Quali sono le banche italiane che accettano Bitcoin e criptovalute? Ce ne sono molte ad includerle nei loro prodotti, nonostante gli istituti guardino con un misto di sospetto e timore al fenomeno degli asset digitali. Dinanzi al boom della finanza decentralizzata, al proliferare di piattaforme e all’interesse crescente dei clienti, diverse banche hanno inglobato le criptovalute tra i propri servizi di investimento e seguono con attenzione sempre crescente le evoluzioni della tecnologia blockchain. Ecco quali intermediari consentono di investire e a che condizioni.
Le banche italiane che accettano Bitcoin e criptovalute
Innanzitutto, bisogna specificare che non è possibile comprare Bitcoin in banca e che nessuna banca italiana consente depositi in BTC: per l’acquisto e la vendita delle criptovalute esistono migliaia di exchange specializzati, che permettono di tenere le crypto nei loro portafogli digitali. Trattandosi di strumenti quotati, molti investitori che guardano alle criptovalute come riserva di valore preferiscono gli ETP (Exchange Traded Products) su Bitcoin, Ethereum e altre valute all’acquisto diretto tramite piattaforme di negoziazione come eToro e Coinbase.
Venendo alle mosse delle banche italiane, Banca Generali, uno dei maggiori player nella gestione del risparmio, ha avviato dal 2020 il progetto BG Conio, il servizio realizzato con l’exchange italiano Conio e totalmente integrato nell’app di mobile banking del gruppo per comprare e vendere Bitcoin in autonomia, con addebito diretto sul conto corrente, senza doversi affidare a piattaforme esterne. Il punto di forza di BG Conio è una soluzione di custodia che si basa su un sistema multi-firma, con Banca Generali che custodisce la terza chiave di sicurezza per conto del cliente, consentendogli di recuperare i propri Bitcoin in caso di necessità.
L’unico limite è che BG Conio non permette di effettuare pagamenti in Bitcoin o acquistare strumenti finanziari pagando nella più diffusa delle criptovalute. Come l’istituto triestino, anche Banca Sella è da sempre all’avanguardia nell’innovazione. Tramite la neo-bank digitale Hype, il gruppo include la possibilità di acquistare, vendere, gestire e scambiare Bitcoin dall’app, creando un portafoglio collegato al conto. Inoltre, con l’app Sella XTrading si possono acquistare ETP sui Bitcoin. In aggiunta, in collaborazione con il centro di innovazione Milano Hub realizzato dalla Banca d’Italia, Sella sta testando l’emissione di una propria stablecoin. È in fase di sperimentazione l’escrow, un servizio di conto deposito in garanzia che utilizza smart contract per automatizzare incassi e pagamenti per contratti commerciali.
Bitcoin e criptovalute: le banche italiane all’avanguardia
Tra le varie attività svolte da Fineco Bank c’è quella di permettere ai propri clienti gli investimenti in Bitcoin e criptovalute. L’istituto prevede tre modi per fare trading sulle crypto: negoziando i CFD (Contract For Difference, contratti per differenza) con sottostante Futures su Bitcoin ed Ethereum al rialzo o al ribasso; acquistando gli ETP su strumenti con sottostante Bitcoin, Ethereum e Ripple nei mercati regolamentati; investendo sulle Knock Out Options con sottostante CFD sui Futures su Bitcoin ed Ethereum. Con Fineco, quindi, non si opera direttamente su criptovalute ma su strumenti ad esse collegati.
Discorso simile per Directa, che permette di negoziare 12 CFD su criptovalute di LMAX (Bitcoin, Ethereum, Bitcoin Cash, Litecoin, Ripple, Solana, Cardano, Avalanche, Dogecoin, Polkadot, Chainlink, Polygon) e una numerosa serie di ETF e certificati di – tra gli altri – 21Shares, WisdomTree, ETC Group e CoinShares. Anche Mediobanca ha aperto all’innovazione nel mercato dei Certificates con la piattaforma Agora Platform basata su smart contract e Distributed Ledger Technology (DLT), mentre con CheBanca! non offre prodotti direttamente riconducibili a criptovalute ma il fondo tokenizzato Mediobanca Global Multimanager 35, primo esempio in Italia tra gli operatori del risparmio gestito.
Intesa San Paolo, Banco BPM e BPER Banca non consentono ai correntisti di investire direttamente in Bitcoin e crypto. UniCredit, la più grande banca d’Italia, ha pubblicato sul suo portale un comunicato ufficiale in cui chiarisce che “attualmente non effettua alcuna attività di investimento in criptovalute (valute virtuali) né per conto dei propri clienti, né per conto proprio”, ma partecipa con altre otto banche internazionali (Deutsche Bank, HSBC, KBC, Natixis, Rabobank, Nordea, Société Générale e Santander) al progetto We.Trade, la prima piattaforma blockchain per gestire, monitorare e tutelare gli scambi commerciali tra imprese europee.
Banca Mediolanum ha affidato alla blockchain di Ethereum il processo di certificazione dell’immodificabilità della dichiarazione non finanziaria e sta pianificando l’introduzione di servizi di investimento crypto da affiancare a titoli azionari e obbligazionari. BNL Paribas ha stretto un accordo con Metaco, società svizzera di custodia crypto parte dell’ecosistema Ripple. Accanto ad azioni, obbligazioni, CW e Certificates, Widiba e Saxo includono gli ETF (ma non il servizio di criptovalute) nelle loro piattaforme di trading online.
Al momento tutti questi istituti, come la divisione BancoPosta di Poste Italiane, preferiscono tenere d’occhio gli utilizzi della tecnologia blockchain per migliorare l’efficienza e la sicurezza dei propri sistemi. In Italia, per adesso, non ci sono banche settoriali focalizzate unicamente su criptovalute e tecnologia blockchain. Naturalmente i clienti di tutti gli istituti italiani interessati ad investire in asset digitali, possono acquistare un’ampia gamma di crypto attraverso exchange affidabili oppure chiedere al proprio istituto di sbloccare l’operatività (dove previsto) su prodotti come gli ETP su Bitcoin negoziati a Francoforte. Tutta un’altra storia, infine, per gli operatori commerciali che in Italia accettano pagamenti in Bitcoin: come risulta da Coinmap.org, gli esercenti e ATM attivi sono 1.120 e la tendenza è destinata ad aumentare.