, condotta su un campione significativo di 18.000 imprese, stima un aumento del tasso di default tra le imprese italiane al 5,91% per giugno 2023 a fronte del 5,68% annuale. “Le cose potrebbero andare peggio se la crisi energetica peggiorasse o ci fosse una recessione più profonda di quanto stimato attualmente. In tal caso il tasso di default potrebbe raggiungere il 7,97%”.
Potenzialità di finanziamento fuori dal sistema bancario
Per il Cerved lo spazio per ottenere finanziamenti al di fuori del sistema bancario esiste nonostante lo scenario difficile. Su questo spazio si sta concentrando Anthilia Capital Partners che ha lanciato una serie di fondi chiusi per investire nel debito delle PMI. Anche a fronte di tassi di default come quelli indicati nel precedente paragrafo, secondo la ricerca di Cerved Rating Agency si sono oltre 300 PMI italiane con un potenziale di emissione pari a 7,81 miliardi di euro senza che questo vada ad abbassare il loro merito di credito. L’80% di queste imprese appartiene al settore manifatturiero, con in seconda posizione il commercio al dettaglio. “Complessivamente – ha commentato Fabrizio Negri, amministratore delegato di Cerved Rating Agency, queste imprese fatturano 28 miliardi di euro e danno lavoro a 53.000 persone”.