Donald Trump non indebolirà il dollaro USA. La rassicurazione arriva da Scott Bessent, gestore di hedge fund ma soprattutto alto consigliere economico nonché sostenitore della campagna elettorale del leader repubblicano. Bessent ha donato finora oltre 2 milioni di dollari a Trump nella corsa alle presidenziali e, secondo molti, potrebbe essere il prossimo segretario al Tesoro degli Stati Uniti qualora il magnate venisse eletto alla Casa Bianca a novembre. Una nuova amministrazione Trump “sosterrà un dollaro forte, in linea con la politica decennale degli Stati Uniti e non cercherà di svalutarlo”, ha dichiarato Bessent. Questo perché Trump sostiene il biglietto verde “come valuta di riserva, che può salire e scendere in base al mercato”. Pertanto, “se si hanno buone politiche economiche, si avrà naturalmente un dollaro forte”, ha aggiunto.
Dollaro USA: perché Donald Trump dovrebbe indebolirlo?
Il dollaro USA si è rafforzato nelle ultime settimane, quando è emerso che la Federal Reserve non darà seguito all’ultimo maxi taglio dei tassi di interesse dello 0,5% nelle future decisioni di politica monetaria. Dopo l’ultima riunione del 17-18 settembre, nella quale il costo del denaro è stato abbassato dello 0,5%, gli investitori hanno cominciato a scontare tagli aggressivi anche nelle prossime riunioni. I dati positivi sull’occupazione americana rilasciati il 4 ottobre hanno allontanato le preoccupazioni di una recessione imminente negli Stati Uniti e di conseguenza la possibilità che la Fed sia estremamente accomodante. Giocoforza il dollaro ha ripreso forza, anche perché altre valute probabilmente verranno svalutate con i prossimi tagli delle altre Banche centrali.
In questo contesto, molti hanno iniziato a prevedere che in caso di ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca verrebbero attuate politiche fiscali che finiranno per indebolire il dollaro USA, come ad esempio il taglio delle tasse alle società dal 21% al 15%. Occorre dire che Trump non ha mai amato una moneta nazionale troppo forte, già durante il suo mandato alla presidenza degli Stati Uniti del 2016-2020. All’epoca si è scontrato ripetutamente con il governatore della Fed, Jerome Powell, reo, secondo Trump, di non avere abbassato abbastanza i tassi di riferimento mentre le altre Banche centrali lo facevano con più convinzione.
Tra l’altro, alcuni studi recenti, come quello del Committee for a responsible federal budget (CRFB), hanno stimato che il deficit federale aumenterebbe con Trump alla Casa Bianca del doppio rispetto a quanto crescerebbe con Kamala Harris. Questo potrebbe mettere sotto pressione il dollaro USA. Sull’argomento, Bessent ha pesantemente criticato il rapporto del CRFB in quanto non “ha pienamente tenuto conto di come il taglio delle tasse consentirà la crescita”. Inoltre, “Trump potrebbe tagliare la spesa smantellando l’Inflation Reduction Act di Joe Biden”, che Bessent ha definito “una macchina per il deficit”.
Un’altra contestazione generale sollevata a Trump attiene al fatto che un dollaro USA più debole, insieme all’espansionismo fiscale, innescherà nuovamente meccanismi inflazionistici. Anche su questo punto Bessent dissente fortemente. “L’idea che Trump sia inflazionistico è assurda. Abbiamo avuto la peggiore inflazione degli ultimi 40 anni sotto Biden-Harris”, ha affermato.