Nel 2022 si sono create le condizioni per il superamento delle distorsioni create sui mercati finanziari dalla politica dei tassi zero delle banche centrali. Da questa osservazione bisogna partire, secondo Paola Toschi, global market strategist di JP Morgan AM che ha presentato ieri l’outlook 2023 dell’asset manager.
Outlook 2023: la normalizzazione rilancia le obbligazioni

Le obbligazioni hanno subito un impatto forte dalla normalizzazione, con il risultato di tornare a offrire rendimenti interessanti e a ricoprire il ruolo di diversificazione e protezione del portafoglio che tradizionalmente hanno. “È stato un processo molto più rapido di quanto ci aspettassimo – ha commentato Toschi -. Ora ci troviamo in una situazione in cui le obbligazioni sono di nuovo decorrelate con le azioni, offrono rendimenti anche nei segmenti più sicuri del mercato e tornano a muoversi in funzione dell’andamento dell’economia piuttosto che delle decisioni delle Banche centrali”. Più dei titoli di Stato, il credito investment grade offre tassi di rendimento elevati con un grado di rischio contenuto.
L’influenza delle Banche centrali, tuttavia, non è completamente venuta meno. Lo si è potuto apprezzare ieri e oggi con le riunioni di Federal Reserve, Banca centrale europea (vedi la diretta della conferenza stampa della riunione del 15 dicembre) e Bank of England. Tutte hanno rialzato i tassi di interesse dello 0,5% come atteso ma i commenti dei banchieri centrali hanno mosso il mercato. Cosa faranno nel 2023 Bce, BoE e Fed? Secondo lo scenario centrale tracciato dall’outlook di JP Morgan AM, che ha una probabilità di realizzazione del 60%, non ci saranno riduzioni dei tassi di interesse nel 2023: Francoforte dovrebbe arrestare la manovra intorno al 3%, la Banca centrale Usa al 5% e l’Istituto guidato da Andrew Bailey al 4,5%. “Gli ultimi rialzi dei tassi interesseranno i primi mesi del 2023, poi le banche centrali assumeranno un atteggiamento di attesa, si fermeranno senza però muoverli al ribasso. Al massimo potrebbe esserci un primo taglio da parte della Federal Reserve sul finire d’anno” è la previsione della strategisti di JP Morgan AM. Sorprese negative arriverebbero dalla necessità di adottare un approccio più restrittivo per combattere un’inflazione persistente (15% di probabilità attribuita) mentre un crollo dei prezzi al consumo (probabilità al 20%) metterebbe fine ai rialzi prima di quanto atteso e con un livello di approdo inferiore.

Azionario, dividendi resilienti al calo degli utili
Il mercato azionario ha recuperato una buona parte dei ribassi accumulati nei mesi da marzo (il 24 febbraio è iniziata l’invasione dell’Ucraina per mano russa) a ottobre. Tuttavia le opportunità non mancheranno. In particolare, per JP Morgan AM potrebbe essere interessante guardare alle società che storicamente distribuiscono dividendi elevati. Infatti, nonostante Maria Paola Toschi abbia sottolineato che “sono possibili revisioni degli utili al ribasso tra il 5 e il 10%, i mercati azionari le hanno già incorporate e le valutazioni offrono opportunità di ingresso interessanti. “Storicamente le aziende tendono a fare resistenza alla riduzione dei dividendi anche nelle fasi di decrescita. Ci attendiamo però che le azioni rimangano volatili”.
Quanto all’eterno confronto tra azioni value e azioni growth, secondo la strategist di JP Morgan AM la “rotazione è ormai avvenuta e i titoli growth si sono riposizionati su valutazioni e trend di lungo periodo. Rimane il fatto che il value è ancora messo un po’ meglio. Un bilanciamento delle due componenti, rispetto alla fase più recente favorevole al value sarebbe una buona mossa”.

La recessione non preoccupa JP Morgan AM
Nello scenario centrale dell’outlook di JP Morgan AM c’è spazio per una recessione che però sarà tenue nei mercati sviluppati. D’altronde hanno tutti mostrato una buona resilienza finora, come evidenziano la tenuta del mercato del lavoro negli Stati Uniti e i segnali di recupero della fiducia dei consumatori europei. A tirare verso il basso l’economia sarà il peso del settore immobiliare ma “non siamo nella situazione del 2008” ha precisato Toschi. In Europa, in particolare, il peso dei mutui sulle famiglie è contenuto. Inoltre nella maggior parte dei casi si tratta di tassi fissi, non esposti quindi alla variabile inflazionistica. Negli Stati Uniti la differenza con il 2008 è evidente se si confronta la quantità di mutui subprime, pari a poco meno di un terzo oggi rispetto ad allora, con una presenza maggiore di mutui prime e subprime. Inoltre il buono stato di salute del settore del credito nei paesi sviluppati limita i rischi di una crisi del credito.
Sostegno all’economia globale dovrebbe arrivare anche dalla ripartenza della Cina, che nelle ultime settimane ha sollevato alcune delle restrizioni della politica zero-Covid. Un dollaro Usa meno aggressivo rispetto a quanto visto quest’anno “anche se rimarrà sostenuto” precisa Toschi, aiuterà in generale le economie emergenti. Sulla Cina, secondo la strategist di JP Morgan AM, “rimane la convinzione sui trend infrastrutturali di fondo.
Outlook 2023: inflazione rimane il tema dominante
La ripresa della Cina fa temere a molti analisti che l’inflazione possa continuare la sua avanzata. La fame di materie prime della Repubblica popolare aggiungerà pressione ai mercati dell’energia. Tuttavia lo scenario centrale di JP Morgan AM prevede un calo dei prezzi al consumo e Maria Paola Toschi aggiunge che “la ripartenza della Cina potrebbe allentare le tensioni sulle catene di fornitura globali contribuendo quindi ad abbassare i prezzi”. La discesa dei prezzi sarà lenta e graduale con alcune aree, come i prezzi degli affitti, che faticano a scendere. Tuttavia il mercato del lavoro inizia a mostrare segnali di cedimento mentre per quanto riguarda lo scenario geopolitico globale gli analisti di JP Morgan AM non si aspettano una escalation nel confronto tra Russia e Ucraina.