Home > Asset Class > Criptovalute > Criptovalute: cosa significa un aumento di tassazione in Italia al 42% – BorsaNews24

Criptovalute: cosa significa un aumento di tassazione in Italia al 42% – BorsaNews24

2025/02/18 1

Sugli investitori di Bitcoin e altre criptovalute in Italia potrebbe abbattersi una stangata fiscale, secondo i piani del governo Meloni. Nel 2025, la tassazione sulle plusvalenze realizzate attraverso operazioni sulle criptovalute potrebbe passare dal 26% al 42%, come confermato dal viceministro dell’Economia, Maurizio Leo. La proposta di un’imposizione che diverrebbe la più alta al mondo fa tremare oltre 3,6 milioni di italiani che sono in possesso di criptovalute (calcoli dell’Osservatorio Blockchain and Web3 della School of Management del Politecnico di Milano).

 

Criptovalute: quale è il panorama mondiale della tassazione sulle plusvalenze

A partire dallo scorso anno, in Italia si è attuata una stretta sulle criptovalute, imponendo una tassazione del 26%. Il quadro fiscale è molto più aggressivo non solo rispetto a molti Paesi normalmente a tassazione agevolata, ma anche in confronto a Stati come la Germania e il Portogallo la cui imposizione solitamente è abbastanza alta. In Germania, ad esempio, la detenzione di criptovalute a lungo termine viene considerata come quella di beni privati e non come quella di valute. Quindi, eventuali guadagni derivanti dalla vendita di asset digitali sono esenti da tassazione se in possesso per più di 12 mesi. Tra l’altro, i profitti a breve termine inferiori a 600 euro non vengono tassati, mentre quelli superiori a 600 euro realizzati in un tempo inferiore a un anno scontano le normali aliquote dell’imposta sul reddito. In Portogallo le plusvalenze crypto sono tassate al 28%, ma solo se la detenzione degli asset è inferiore ai 12 mesi, altrimenti scatta l’esenzione. Anche Malta in Europa ha un ambiente fiscale favorevole sulle criptovalute, con nessuna tassazione sulle plusvalenze a lungo termine e un’imposizione in base al livello del reddito – con aliquote che vanno dal 15% al 35% – per il trading di breve termine. In alcuni Paesi come Emirati Arabi Uniti ed El Salvador non esiste alcuna tassazione sulle criptovalute.

 

Criptovalute: quanto incasserà lo Stato con la nuova tassazione

Secondo gli ultimi dati dell’OAM (Organismo agenti e mediatori), gli italiani in media hanno in detenzione 2,2 miliardi di euro in criptovalute. Il governo non ha fatto calcoli su quello che potrebbe essere il gettito per lo Stato da un incremento della tassazione sulle plusvalenze, quindi qui siamo nel campo delle ipotesi. Se ad esempio si ipotizza che tutti quanti vendano tutte le posizioni in essere con un guadagno del 30%, pari a 660 milioni di euro, l’introito aggiuntivo dall’aumento del 16% di tassazione corrisponderebbe a 105 milioni di euro. Una cifra che potrebbe risultare davvero esigua come contributo effettivo al risanamento delle casse dello Stato.

 

Gli effetti: chi vince e chi perde

Ma quali effetti produrrebbe una maggiore tassazione di Bitcoin e altre criptovalute? Secondo gli analisti, le conseguenze principali sarebbero due. In primo luogo si verificherebbe una spinta a cambiare residenza per chi ha capitali importanti investiti nelle criptovalute. Altri invece sarebbero più propensi a non dichiarare i profitti e/o a spostare i conti di trading su exchange offshore. In secondo luogo si creerebbe un trasferimento degli investimenti in ETP/ETF/ETC europei o in derivati, dal momento che per questi strumenti la tassazione rimarrebbe al 26%. Quindi a perdere sarebbero alcune nuove società che hanno investito nel settore tipo la startup torinese Young Platform. Mentre tra i vincitori risulterebbero le società che forniscono prodotti strutturati come ETP, ETF, ETC, certificati, futures e opzioni.

“L’imposta sostitutiva al 42% prevista per il 2025 sarebbe fiscalmente discriminatoria e quindi iniqua, probabilmente anche incostituzionale”, ha evidenziato Ferdinando Ametrano, amministratore delegato della fintech Checksig. “Come tutte le idee mal concepite, avrebbe l’effetto dannoso di far fuggire i capitali cripto dall’Italia, creando distorsioni di mercato e inducendo gli investitori a realizzare il capital gain entro la fine del 2024″. Inoltre – ha aggiunto Ametrano – “creerebbe uno squilibrio irragionevole rispetto agli investimenti in ETP, ETC e ETF Bitcoin, che sono tassati al 26%. Infine, il danno per l’industria italiana che fornisce servizi in ambito cripto sarebbe enorme”.

Secondo Massimo Siano, managing director e responsabile per il Sud Europa di 21Shares, “questa misura creerà più paura tra gli investitori e rischi di fuga di capitali che entrate per il nostro erario. Come riportato recentemente dalla Consob, il 18% degli investitori italiani detengono criptovalute nei loro portafogli”. Anche se non ci sarà alcun aumento sul capital gain degli ETP crittografici, forniti da 21Shares, il che potrebbe spostare denaro dal sottostante agli ETP, l’esperto non si ritiene entusiasta. “Chi mi assicura che nel prossimo futuro non sarà lo stesso anche per altri strumenti finanziari e classi di attivo?”, ha detto.

Recent News

    No posts found.

           

About Borsanews24

Borsa News 24h offre notizie in tempo reale, analisi approfondite e commenti esperti sul mercato azionario italiano. Rimani aggiornato su trend, investimenti e opportunità nel settore finanziario grazie a contenuti accurati e professionali.