L’annus horribilis del mercato obbligazionario potrebbe essere seguito da un annus mirabilis. Le premesse ci sono tutte, anche se rimangono pure molte incertezze. Paul Grainger, responsabile Reddito fisso e Valute, e James Bilson, strategist Reddito fisso di Schroders, hanno individuato quattro motivi per essere ottimisti sulle obbligazioni in vista del 2023:
- allentamento delle pressioni inflazionistiche;
- inasprimento condizioni finanziarie;
- divergenza economica;
- ripartenza della Cina.
L’inflazione potrebbe sorprendere nel 2023, al ribasso
La riduzione dell’inflazione è la condizione base che Paul Grainger e James Bilson pongono a sostegno del loro ottimismo sull’andamento delle obbligazioni nel 2023. Nonostante i banchieri centrali ricordino in ogni occasione possibile che la lotta contro il rialzo dei prezzi al consumo sia ben lungi dall’essere finita, secondo i due strategist di Schroders il 2023 potrebbe riservare delle sorprese. In primo luogo perché segnali di rallentamento della dinamica dell’inflazione si sono già registrati negli Stati Uniti, mentre in Europa il picco dei prezzi dovrebbe arrivare nella prima parte del nuovo anno. “Stiamo iniziando a vedere – spiegano Grainger e Bilson – prove più chiare dell’inversione dell’inflazione. Sebbene indicatori come i costi di spedizione globali e le rilevazioni Ism/Pmi segnalassero da tempo questa dinamica, ora stiamo finalmente iniziando a vederla riflessa nelle misure ufficiali dell’inflazione”.
Gli effetti delle manovre delle Banche centrali sulle economie
Nel 2023, inoltre, arriveranno i primi effetti reali delle manovre di rialzo dei tassi di interesse effettuate nel corso dell’ultimo anno dalle Banche centrali. La politica monetaria si riflette sull’economia con un ritardo di 12-18 mesi. Il prossimo anno, quindi, gli stessi banchieri centrali potrebbero cambiare la loro posizione finora molto rigida sulla lotta alla crescita dei prezzi. Grainger e Bilson ritengono che l’impatto dell’inasprimento delle condizioni finanziarie nel 2022 non si sia pienamente riflesso nei principali dati economici. “Gli indicatori più lenti, come la spesa per i consumi e in particolare il mercato del lavoro, rimangono ancora molto resistenti – precisano -. Prevediamo che nei prossimi mesi vedremo segnali più chiari dell’impatto dell’inasprimento delle condizioni finanziarie sulla crescita, soprattutto negli Stati Uniti. Ciò incoraggerà le Banche centrali a sospendere ulteriori inasprimenti e a rivalutare la situazione”.
Atterraggio morbido dell’economia
I mercati temono che la recessione possa essere più forte di quanto previsto. In questo caso, se da un lato le obbligazioni beneficerebbero della fine del rialzo dei tassi di interesse da parte delle Banche centrali e di qualche eventuale taglio, dall’altro potrebbero subire gli impatti sugli utili aziendali. I due strategist di Schroder ritengono più probabile un atterraggio morbido dell’economia in quanto alcuni venti contrari potrebbero ridursi di intensità. In particolare modo Grainger e Bilson ritengono che la fase peggiore della crisi energetica in Europa sia ormai dietro le spalle.
La Cina riparte
Un altro sostegno all’economia globale che potrebbe evitare un atterraggio troppo duro arriverà dalla Cina. Le crisi che nel 2022 hanno messo i ceppi alla Repubblica popolare potrebbero rientrare almeno in parte. Come spiegano da Schroders “nelle ultime settimane gli operatori di mercato sono stati colti di sorpresa dalla rapidità del cambiamento di strategia anti Covid in Cina. Inoltre, sono state adottate gradualmente misure di sostegno per il settore immobiliare, un motore cruciale della crescita”. Pur essendoci ancora molta incertezza sull’effettiva tenuta degli allentamenti delle misure contro il Covid, Grainger e Bilson sono fiduciosi sull’apporto positivo che la Cina porterà alle economie globali.