Per scaramanzia è meglio non dirlo a voce troppo alta ma forse i mercati finanziari e l’economia mondiale si stanno “normalizzando”. I tassi di interesse sono usciti dalla lunga parentesi di quota zero, l’inflazione è tornata a essere il nemico da combattere, le obbligazioni sono tornate a fare le obbligazioni e le catene di fornitura globali stanno ritrovando un nuovo equilibrio. In questo scenario, che ha comunque diversi punti caldi ancora in azione, come per esempio la guerra tra Russia e Ucraina, c’è chi guarda ai prossimi anni e a quali potrebbero essere gli investimenti più interessanti.
Un esercizio che ha provato a fare Matteo Astolfi, responsabile Client group Italy di Capital Group, selezionando 10 temi di investimento per il 2023 che potrebbero estendersi anche ai prossimi anni.
Investimenti, i 10 temi per il futuro
Gli eventi degli ultimi anni, a cominciare dalla pandemia, hanno trasformato il mondo in cui viviamo. Matteo Astolfi parla di “nuova realtà” che potrebbe definire i mercati globali nel prossimo decennio e che rende necessario un riallineamento di aspettative da parte degli investitori. Le linee lungo le quali gli investimenti potrebbero muoversi nei prossimi anni sono dieci:
- Dividendi
- Nuova crescita
- Leader globali
- Salute
- Rinascimento industriale
- Reshoring
- Obbligazioni core
- Credito
- Alto rendimento selettivo
- Il nuovo 60/40

I dividendi non hanno mai abbandonato le strategie degli investimenti. La pandemia da Covid-19 ha rappresentato un intervallo che ora è stato ampiamente superato. Matteo Astolfi ritiene che con il rallentamento della crescita e l’aumento del costo del capitale le cedole torneranno a garantire un contributo di stabilità ai rendimenti dei portafogli. “I dividendi hanno rappresentato solamente il 16% dei rendimenti totali negli anni 2010, ma la media storica si è attestata intorno al 38%, con un picco al 72% durante l’inflazione degli anni Settanta” osserva Astolfi che individua le opportunità migliori nei settori industriali, nei servizi di pubblica utilità e nella sanità.
Il secondo tema porta a distinguere le imprese che sono inserite in settori ormai maturi, con una concorrenza serrata che porta a una riduzione dei margini, dalle imprese che “stanno semplicemente attraversando un rallentamento ciclico”. Tra le prime, secondo Astolfi, ci sono le società di streaming di contenuti e i social network. In questo caso “gli investitori devono focalizzarsi maggiormente sulla redditività delle compagnie rispetto al passato. Tra le seconde, le società di “nuova crescita”, ci sono il cloud e i chip, su cui il manager di Capital Group afferma: “A nostro avviso, i fondamentali aziendali delle aziende cloud rimangono solidi, ma il mercato le sta forse penalizzando tanto quanto i titoli tech più problematici. Non sappiamo cosa accadrà nei prossimi 12 o 18 mesi, ma pensiamo che l’industria dei chip potrebbe essere destinata a una solida ripresa ciclica”.
I leader globali non passano mai di moda. Le multinazionali che dominano nei loro settori sono più in grado dei concorrenti di adattarsi al cambiamento degli scenari. Tra i preferiti di Capital Group ci sono i “supertanker”, che Astolfi definisce come società dominanti che generano un solido flusso di cassa, vantano vantaggi competitivi robusti e hanno la capacità di finanziare la loro stessa crescita, in settori come quello sanitario, dei semiconduttori e delle assicurazioni”.
Anche grazie al drammatico contributo del Covid oggi il settore sanitario è all’apice. Le società farmaceutiche hanno fatto grandi investimenti nella ricerca e oggi hanno pipeline di trattamenti all’avanguardia per risolvere alcune delle problematiche sanitarie più complesse e di più lunga data. Matteo Astolfi cita gli esempi di Ely Lilly e Novo Nordisk che hanno sviluppato trattamento contro l’obesità che possono ridurre il peso corporeo fino al 25%. Oppure Astrazeneca che oggi è leader nell’oncologia con terapie per il tumore al polmone, alla vescica e al seno. “Il sequenziamento genetico è un’altra innovazione chiave che ha importanti conseguenze sulla salute e gli investimenti” conclude.
Le diverse crisi degli ultimi anni, in particolare quelle delle catene di fornitura globali, hanno fatto capire ai paesi quanto sia importante avere un solido settore industriale. Per Astolfi l’aumento delle spese in conto capitale potrebbe gettare le basi per un rinascimento dell’industria di cui l’Europa sarebbe alfiere. In particolare nei settori della sicurezza energetica, aerospaziale e difesa.
Strettamente legato al tema precedente è quello del reshoring delle filiere produttive, messe in crisi dalla pandemia. Molte aziende stanno prendendo provvedimenti per diversificare le loro operazioni manifatturiere, ponendo l’accendo sull’affidabilità e la sicurezza piuttosto che sui costi e l’efficienza”. Non significa abbandonare la produzione in Cina quanto affiancarli con produzioni in altre aree del mondo che possano servire i mercati più da vicino. “Le aziende che agevolano tale transizione, come gli enabler dell’automazione giapponesi o i REIT in India, potrebbero essere ben posizionate per trarre vantaggio da questa tendenza”.
Ha un respiro meno ampio in termini temporali ma è un tema già pronto da sfruttare quello del reddito fisso. “Il potenziale rallentamento dell’economia potrebbe rendere le obbligazioni core la star di un portafoglio ben diversificato” spiega Matteo Astolfi, che prosegue: “L’aumento dei rendimenti e una Federal Reserve USA che si appresta a concludere il suo ciclo di rialzi consentono ai fondi obbligazionari core di generare rendimenti complessivi intorno al 5% e fornire ancora una volta equilibrio a un portafoglio”.
Rallentamento dei tassi di interesse e raffreddamento dell’inflazione rimetteranno al centro dell’attenzione i fondamentali creditizi. Ci sono oggi sui mercati obbligazioni investment grade, high yield, emergenti e debiti cartolarizzati che offrono, secondo Capital Group, punti di ingresso interessanti per gli investitori di lungo periodo. “L’opportunità in termini di rendimento complessivo è più interessante rispetto agli ultimi anni perché i rendimenti più elevati possono aiutare a proteggere dalla volatilità del mercato obbligazionario” commenta Astolfi.
Sull’high yield il manager di Capital Group sottolinea la necessità di mantenersi selettivi, anche se non è attesa una volatilità dei prezzi come quella che ha fatto seguito alla crisi finanziaria globale e all’avvio della pandemia. “Per esempio, il mercato obbligazionario high yield USA oggi ha una qualità superiore in media, con solo l’11% di obbligazioni che hanno un rating tripla C o inferiore, al 31 dicembre 2022, in calo dal 20% di dicembre 2007” puntualizza il manager”.
Infine, i portafogli 60/40, dati per morti nella fase più intensa della repressione finanziaria e nel corso del 2022 che ha visto la diversificazione tra azioni e obbligazioni annullarsi. Secondo Capital Group, per la prima volta dopo anni potrebbe essere possibile ricercare rendimenti complessivi poco inferiori al 10% investendo in obbligazioni core e titoli che versano dividendi senza assumersi un rischio inutile o ricercare il rendimento.