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Fondi sovrani: ecco quali sono le asset class preferite – BorsaNews24

2025/02/18 1

Il reddito fisso rimane l’asset class preferita dei fondi sovrani, nonostante le perdite nei portafogli di investimento registrate lo scorso anno a causa del forte aumento dei tassi di interesse operato dalle Banche centrali. Perdite figurative, almeno finché le obbligazioni non vengono cedute sul mercato. Tuttavia, proprio a causa di quanto successo lo scorso anno la strategia di investimento sui bond è stata modificata. All’approccio “set and forget” si affianca, in aumento, la preferenza per una gestione più attiva.

È quanto emerge dall’Invesco Global Sovereign Asset Management Study, il principale indicatore dell’attività degli investitori sovrani basato sulle opinioni di 142 direttori finanziari, responsabili di asset class e strategist di portafoglio senior di 85 fondi sovrani e 57 Banche centrali, per un totale di asset in gestione pari a 21.000 miliardi di dollari.

 

Più obbligazioni che azioni

Il reddito fisso è l’asset class che i fondi sovrani sono più propensi ad aumentare nella loro asset allocation strategica nel corso dei prossimi dodici mesi, con il 28% di allocazione netta, superando le infrastrutture (25%), il private equity (21%), le azioni quotate (15%) e il real estate (9%).

Tuttavia, l’incapacità del reddito fisso di proteggere i portafogli dalla correzione dei prezzi degli asset del 2022 ha cambiato il modo in cui gli investitori sovrani percepiscono l’asset class. “Sebbene i rendimenti medi nel 2022 siano stati negativi, i risultati sono stati caratterizzati da una notevole variabilità” ha commentato Rod Ringrow, head of Official Institutions di Invesco. I migliori risultati sono stati generati da chi ha riconosciuto i rischi posti dai prezzi gonfiati degli asset e ha come conseguenza a apportato modifiche sostanziali al portafoglio. “La lezione chiave del 2022 è stata che i sovrani devono essere pronti a dimostrare una maggiore flessibilità e reattività alle condizioni di mercato” ha ripreso Ringrow.

In questo senso deve essere considerato l’interesse per le asset class alternative al reddito fisso tradizionale (sovrano e investment grade) come il credito privato, l’alto rendimento e il credito infrastrutturale. “Il credito privato – spiega la ricerca di Invesco – viene oggi gestito grazie a team specializzati e risulta attraente per i profili di rischio -rendimento favorevoli dei fondi, gli elevati livelli di liquidità, la trasparenza e la diversificazione, dato che la maggior parte dei fondi sono su larga scala e investono in un’ampia gamma di emittenti”.

 

Sale l’attenzione per mercati emergenti e asset privati

Il portafoglio dei fondi sovrani si arricchisce anche di altre asset class che negli ultimi anni hanno vissuto un veloce processo di sviluppo, come i mercati emergenti e gli asset privati. In particolare, i mercati emergenti hanno assunto importanza in quando sono stati in grado di rispondere alla necessità di generare rendimento a fronte di titoli investment grade caratterizzati, fino allo scorso anno, da rendimenti negativi. Nemmeno il ritorno di yield interessanti sull’IG cambierà la situazione nei prossimi tre anni, durante i quali il 71% degli investitori sovrani ritiene che gli emergenti eguaglieranno o miglioreranno la performance dei mercati sviluppati.

Come conseguenza, il 29% degli investitori intende aumentare la propria allocazione all’Asia-Pacifico emergente contro il solo 15% che guarda invece all’APAC sviluppata. Notevole anche la quota di investitori sovrani, il 22%, che vogliono dedicare più attenzione all’America Latina.

Tra gli asset privati sono invece le infrastrutture l’area nella quale i fondi sovrani intendono investire di più nei prossimi anni. In particolare si registra un notevole interesse per la produzione di energia rinnovabile (81% del campione) e per la trasmissione e fornitura di energia (65%), percentuali in aumento dopo la crisi energetica scoppiata all’indomani dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia.

L’interesse diminuisce sensibilmente quando si parla di investimenti caratterizzati da una leva più elevata. Su questo fronte gli investitori sovrano sono molto selettivi, tanto da aver rinunciato per questa ragione a operazioni di investimento nel settore immobiliare (48%), nel private equity (49%) e nelle infrastrutture (43%). Peraltro, dalla ricerca condotta da Invesco emerge una generalizzata sfiducia sull’immobiliare, in particolare uffici e retail, che ha spinto verso una diversificazione in ambito industriale, sanitario e data center.

Fondi sovrani sempre più verdi

Il tema della sostenibilità è ovviamente presente nelle decisioni di investimento dei fondi sovrani. In particolare appare chiara, dai risultati della ricerca, la loro volontà di sostenere la transizione energetica. Tra il 2017 e il 2023, il numero di fondi sovrani con politiche ESG è passato dal 46% al 79% e dall’11% al 59% per le Banche centrali. La crescente importanza dell’ESG era inizialmente dovuta ai rischi a lungo termine sui rendimenti causati dal clima: nel 2020, “migliorare i rendimenti” e “ridurre i rischi” erano le motivazioni principali per l’adozione di politiche ESG. L’invasione russa dell’Ucraina, tuttavia, ha sottolineato l’importanza della sicurezza energetica e ha suscitato un’urgenza ancora maggiore, tanto che quest’anno si è registrato il tasso più rapido di adozione di ESG sia tra i fondi sovrani che tra le Banche centrali.

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