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Criptovalute: ecco una strategia vincente utilizzata dai gestori

2025/02/18 1

Negli Stati Uniti le criptovalute stanno entrando nei portafogli degli investitori sempre con maggiore insistenza. L’estrema volatilità di questo tipo di asset espone al rischio di grandi perdite, ma l’ebbrezza di poter realizzare ottimi profitti con estrema facilità e in maniera rapida spinge le persone a non rinunciare a questa occasione di guadagno. Allo stesso modo però cresce anche il numero di gestori professionali che nella costruzione del portafoglio dei clienti decide di utilizzare le monete virtuali in caccia di performance più interessanti. All’inizio di quest’anno il Journal of Financial Planning e dalla Financial Planning Association ha realizzato un sondaggio interpellando 529 professionisti del settore. Il 14% degli intervistati ha dichiarato di utilizzare o di consigliare criptovalute. Nel 2020 solamente l’1% optava per questa soluzione. Inoltre il 25% ha asserito di voler incrementare l’uso della blockchain nei successivi 12 mesi.

 

Criptovalute: i vantaggi fiscali dal trading

Oltre all’aspetto relativo alle esorbitanti performance attese, vi è in realtà un’altra ragione per cui Bitcoin, Ethereum e altre criptovalute. Si tratta di una questione di carattere fiscale, voce che alla fine incide in maniera determinante sulla profittabilità dell’investimento. Quando si effettuano operazioni di trading utilizzando azioni, obbligazioni e altri titoli, in USA vale la regola del “wash sale”, ovvero le perdite derivanti dalla vendita di tali strumenti possono essere portate in deduzione dei profitti. Questo a patto che l’azione venduta non sia riacquistata entro 30 giorni. Per le criptovalute questo limite non esiste, perché le monete virtuali sono considerate proprietà e non valute dall’Internal Revenue Service, l’Agenzia governativa deputata alla riscossione dei tributi all’interno del sistema americano. Pertanto sono assoggettate ai principi generali che riguardano il trasferimento di proprietà.

Quindi, cosa fanno i gestori? Vendono manualmente o automaticamente i token digitali quando scendono di prezzo generando perdite, le quali vengono utilizzate per compensare i guadagni ottenuti con altri assets. Subito dopo le criptovalute cedute vengono riacquistate a prezzi più bassi. Il risultato finale è l’abbattimento dell’imponibile fiscale conservando la proprietà delle cripto. Alcune piattaforme di trading sono impostate per chiudere e riaprire le posizioni in automatico, funzionando come una sorta di raccoglitore di perdite fiscali. I risparmi sono molto importanti e il più delle volte riescono a coprire la commissione di gestione pagata al gestore patrimoniale.

 

Il monito delle Autorità regolatorie sul wash sale

Il meccanismo vincente potrebbe però essere presto interrotto dall’intervento del legislatore. L’House Ways and Means Committee, l’ente parlamentare statunitense che ha giurisdizione sulle tasse, ha approvato una proposta per trattare fiscalmente le criptovalute alla stregua di altri strumenti finanziari. Se adottate, le nuove regole entreranno in vigore a partire dal 1° gennaio 2022 e porteranno nelle casse dello Stato circa 17 miliardi di dollari nell’arco di 10 anni. A giudizio di alcuni gestori, la regola del “wash sale” verrà presto applicata anche alle criptovalute e questo rappresenterà un duro colpo in termini di afflussi, mancando a quel punto l’ottimizzazione fiscale. Tuttavia, è convinzione diffusa che i clienti chiederanno sempre di includere le valute digitali nel portafoglio d’investimento.

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