L’euro ha perso quota nei confronti del dollaro da inizio febbraio, con l’EUR/USD in calo di circa 1,5 punti percentuali a 1,07. Gli investitori stanno prendendo coscienza che la politica monetaria della Federal Reserve non sarà così accomodante per come si aspettavano e hanno ripreso a comprare dollari. Dopo l’ennesimo monito lanciato dal governatore della Fed Jerome Powell nell’ultima riunione ufficiale e i dati sull’inflazione americana di questo martedì, si è allontanata l’ipotesi che la Banca centrale statunitense possa tagliare i tassi per quest’anno. Ciò significa che è venuta meno la prospettiva che la Bce possa ridurre il divario nel livello dei tassi di interesse rispetto alla Fed e con lei la possibilità di vedere un rafforzamento dell’euro a breve termine.
Tuttavia è difficile immaginare una permanente debolezza della moneta unica alla luce di quanto ribadito dal presidente della Banca centrale europea Christine Lagarde nel meeting del 2 febbraio. L’ex-FMI ha detto che a marzo il costo del denaro subirà un’altra stretta di mezzo punto percentuale, ma soprattutto ha lasciato aperte le porte perché la mossa possa ripetersi anche negli incontri di maggio e giugno. Secondo un sondaggio realizzato da Reuters dal 10 al 15 febbraio su 57 economisti, gli interpellati ritengono che il tasso terminale sui depositi potrebbe salire oltre il 3,25% atteso.
Euro: ecco perché comprare adesso
David Adams, responsabile della strategia FX presso Morgan Stanley, sostiene che l’euro potrà rafforzarsi grazie alla Bce. Lo stratega osserva in particolare lo spread forward tra i rendimenti a 3 mesi e quelli a 18 mesi. Mentre negli Stati Uniti tale divario è invertito, nella zona euro è rimasto piatto. Ciò significa che la Bce ha ancora spazio per aumentare il costo del denaro per frenare l’inflazione senza doversi preoccupare troppo dell’impatto sull’economia. “Quando sarà invertito anche in Europa avremo il segnale che la restrizione monetaria della Bce è sufficiente”. L’inversione dello spread è tra l’altro coerente con la possibilità che arrivi una recessione. Il fatto che in Europa sia relativamente piatto significa che tassi più alti sono sopportabili.
L’esperto inoltre non è convinto che lo spread forward in Europa si invertirà come accaduto negli Stati Uniti. L’economia europea potrebbe mantenersi particolarmente resiliente: “L’anno scorso gli investitori erano scettici sulla previsione della Bce secondo cui l’area dell’euro avrebbe potuto evitare la recessione, dato che i prezzi dell’energia erano costosi. Ora invece cominciano a pensare che l’Europa possa evitare la recessione” ha affermato. In definitiva, lo stratega di Morgan Stanley punta sull’euro, che potrebbe guadagnare posizioni. In particolare potrebbe farlo nei confronti della sterlina. Morgan Stanley aveva raccomandato agli investitori di assumere una posizione lunga su EUR/GBP nel mese di novembre, con la convinzione che entro la fine del 2023 il cambio sarebbe salito sopra 0,93, rispetto a un valore di 0,8875 di oggi.