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Monete di Casa Savoia: ecco quanto valgono – BorsaNews24

2025/02/18 1

Fino a 240mila euro: è quanto valgono le monete di Casa Savoia, vendute all’incanto a cifre record dalla NAC, Numismatica Ars Classica. Nell’asta del 17 novembre dedicata a monete e medaglie italiane, la casa milanese ha proposto una serie di monete di Zecche tricolori che hanno fatto alzare le palette a prezzi davvero considerevoli. A fare la parte del leone sono proprio le vecchie lire della dinastia che ha regnato dal 1861 al 1946: il range di vendita è andato dai 60 euro fino a oltre 200mila euro.

 

Monete di Casa Savoia: ecco quanto valgono

Il primato assoluto spetta a due monete: i 20 scudi del 1641 con i busti di Carlo Emanuele II e Cristina di Francia sul dritto (il duca fu sovrano dal 1638 al 1675, la madre reggente come moglie di Vittorio Amedeo I) e lo stemma coronato dei Savoia sul rovescio; le 10 lire del 1927 con il ritratto di Vittorio Emanuele III sul recto e l’aratrice sul verso. Queste pezze, stimate rispettivamente 180mila e 15mila euro, sono state vendute a 240mila euro. È particolarmente significativa la cifra raggiunta dalle 10 lire del 1927 (una moneta estremamente rara) perché le quattro offerte hanno fatto moltiplicare per 16 volte la stima iniziale di 15mila euro.

Non sono da meno i 10 scudi del 1663 con il busto corazzato e drappeggiato di Carlo Emanuele II sul dritto e il consueto stemma coronato sul rovescio e le 50 lire del 1864 con Vittorio Emanuele II re d’Italia sul recto e lo stemma sabaudo coronato e con il collare dell’Annunziata sul verso. Con una tiratura ufficiale di 103 esemplari, quest’ultima è una delle grandi rarità della monetazione del regno sabaudo post-unitario. Per entrambe le pezze, la vendita è arrivata a 170mila euro. Per i 10 scudi, è stata ampiamente superata la stima iniziale di 125mila euro.

Supera i 100mila euro anche la moneta bolognese da 20 lire del 1860 con il profilo di Vittorio Emanuele II sul dritto e i rami di lauro sul rovescio, dov’è riportata la scritta Regie provincie dell’Emilia, ovvero il governo provvisorio che portò gli ex Stati austro-estensi nel nascente regno d’Italia. Estremamente rara e in stato di conservazione eccezionale, questo esemplare ha un’importanza significativa sia dal punto di vista collezionistico (per la modesta quantità di pezzi coniati) che per il periodo storico a cui fa riferimento. Stimata 80mila euro, dal prezzo iniziale di 64mila euro è schizzata a 130mila euro dopo ben 27 offerte.

Le 20 lire del 1860 di Vittorio Emanuele II
Le 20 lire del 1860 di Vittorio Emanuele II (foto: Numismatica Ars Classica)

Bucano la barriera dei 50mila euro due pezze significative. Di grande rarità e in stato di conservazione eccezionale, la moneta da 20 centesimi del 1863 con il ritratto di Vittorio Emanuele II e lo stemma sabaudo, stimata 60mila euro e partita da un prezzo iniziale di 48mila, è stata venduta a 80mila euro.

È singolare il caso del doppio ducato del periodo 1500-1512 coniato presso la Zecca di Milano, con lo stemma coronato del giglio sul dritto (simbolo del potere reale) e Sant’Ambrogio seduto, di fronte, con staffile e pastorale sul rovescio, in tributo devozionale al patrono protettore della città. Durante il governo di Luigi XII la Zecca meneghina coniò due tipologie di doppi ducati: questa, simile al testone d’argento, era alternativa all’esemplare con il ritratto del sovrano. Stimata 35mila euro, partita da un prezzo iniziale di 28mila euro, è arrivata a 62mila euro dopo 13 offerte.

Vale 48mila euro (su stima iniziale di 30mila) la moneta da 5 doppie della Repubblica di Genova coniata nel 1640, terza fase (1637-1797) del periodo dei Dogi biennali. È il secolo dei genovesi, i banchieri dei re di Spagna, e alle solite iconografie subentra la figura della Madonna, regina di Genova, seduta sulle nubi con il Bambino in braccio e lo scettro nella mano destra. La Beata Vergine appare pure sulle monete da 3 e 6 scudi in argento e da 20 e 25 doppie in oro, all’epoca autentici status symbol utilizzati per le transazioni importanti dell’aristocrazia mercantile e finanziaria della Repubblica. Sul fronte c’è la croce con stella a sei punte in ogni quarto.

Le 5 doppie di Genova del 1640
Le 5 doppie di Genova del 1640 (foto: Numismatica Ars Classica)

Hanno raggiunto 44mila euro le monete da 20 lire del 1902 (con Vittorio Emanuele III e i due nodi di Savoia intorno all’aquila sabauda) e da 4 scudi del 1642 con i busti di Carlo Emanuele II e della reggente Cristina e lo stemma coronato. La doppia torinese del 1814 con Vittorio Emanuele I, le 100 lire del 1880 con Umberto I, le 5 lire del 1901 in argento con Vittorio Emanuele III (un conio emesso in appena 114 esemplari per via del calo del prezzo dell’argento alla fine dell’Ottocento) sono state vendute a 42mila euro.

La moneta da 100 lire del 1891 con Umberto I ha fatto alzare le palette fino a 40mila euro (da un prezzo iniziale di 16mila); sono arrivate a 36mila euro le 20 lire del 1902 con Vittorio Emanuele III. Fuori dal comune e rarissimo è il doppio ducato di Carmagnola coniato nel periodo 1475-1504. Sul dritto c’è il ritratto al naturale di Ludovico II di Saluzzo con berretto e nasone, come voleva il naturalismo rinascimentale; sul rovescio l’aquila coronata ad ali spiegate con lo scudo in petto. Questo bellissimo testone, stimato 12mila e 500 euro, è stato battuto a 35mila euro da un prezzo iniziale di 10mila, complici 22 offerte.

Il testone del 1475-1504 con Ludovico II di Saluzzo
Il testone del 1475-1504 con Ludovico II di Saluzzo (foto: Numismatica Ars Classica)

Completano i pezzi forti dell’asta delle monete di Casa Savoia il doppio ducato di Mantova del periodo 1519-1540 con Federico II Gonzaga e il monte Olimpo (34mila euro), il doppio ducato papale del periodo 1513-1521, con il ritratto di Leone X (Giovanni de’ Medici, il figlio di Lorenzo il Magnifico) e i tre Re Magi a cavallo che seguono la cometa (32mila euro), l’osella in oro da sei zecchini di Venezia del 1711 con il Leone di San Marco che regge il Vangelo e la leggenda Ioannis Cornelii Principis, battuta sempre a 32mila euro.

Sopra i 20mila euro si piazzano il ducato di Venezia del 1280-1289 con San Marco che porge il vessillo al doge genuflesso e il Redentore sul rovescio, il doppio ducato papalino del periodo di Clemente IX (1667-1669) con lo stemma vaticano sormontato dal triregno e le chiavi decussate e la Madonna sul recto, la quadrupla d’oro del 1666 con Carlo II di Spagna e la madre Marianna d’Austria, il doppio fiorino di camera del periodo 1534-1549 (il papato di Paolo III, Alessandro Farnese) con San Pietro, l’osella da 4 zecchini del 1732 con il Leone in soldo e il corno dogale, le 100 lire torinesi di 1864 con Vittorio Emanuele II e le 100 lire del 1937 con Vittorio Emanuele III.

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