Le elezioni USA, concluse con una vittoria netta di Donald Trump e dei repubblicani, sono importanti non solo perché riguardano la potenza egemone globale, ma anche per il momento storico in cui si sono tenute. È iniziata con questa osservazione la conferenza stampa che Enzo Corsello, responsabile per l’Italia di Allianz GI, ha tenuto sul tema “Elezioni USA e nuovi equilibri globali”. Sono state, infatti, le prime elezioni tenutesi dopo la crisi del contesto internazionale nato dalla caduta dell’Unione sovietica e sono le prime elezioni che intervengono a fronte di un punto di flesso del ciclo economico strutturale e con tensioni internazionali che sono sfociate in scenari di guerra. Quali le conseguenze di questa fase storica che chi opera sui mercati finanziari dovrebbe tenere presenti? Corsello ne ha identificate sei:
- Frammentazione geoeconomica;
- Sicurezza economica;
- Decoupling tecnologico;
- Crisi del multilateralismo;
- Militarizzazione di finanza, tecnologia ed energia;
- Trappola di Tucidide.
Un mondo in cerca di nuovi equilibri

Il cambiamento dell’ordine mondiale in corso nasce anche dalla stanchezza della potenza egemone, gli Stati Uniti, già evidente nel primo mandato di Donald Trump. Il desiderio di “farsi i fatti propri” invece di assumersi l’onere di essere il gendarme del mondo, ha offerto lo spazio agli sfidanti per assumere un atteggiamento più assertivo. Tuttavia “la sfida non è tra un egemone in declino e uno sfidante in ascesa, perché gli sfidanti hanno più problemi degli USA e non mostrano una parabola di crescita che possa minacciare i secondi” ha sottolineato Corsello. Ciò non significa che, in questo momento, gli USA mostrino difficoltà a tramutare la loro potenza, che pure esiste, in influenza. Si pensi ai richiami inascoltati verso l’alleato israeliano. Ciò genera le sei conseguenze illustrate nel corso della conferenza stampa che impattano sullo scenario economico e sui mercati finanziari.
- La frammentazione geoecomomica è la conseguenza del passaggio da un mondo globalizzato a un mondo composto di globalizzazioni locali, composte da gruppi di Paesi alleati. Genera un abbassamento del livello di produttività e, come conseguenza, un aumento dei costi di produzione.
- La sicurezza economica ha preso il sopravvento sulla profittabilità nelle scelte di investimento. Se durante la globalizzazione produrre dove costava meno era la regola, ora è necessario prendere in considerazione la sicurezza della catena produttiva. Anche questo, insieme alla necessità di mantenere scorte di prodotto e semilavorati che tutelino contro eventuali interruzioni delle forniture, provoca una riduzione della produttività e un aumento dei costi.
- Il decoupling tecnologico è, come ha evidenziato Corsello “una guerra combattuta con altri mezzi”. I dazi e i divieti di esportazione di alcune merci, come i chip più avanzati per l’intelligenza artificiale ne sono l’esempio più evidente. Anche in questo caso, il minore trasferimento di conoscenze genera una riduzione della produttività. Tuttavia il country head di Allianz GI ha evidenziato come negli anni ’60, in piena guerra fredda, la corsa allo spazio di USA e URSS abbia generato grandissimi guadagni di produttività.
- La crisi del multilateralismo è evidente nelle difficoltà interne alle grandi organizzazioni internazionali, di solito di matrice americana. La stessa NATO è stata scossa dalle dichiarazioni di Trump contro il segretario Stoltenberg nel corso del primo mandato alla presidenza degli Stati Uniti.
- La militarizzazione della finanza, della tecnologia e dell’energia è un campo ampio che va “dal congelamento delle riserve russe che ha innescato la corsa dell’oro, in quanto le Banche centrali hanno riconfigurato le loro riserve, preferendo il metallo prezioso all’acquisto di titoli di Stato sequestrabili con un tratto di penna, al Chips act, fino al sabotaggio del gasdotto Nord Stream”. L’Italia, secondo Corsello, dovrebbe sfruttare l’opportunità data dal fatto di essere al centro del Mediterraneo, dove ora transita il flusso di energie per il nord Europa.
- Infine, la trappola di Tucidide che vede la via militare come soluzione dei contrasti. Mentre le guerre degli anni precedenti erano asimmetriche, combattute dagli USA contro piccoli Paesi, come l’Iraq, se il confronto dovesse accendersi tra Cina e Stati Uniti il rischio escalation sarebbe elevato.
I mercati finanziari davanti al nuovo mandato di Trump
Gli Stati Uniti d’America vivono in questo momento un paradosso economico che potrebbe nuocere, in futuro, a tutti i mercati finanziari del mondo. L’affermazione di Trump e dei repubblicani è stata netta, il che faciliterà l’approvazione della legislazione proposta dalla nuova amministrazione. Quali sono i due pilastri su cui Trump ha costruito la sua vittoria? Corsello non ha dubbi: immigrazione e inflazione. Il rappresentante repubblicano ha vinto perché il potere d’acquisto della middle-class USA, nonostante gli aumenti salariali, è sceso del 24%-25% negli ultimi anni.
“Il paradosso – ha proseguito il country head Italia di Allianz GI – è che Donald Trump rischia di innescare un nuovo aumento dell’inflazione perché le sue politiche interverranno in uno scenario economico completamente differente da quello del suo primo mandato”. Otto anni fa, nel 2017, Trump vinse solo pochi anni dopo la crisi del 2009, in uno scenario economico ancora incerto. Oggi entra alla Casa Bianca con una crescita economica sopra il trend e l’inflazione ancora superiore al target della Fed. La battaglia contro l’immigrazione, le politiche di stimolo economico e l’approvazione di nuovi dazi, rischiano di rilanciare l’inflazione, ovvero il nemico che degli statunitensi che ha portato alla sua elezione.
“Per questo motivo – ha spiegato Corsello – il mercato finanziario ha iniziato a prezzare nel titolo di Stato decennale statunitense, timori che vanno in questa direzione. L’azionario invece ha reagito bene in vista della riduzione della tassazione e della deregolamentazione promesse da Trump”. Attenzione, però, perché lo scenario potrebbe complicarsi. Riprende il responsabile per l’Italia di Allianz GI: “La curva dei rendimenti dei titoli di Stato USA finora ha reagito in maniera opposta al taglio dei tassi di interesse Fed. Cosa significa? I mercati finanziari stanno segnalando un errore di politica monetaria: stanno dicendo alla Fed che sta tagliando i tassi di interesse quando non ce ne sarebbe bisogno. Ciò rischia di generare inflazione e far salire i rendimenti, danneggiando l’azionario. Ritengo che con un rendimento del decennale tra il 4,75% e il 5%, il mercato azionario sarebbe a rischio e inizierei ad acquistare duration”. “Non è detto però – è la conclusione – che tutta la retorica elettorale di Trump si trasformi in realtà. La minaccia dei dazi, per esempio, potrebbe essere la classica pistola messa sul tavolo da un abile negoziatore”.