Il 2 dicembre 1942 il primo reattore nucleare venne avviato a Chicago, negli USA. Da allora l’energia atomica non ha mai smesso di dividere chi la teme da chi la considera indispensabile per l’approvvigionamento di energia pulita, in quanto non produce emissioni di gas serra. Il tema dell’energia nucleare è tornato di primaria importanza con la crisi energetica scaturita dalla guerra tra Russia e Ucraina. Anche se alcune nazioni hanno rinunciato alle proprie centrali nucleari, come la Germania che ha recentemente fermato i suoi ultimi tre impianti ancora attivi, la ricerca sta facendo grandi passi avanti per migliorare la tecnologia.
“Nel dicembre 2022, i ricercatori statunitensi hanno raggiunto una svolta nella fusione nucleare, generando per la prima volta nella storia più energia di quella consumata nel processo di fusione. Questa tecnologia futura, così come i nuovi approcci, per esempio i reattori a sali liquidi, potrebbero prestare un contributo molto importante al nostro approvvigionamento energetico nel medio e lungo termine” ha commentato Martijn Rozemuller, amministratore delegato di VanEck Europe.
Il nuovo ETF su uranio ed energia nucleare di VanEck
VanEck, società di gestione specializzata in ETF tematici su temi innovativi, ha aggiunto alla sua gamma un nuovo fondo passivo focalizzato sul tema dell’energia nucleare, il VanEck Uranium and Nuclear Technologies UCITS ETF, identificato dal codice ISIN IE000M7V94E1 e dal ticker NUCL su Borsa Italiana.
L’ETF, il cui portafoglio al 19 aprile 2023 è composto da 25 azioni di società specializzate nel settore, è denominato in dollari USA e investe in azioni si imprese che realizzano la maggior parte dei propri ricavi da attività legate all’uranio o a infrastrutture per l’energia nucleare. L’asset manager avverte tuttavia che nel portafoglio sono presenti attualmente anche società che realizzano meno del 50% dei profitti dal settore dell’energia nucleare. Questo perché, al momento, non esiste un bacino di società focalizzate abbastanza ampio. In futuro, tuttavia, VanEck conferma la volontà di concentrarsi solo sulle società cosiddette “pure play”.
Il KID, il documento contenente le informazioni chiave, classifica l’ETF VanEck Uranium and Nuclear Technologies UCITS in classe 5 su una scala di rischio da 1 a 7, posizionamento giustificato dal fatto che si tratta di un ETF azionario concentrato su un settore. Il TER è stato calcolato allo 0,55% annuo. L’ETF è a replica fisica del sottostante, ad accumulazione dei profitti e prevede un riequilibrio trimestrale con riferimento l’indice MarketVector Global Uranium and Nuclear Energy Infrastructure Index che può anche includere fondi quotati che replicano il prezzo spot dell’uranio o investono in uranio fisico.
Il portafoglio dell’ETF
Il portafoglio del VanEck Uranium and Nuclear Technologies UCITS ETF vede protagoniste tre nazioni: Canada e Giappone, con circa il 30% del peso complessivo del fondo (dati al 31 marzo 2023), seguite dagli Stati Uniti con il 24% circa. Quote di minori dimensiono sono investite in azioni sud coreane (8,38%), australiane (4,32%) e del Regno Unito (1,24%).
I titoli industriali rappresentano poco più della metà del peso del portafoglio (52,9%), seguite dalle azioni di società che operano nel settore energetico con il 36,9%. La maggioranza sono società di grandi dimensioni, con una capitalizzazione superiore ai 5 miliardi di dollari (54,8%) con una quota di aziende a media capitalizzazione che si attesta al 35,2% e il resto a piccola capitalizzazione.
Il fondo è classificato articolo 6 secondo la normativa Sfdr: vengono escluse le che hanno commesso gravissime violazioni delle norme sociali, che generano ricavi con armi controverse o che superano determinate soglie di vendita in vari settori critici, tra cui i combustibili fossili.
All’interno del portafoglio, secondo le rilevazioni aggiornate al 19 aprile 2023, spiccano le posizioni su Cameco, uno dei più grandi fornitori globali di combustibile da uranio, con il 15,23%, Bwx Technologies, che fornisce combustibile e parti per le centrali nucleari con l’8,39%, Uranium Energy con il 6,61%, Hitachi con il 5,54% e Toshiba con il 5,38%.