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Criptovalute: l’Italia non deve rimanere indietro – BorsaNews24

2025/02/18 3

Il panorama delle criptovalute in Europa sta attraversando una fase di significativa evoluzione, caratterizzata da un crescente interesse da parte degli investitori e da un avanzamento della normativa (MiCAR) che pone il Vecchio continente all’avanguardia nel settore. L’Italia rischia però di fare un grande passo indietro: una tassazione delle plusvalenze sulle criptovalute al 42% potrebbe essere inserita nella manovra fiscale 2025. La proposta ha sollevato polemiche anche all’interno della maggioranza di governo e il ministro del Tesoro, Giancarlo Giorgetti, ha dichiarato di voler riconsiderare la questione. “L’iniziativa potrebbe relegare l’Italia nelle posizioni di retrovia, mentre altrove si accelera”. Lo ha sottolineato Michele Mandelli, managing partner di CheckSig ed esperto in criptovalute, nel corso di una recente intervista rilasciata a Borsa&Finanza.

 

Michele Mandelli in un ritratto professionale in bianco e nero, sorridente, con braccia incrociate e abito elegante. Fondatore di Chechsig, azienda specializzata in consulenza aziendale, Mandelli si distingue per il suo approccio innovativo nel settore.
Michele Mandelli, CheckSig

Dottor Mandelli, stava andando tutto così bene. Approvazione degli ETF negli USA, MiCAR in Europa, la spinta di Trump. E poi la proposta di tassazione delle plusvalenze in criptovalute al 42%. Cosa ne pensa?

“Dobbiamo domandarci che motivazione avrebbe aumentare l’aliquota dal 26% al 42%. Serve a fare cassa? No, perché l’intervento genererebbe, per ammissione dello stesso governo, solo 16,7 milioni di euro di extra-gettito. Il contributo reale di questa iniziativa per le casse del Paese è totalmente immateriale. Alzare le imposte serve a tutelare gli italiani da un investimento considerato rischioso? Se fosse davvero così, sarebbe il caso di partire dal gioco d’azzardo, tassato tra l’8% e il 20%. L’aumento spingerebbe solo chi investe in criptovalute a chiudere tutte le posizioni quest’anno e dal prossimo investire utilizzando gli ETP, che rimangono tassati al 26%. In alternativa potrebbe trasferire quanto possiede su exchange esteri, mettendosi al riparo dagli occhi del fisco. In entrambi i casi si azzopperebbe l’industria italiana, senza alcun reale beneficio e anzi favorendo evasione e operatori stranieri”.

 

Oggi quanto è ampio il fenomeno delle criptovalute in Italia?

“Secondo gli ultimi dati dell’OAM (l’Organismo Agenti e Mediatori n.d.r.) a giugno 2024 erano un milione e trecentomila gli italiani che detenevano criptovalute, per un controvalore di almeno 2,2 miliardi di euro. Da questo computo sono esclusi i token in self custody e quelli presso exchange esteri. I dati ci dicono che c’è una costante crescita nel numero di possessori e che il 40% ha più di 40 anni. Questa è una notazione importante perché ci dice che le criptovalute non sono più solo un fenomeno da nerd, ma interessano anche una clientela benestante”.

 

Come reagirebbero gli investitori?

“Valuteranno le alternative disponibili: disinvestire pagando l’aliquota attuale e poi investire in ETP che rimangono tassati al 26%, verificare se è possibile fare una subscription in kind per trasferire le criptovalute possedute direttamente a un ETP senza doverle vendere, rivolgersi a exchange esteri. In tutti i casi il flusso di capitali andrà verso aziende non italiane”.

 

In altre parole il gettito sarebbe limitato anche temporalmente mentre il danno al settore sarebbe permanente.

“È una dimostrazione di scarsa comprensione delle dinamiche di mercato, perché in un’economia libera se il governo alza una specifica aliquota gli investitori valutano eventuali alternative. Inoltre, la proposta agisce come freno allo sviluppo del mercato delle criptovalute in un momento in cui anche le banche si preparavano a entrare. Ci sono alcuni intermediari finanziari che hanno dichiarato apertamente di voler offrire servizi cripto. Ritengo che tra la fine di quest’anno e l’inizio dell’anno prossimo vedremo almeno due intermediari tradizionali lanciare servizi sulle criptovalute a partire dalla custodia. Prima o poi arriverà anche il brokerage trading, perché la clientela non vuole semplicemente avere un servizio di custodia ma vuole comprare e vendere criptovalute”.

 

A questo proposito voi offrite un servizio studiato apposta per gli intermediari finanziari.

“Si chiama CheckSig Clear ed è un servizio molto semplice. Siamo un provider di tecnologie e di processi per gli intermediari vigilati e offriamo tre cose: accesso al mercato in best execution; servizio di custodia; sostituto d’imposta, e siamo gli unici in Italia a farlo. A questo si affiancano altre soluzioni quali lo staking, la ricerca e i data feeds, elementi che contribuiscono a rendere unica la nostra offerta. CheckSig è l’unica azienda cripto italiana a offrire coperture assicurative integrali, ad avere audit indipendenti del calibro di Deloitte e a fornire la Prova di Riserve, dimostrando di essere in ogni momento pienamente solvibile”.

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