Raccogliere capitali di rischio per un’iniziativa facendo una colletta online. In parole povere è questo l’obiettivo del crowdfunding, una modalità molto diffusa anche in Italia. Tutto ha inizio con la fortuita intuizione della band britannica dei Marillion, che ricorse letteralmente al “finanziamento dalla folla” con una raccolta di fondi online nel 1997 per sostenere le spese del tour in Nord America. Il termine crowdfunding, così come lo conosciamo oggi, venne coniato nel 2006, ma fu Barack Obama, nel 2008, a rendere celebre la pratica a livello mondiale, finanziando la sua campagna elettorale tramite il crowdfunding.
Semplice da utilizzare, sia per chi vuole effettuare la raccolta sia per chi vuole investire, il crowdfunding ha delle regole non scritte che, se applicate, aumentano la possibilità di trasformare una campagna in un successo. “È necessaria una precisazione. Quando il crowdfunding viene utilizzato per raccogliere risorse finanziarie da parte di un’impresa o di una persona fisica destinate a investimenti ed è prevista una remunerazione del capitale investito, si parla di crowdinvesting – spiega Luca Bonati, dottore commercialista e revisore legale, partner dello Studio Bonati -. Questo può avvenire tramite l’offerta di un prestito (modello lending-based) o sottoscrivendo quote del capitale di rischio di una società (modello equity-based). L’elemento chiave è una piattaforma abilitante che attraverso internet metta in contatto impresa e investitore, e finalizza l’investimento”.
I numeri del crowdfunding in Italia
La versione moderna e innovativa dell’antica colletta ha innescato una rivoluzione a nove zeri. Il mercato globale del crowdfunding vale attualmente 1,25 miliardi di dollari. Le prospettive future delineano scenari anche più floridi: 1,41 miliardi di dollari nel 2023, toccando quota 3,62 miliardi di dollari entro il 2030, secondo i dati di Fortune Business Insights, società di studi e ricerche di mercato a livello globale.
Secondo gli ultimi dati, gli Stati Uniti sono il paese con il più alto valore transazionale con 504 milioni di dollari. La campagna di crowdfunding di maggior successo è proprio di un’azienda americana. Cloud Imperium Games, infatti, nel 2017 ha raccolto 34,91 milioni di dollari per finanziare Star Citizen, n gioco di simulazione spaziale.
Il crowdfunding vive una fase positiva anche in Italia. Come mostra l’ultimo Report italiano sul Crowdinvesting, redatto dall’Osservatorio del Politecnico di Milano, nell’ultimo anno, la raccolta annuale per l’equity crowdfunding in Italia è stata pari a 86,64 milioni di euro per i progetti non immobiliari, con un calo significativo nel primo semestre 2023, più 56,42 milioni di euro per quelli immobiliari che invece sono cresciuti). I minibond collocati sui portali ammontano a 20,82 milioni, in netta diminuzione. I portali di lending hanno contribuito nell’ultimo anno con 24,76 milioni di euro prestati a persone fisiche e 39,36 milioni a imprese tramite portali generalisti (in aumento rispetto allo scorso anno) più 115,79 milioni da portali specializzati nell’immobiliare, in buon aumento negli ultimi 12 mesi.

Mamacrowd continua a dominare la classifica con 130,65 milioni di euro raccolti nelle sue campagne (45,87 milioni nell’ultimo anno) seguita da Walliance con 105,04 milioni di cui 36,61 milioni raccolti negli ultimi 12 mesi. CrowdFundMe scende al terzo posto con 90,25 milioni e investimenti negli ultimi 12 mesi per € 18,08 milioni.
Emerge la fotografia di un settore estremamente florido, nonostante piccole battute di arresto. Un parametro interessante raccolto dall’Osservatorio Crowdinvesting 2023 è l’importo minimo di investimento deciso per le diverse campagne. “La ricerca – chiarisce Bonati – evidenzia strategie abbastanza diversificate: nell’1% del totale la soglia minima per le persone fisiche era molto bassa e inferiore a 100 euro, ma solo un caso è stato registrato negli ultimi 12 mesi. Il gruppo più numeroso (il 42%) comprende le campagne con importo minimo compreso fra 500 e 1.000 euro, che negli ultimi 12 mesi hanno acquisito maggiore peso. Abbiamo poi il 41% delle campagne in cui la soglia minima era compresa fra 100 e 499,99 euro, con una forte concentrazione sul chip minimo esattamente uguale a € 250. La percentuale però si sta riducendo con decisione”.
Per quanto riguarda i settori di maggiore successo nel crowdfunding, Bonati identifica l’immobiliare “un segmento in grande espansione che dimostra ampi sviluppi e grandi margini di crescita. Il trend prevalente è senza dubbio il mondo RETAIL in quanto è più facile ed immediato stimolare l’interesse dell’investitore (privato persona fisica) che a sua volta potrà essere un domani anche cliente della società e fruitore del servizio. I settori che continuano a macinare grandi numeri e interessi da parte degli investitori rimangono il tech e il food”.
Crowdfunding per le imprese, le regole per accedere
A utilizzare il crowdinvesting per trovare finanziamenti sono le piccole e medie imprese che però devono rispettare almeno due dei tre criteri previsti dal regolamento Ue 1129/2017:
- Numero medio di dipendenti inferiore a 250;
- Stato patrimoniale non superiore a 43 milioni di euro;
- Fatturato netto annuale non oltre i 50 milioni di euro.
“Per accedere a questo strumento di raccolta di capitali – riprende Bonati – sono necessari un business plan ben redatto e contenente sia informazioni di carattere quantitativo che di carattere qualitativo a supporto dei numeri e sufficientemente robuste da convincere i potenziali investitori; una captable (tabella che illustra la divisione delle quote tra i soci di una società); una valutazione pre-money e la delibera dell’assemblea straordinaria di aumento di capitale redatta alla presenza di un notaio”.
Crowdfunding: 3 regole per una raccolta di successo
Inserire la propria proposta in una piattaforma di crowdfunding non basta. Ci sono delle strategie che possono favorire il successo dell’iniziativa. Luca Bonati le riassume in 3 regole:
- Avviare una buona attività di comunicazione che spieghi, nel rispetto delle norme vigenti, il progetto di raccolta e il settore di riferimento;
- Stabilire una reward policy, ossia delle premialità ulteriori che vengono assegnate ai sottoscrittori. Può trattarsi di un “reward finanziario” consistente in un pacchetto aggiuntivo di azioni; “reward esperienziale”, per esempio invitare l’investitore in fabbrica per osservare il processo produttivo; “reward di prodotto”;
- Definire in modo chiaro la “exit strategy” degli investitori, ossia in che modo potranno uscire e aver remunerato il proprio investimento iniziale.