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Philip Guston, le 5 opere più costose del pittore statunitense – BorsaNews24

2025/02/18 1

Nel corso degli ultimi anni il nome di Philip Guston ha ricevuto un’enorme attenzione di pubblico e critica e sta conoscendo un’ascesa irresistibile sui mercati, con le sue opere più costose che raggiungono cifre a molteplici zeri. Grazie alla riscoperta dei giovani figurativi, complici le polemiche e le proteste contro i musei che censurano i suoi lavori per timore delle reazioni del pubblico, l’arte del pittore statunitense di origini canadesi – ultimo dei sette figli di una coppia di ebrei ucraini in fuga a Montréal dai pogrom di Odessa – ha lasciato la nicchia degli specialisti ed è diventata di ampio dominio.

 

Philip Guston: le 5 opere più costose

Tra i più celebri esponenti della scuola di New York, il pittore è stato insieme a Jackson Pollock, Willem de Kooning e Mark Rothko uno dei nomi di spicco dell’Espressionismo astratto. Scomparso nel 1980, Guston è al centro di numerose mostre e retrospettive, beneficia del lavoro della figlia Musa Mayer con la fondazione che porta il suo nome e soprattutto spopola nelle aste, dove i suoi quadri raddoppiano e triplicano le stime iniziali. Un giro da decine di milioni di dollari per un artista davvero unico, singolare e visionario che ancora oggi sconvolge il mondo del collezionismo, e non solo.

 

Chair

Nel 1967 Guston si ritira nel suo studio appartato di Woodstock, dove comincia il periodo più produttivo della sua carriera: quello che segna il ritorno alla figurazione con temi politici e antirazzisti a forma di cartoon, con gli incappucciati del Ku Klux Klan dallo sguardo fisso e assente e l’elaborazione del proprio passato. Il lavoro è inquietante e sciocca la critica, ma c’è dentro tutta la sofferenza che l’artista ha vissuto per le persecuzioni dei genitori e la scomparsa del padre, morto suicida nel 1923 quando Philip aveva appena 10 anni.

De Kooning è uno dei primi a capire l’importanza di questi quadri con il loro messaggio sulle colpe dei bianchi, l’irrisione del suprematismo e la banalità del male. Risale al 1976 la strana e malinconica sedia con gli arti aggrovigliati, le assi del pavimento in legno, le scarpe di cuoio, la finestra murata e la lunga corda che evoca il cappio del boia: una visione surrealista tenera e cupa, intrisa di pathos e orrore. Nell’asta del maggio 2013 da Christie’s, Depth of Field: The Alan and Dorothy Press Collection, è venduto per 9,6 milioni di dollari.

Chair di Philip Guston
Chair (foto: Christie’s)

 

Nile

“Dipingere significa sempre ricominciare da capo, senza però riuscire ad evitare discussioni più volte ripetute su ciò che ci si vede dipingere. La tela su cui stai lavorando modifica tutte le precedenti in una catena infinita e sconcertante che sembra non finire mai”, dichiara Guston nel 1966. Poco meno di dieci anni prima, nel 1958, l’artista statunitense è al culmine della sua pratica astratta e sviluppa un metodo di lavoro innovativo: entra “dentro” l’immagine, lavora così vicino alla tela da perdere ogni senso di spazio e profondità, senza mai indietreggiare per guardarla. L’intensità pittorica massima si raggiunge nello “sporco colorato” di Nile. Nel maggio 2022 è venduto da Sotheby’s per 18 milioni di dollari.

Nile di Philip Guston
Nile (foto: Sotheby’s)

 

Painter at Night

“Ho l’inquietante sospetto che la pittura in realtà non debba esistere affatto… a meno che non si metta costantemente in discussione”, ammette Guston nel 1979, quando è all’apice della carriera e dipinge questo autoritratto in cui appare immerso nei suoi pensieri, intrappolato nel quadro, pennello alla mano ma pensieroso come se fosse alla disperata ricerca di ispirazione. Venduto da Christie’s nel maggio 2017 per 12,6 milioni, Painter at Night torna all’asta nel dicembre 2023 all’Art Basel Miami, la fiera d’arte più glamour al mondo: nello stand di Hauser & Wirth, nelle prime ore di apertura, è battuto per 20 milioni di dollari.

Painter at Night di Philip Guston
Painter at Night (foto: Christie’s)

 

Strong Light

Gemello di Chair, Strong Light è realizzato nel 1976 ed esprime la stessa tensione strana e malinconica con elementi ormai iconici: le pennellate ampie e sbiadite di rosa tenue e nero sullo sfondo, le gambe pelose aggrovigliate, le scarpe di cuoio, il paralume con la corda, quella stessa che il padre dell’artista utilizzò tragicamente per suicidarsi. Fu proprio Guston a scoprire il corpo del genitore nella casa di famiglia. È un immaginario e una raffigurazione che ha “la stessa concentrazione della grande arte sacra”, scrive il curatore Kirk Varnedoe. Stimato tra gli 8 e i 12 milioni di dollari, è venduto da Sotheby’s nel novembre 2021 per 24,4 milioni.

Strong Light di Philip Guston
Strong Light (foto: Sotheby’s)

 

To Fellini

Nel 1960 Guston partecipa alla Biennale di Venezia e si innamora dell’Italia e delle sue bellezze. Alla fine del 1970, la mostra alla Marlborough Gallery di New York che segna il suo ritorno alla tradizione figurativa è stroncata dalla critica. Deluso e amareggiato, il pittore lascia gli Stati Uniti e si trasferisce a Roma, ospite dell’American Academy. Le vestigia dell’impero, la natura lussureggiante, gli affreschi rinascimentali e i film di Federico Fellini finiscono al centro della sua pittura. Al regista riminese è dedicato questo capolavoro totemico di forma e colore del 1958, che ripiomba nel regno dell’astrazione. Nel maggio 2013 è venduto da Christie’s per 25,9 milioni di dollari: ad oggi, l’opera più costosa del pittore.

To Fellini di Philip Guston
To Fellini (foto: Christie’s)

Fuori dalla Top 5 ci sono numerosi lavori di Guston che hanno strappato prezzi da capogiro alle aste. Sono da segnalare almeno quattro opere: Bricks del 1970 (da Christie’s nel maggio 2023 fa alzare le palette fino a 7,3 milioni di dollari), The Street del 1956 (da Christie’s nel maggio 2005 schizza a 7,3 milioni da una valutazione tra i 3 e i 4 milioni), Remorse del 1969 (passato sotto il martelletto da Sotheby’s nel maggio 2022 per 7,8 milioni) e Ominous Land del 1972, venduto da Sotheby’s nel novembre 2021 per 9,4 milioni di dollari.

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