Il franco svizzero sembra aver rallentato la sua straordinaria corsa estiva, allontanando il cambio EUR/CHF dal minimo di agosto a 0,9551. Ora il cambio staziona intorno a 0,9740, riavvicinandosi a quella parità che è stata violata per la prima volta dal 2015. Da quando cioè il governatore della Swiss National Bank, Thomas Jordan, rimosse inopinatamente il peg 1,20 segnando una delle pagine più nere della storia dei mercati delle valute.
A ridare maggiore fiducia all’euro è l’attesa per un atteggiamento aggressivo della BCE nella riunione di domami. Un possibile rialzo dei tassi d’interesse dello 0,75% appare quasi inevitabile, il che alimenta le speculazioni sul fatto che gli asset in euro renderanno di più. Soprattutto in rapporto al franco svizzero, il cui ritorno è praticamente nullo, e che anche nella sua versione di valuta rifugio per gli operatori di mercato risulta particolarmente costoso.
EUR/CHF: dove è diretto il cambio?
A partire dal mese di giugno e fino al 23 agosto per l’EUR/CHF è stato un travaglio costante, con un ribasso di oltre il 7%. La mossa che ha innescato le vendite è stata la decisione della Banca centrale svizzera di alzare i tassi di mezzo punto percentuale per la prima volta dal 2007. In un contesto in cui in Europa il timore per l’arrivo di una recessione a causa della crisi energetica si è accresciuto progressivamente, gli investitori hanno trovato nell’aumento del costo del denaro svizzero il miglior pretesto possibile per rifugiarsi in un asset considerato da sempre ideale nei momenti di incertezza.
In Svizzera il tasso d’inflazione non è paragonabile a quello Europeo, ma l’SNB ha scelto di anticipare le mosse e preoccuparsi dell’incremento dei prezzi al consumo piuttosto che della crescita economica, laddove l’economia svizzera si mantiene sempre forte. Adesso però molto dipende dalla riunione BCE di domani e dalle parole di Christine Lagarde nella conferenza stampa successiva al meeting, ma anche da cosa deciderà di fare Jordan quando si riunirà la Swiss National Bank due settimane dopo.
Dal governatore svizzero c’è da aspettarsi di tutto. A giugno si era impegnato a intervenire direttamente nel mercato valutario per sostenere il franco se questo si fosse indebolito. Ma sono troppe le cose che fanno preferire il franco svizzero all’euro al di là del discorso legato al carry trade. La Svizzera non è dipendente dal gas russo come l’Europa e questo già basterebbe per intuire come si potrebbe evolvere il rapporto tra le due valute in chiave inflazionistica. Questa è sicuramente una prova di forza, che potrebbe tenere Berna lontana dal far sentire la sua presenza nel mercato per calmare l’aumento dei prezzi.
“Finché la geopolitica peserà sull’euro, il franco svizzero ne sarà un beneficiario”,
ha dichiarato Alan Ruskin, chief international strategist di Deutsche Bank AG. L’opinione è avallata da Stephen Jen, amministratore delegato dell’hedge fund Eurizon SLJ Capital Ltd., che ha asserito come l’economia svizzera sia gestita molto bene, con conti in surplus e afflussi di capitale. Ragion per cui, a suo avviso, tutti scelgono di mettere i loro soldi in Svizzera per una questione di sicurezza. Daniel Tenengauzer, head of Markets Strategy di Bank of New York Mellon invece ha affermato che i trader si stanno chiedendo se abbia davvero senso prendere posizioni lunghe su EUR/CHF a questi prezzi, sebbene la crisi energetica europea, l’elevata inflazione e il rallentamento della crescita incoraggino le vendite della moneta unica.