Dopo poco più di un mese l’euro si è riaffacciato, mercoledì 26 ottobre, sopra la linea di parità contro il dollaro Usa. Lo ha fatto proprio il giorno prima della riunione della Banca centrale europea che ha deciso di rialzare i tassi di interesse dello 0,75% come atteso dal mercato. Dove sta allora il merito di questo ritorno (temporaneo)? Più che dall’attesa per la riunione di Francoforte e dall’uscita di dati economici, la valuta unica europea è stata spinta dall’onda lunga delle indiscrezioni rilanciate dal Wall Street Journal sulla postura della Federal Reserve. Secondo il quotidiano economico statunitense la Fed sarebbe in procinto di decidere una modifica nel percorso di rialzo dei tassi di interesse.
La svolta Fed potrebbe arrivare dopo dicembre
Nella riunione del 2 novembre il Comitato di politica monetaria della Banca centrale Usa effettuerà il quarto rialzo “inusuale” – secondo la definizione data dal presidente Jerome Powell – consecutivo di 0,75 punti base. I tassi sui Fed Funds verranno così portati nell’intervallo 3,75%-4%. La mossa è scontata dal mercato. Quello che al momento non è scontato è che la Banca centrale Usa inizi a pensare di ridurre il passo della manovra a partire dalla riunione successiva a quella di dicembre, riducendo l’ampiezza dei rialzi a +0,5%. Il mercato ha dimostrato di credere all’indiscrezione rilanciata dal Wall Street Journal sull’esistenza di una simile possibilità e il dollaro ha allenato la pressione sulle altre valute, euro compreso.
Ma anche la Bce potrebbe intenerirsi
Il ritorno dell’Eur/Usd sopra la parità è durato poco. Già nella seduta di giovedì la riunione della Banca centrale europea ha rispedito la valuta unica europea sotto quota 1. Cosa è accaduto? La Bce ha accompagnato la decisione di rialzare i tassi di interesse dello 0,75% – secondo rialzo “inusuale” consecutivo – con una nota di minore rigidità rispetto al recente passato. Ora il tasso di rifinanziamento principale in Europa si attesta al 2%, quello sui depositi all’1,5% e quello sui prestiti marginali al 2,5%. “Saranno necessari ulteriori rialzi”, ha confermato il governatore della Bce Christine Lagarde. Tuttavia, nel comunicato di accompagnamento alla decisione non appare più il termine “numerosi”. Inoltre è stata rimandata alla riunione di dicembre la discussione sull’inizio del tightening. Il mercato vi ha visto un accenno di frenata della Bce e ha rispedito il cambio Eur/Usd sotto la linea di parità.
Eur/Usd, e ora?
Ora l’attenzione va per forza di cose spostata sui dati di inflazione e di crescita. Da questo punto di vista si possono trarre due osservazioni. La prima è che l’inflazione appare aver svoltato negli Stati Uniti ma non in Europa. La seconda è che in entrambe le economie ci sono segnali di indebolimento ma gli scricchiolii sono più forti nell’area euro. Vediamo i dati di inflazione:
- Inflazione Usa: dopo il picco di giugno al 9,1% i prezzi al consumo rimangono forti ma in rallentamento: +8,5% a luglio; +8,3% ad agosto e +8,2% a settembre;
- Inflazione Eurozona: il crescendo dei prezzi al consumo è ancora in corso con un rialzo dell’8,9% in luglio, del 9,1% in agosto e del 9,9% in settembre.
A queste rilevazioni vanno aggiunte quelle diffuse oggi dai più importanti paesi europei. In Francia la rilevazione preliminare dei prezzi al consumo in ottobre ha registrato una crescita dell’1% contro attese a +0,5%, in Italia il balzo è stato del 3,5% contro attese a +1,2%. Il dato tedesco verrà pubblicato alle 14:00 ed è atteso a +0,6%.
Le cifre appena viste fanno pensare che mentre la Fed potrebbe permettersi di rallentare il passo e osservare l’effetto della manovra finora messa in atto, la Bce proseguirà a mantenersi più rigida per evitare pericolose fughe in avanti delle aspettative di inflazione. Nonostante la governatrice della Bce sia consapevole e abbia dichiarato che molta parte dell’inflazione europea è generata dal contesto energetico e geopolitico, non controllabili con la politica monetaria, le sue dichiarazioni fanno capire che l’inflazione è ancora troppo alta.
L’analisi tecnica e le strategie operative sull’Eur/Usd
La bilancia delle banche centrali appare quindi spostarsi sul lato della moneta unica europea. L’euro, dopo aver perso nuovamente la linea di parità contro il dollaro oggi ha riguadagnato terreno dopo la diffusione dei dati preliminari sui prezzi al consumo in Italia e Francia. Tra i segnali tecnici da prendere in considerazione sul grafico Eur/Usd a sostegno di una svolta nel rapporto di cambio, c’è la rottura al rialzo della linea di tendenza ribassista che dai massimi di febbraio (prima dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia) ha accompagnato l’euro fino al minimo di 0,9535 contro il biglietto verde. La violazione è avvenuta lo scorso 25 ottobre e ha favorito l’allungo verso la linea di parità e oltre, verso 1,009. Il ritracciamento in corso non inficia uno scenario che al momento appare favorevole alla valuta unica europea. In particolare, un ritorno sopra la parità potrebbe favorire un nuovo test a 1,009 livello oltre il quale l’Eur/Usd prenderebbe la direzione verso area 1,02. Sotto 0,99, per contro, il cambio potrebbe andare a cercare appoggio in area 0,986/985.
Cambio euro/dollaro: le strategie operative con i Certificati Turbo24 di IG
Per quanto riguarda l’operatività, si potrebbero valutare strategie long a partire da 1,0025 con target a 1,0199 e stop loss a 0,9925. Per questo tipo di operatività può essere utilizzato un Certificato Turbo24 di IG con facoltà long su EurUsd che abbia il livello di Knock-Out (KO) inferiore alla zona scelta per lo stop loss indicato.
Nel dettaglio, il Certificato Turbo24 Long con ISIN DE000A2363V3 propone un livello di KO a 0,873849 e leva 9. Per trovare la corretta size di ingresso a mercato, ricordiamo di controllare il moltiplicatore, sotto la voce info. L’ammontare massimo che si potrà perdere non supererà in ogni caso l’investimento iniziale: perché ciò accada il cambio Eur/Usd dovrà raggiungere il livello di KO del Certificato.