La COP27 che si è tenuta questo mese a Sharm el’Sheick è arrivata alla conclusione con poche luci e parecchie ombre, soprattutto rispetto agli intenti della conferenza dello scorso anno. Ancora sono troppe le incertezze e le insicurezze dei vari Paesi che devono contribuire ad arrestare gli effetti nefasti del cambiamento climatico. In base al report rilasciato dal Global Carbon Budget, esiste il 50% di probabilità che entro nove anni il mondo intero superi la soglia dell’aumento delle temperature di 1,5 gradi centigradi. Tra l’altro, si prevede che le emissioni di CO2 cresceranno dell’1% quest’anno, arrivando a un nuovo massimo e superando i livelli pre-pandemici. La situazione, quindi, rimane seria e altamente allarmistica, mentre la COP27 non è riuscita a trovare le risposte convincenti che molti si aspettavano. Secondo un’analisi effettuata da Lombard Odier Investment Managers, dalla conferenza in Egitto sono emersi 8 punti salienti, vediamoli di seguito.
Mitigazione degli effetti del cambiamento climatico
Nessuna delle principali economie mondiali ha aggiornato o attuato nuovi Contributi Nazionali Determinati (NDC), non rispettando le indicazioni della COP26 di Glasgow che aveva chiesto ai Paesi di “rivedere e rafforzare” tali contributi. Questi consistono negli sforzi di ogni nazione di ridurre le emissioni a livello nazionale e di adattarsi agli impatti dei cambiamenti climatici.
Adattamento al cambiamento climatico
Durante i colloqui nella COP27, i Paesi più ricchi hanno accettato di esaminare la possibilità di creare un fondo per le perdite e i danni destinato ai Paesi in via di sviluppo. I problemi però sussistono perché una decisione ufficiale ancora non è stata presa e potrebbero passare anni prima di fare il grande passo. Una conclusione inquietante in merito arriva dalle considerazioni dei principali esperti mondiali di scienze naturali e sociali, secondo cui il potenziale adattamento ai cambiamenti climatici non è infinito. La Presidenza della COP27 ha lanciato il programma Food and Agriculture for Sustainable Transformation (FAST), con lo scopo di migliorare la quantità e la qualità dei contributi dei finanziamenti per il cambiamento trasformando l’agricoltura e i sistemi alimentari entro il 2030, favorendo l’adattamento e il mantenimento di un percorso di innalzamento delle temperature entro gli 1,5°C, e sostenendo nel contempo la sicurezza alimentare ed economica.
Perdite e danni
La questione del finanziamento da parte dei Paesi più sviluppati a quelli più poveri per risarcirli dal danno subito dagli eventi metereologici in termini di perdite di vite umane, mezzi di sussistenza, terreni e ambiente è un argomento dibattuto da molti anni, ma a cui non si è arrivati al momento a una soluzione. La COP27 ha stabilito un fondo per perdite e danni causati dal cambiamento climatico, la cui struttura dovrebbe essere definita entro il prossimo appuntamento del 2023. Tuttavia, non vi sono indicazioni né riguardo i Paesi che dovranno versare i contributi per alimentare il fondo, né in merito alle tempistiche sugli impegni presi.
La finanza per il clima
Al fine di eliminare i combustibili fossili e far fronte agli impatti climatici estremi, i Paesi in via di sviluppo avranno bisogno di sostegno finanziario, di gran lunga superiore rispetto a quanto stanziato sinora. I membri della COP hanno disatteso l’impegno assunto nel 2009 di erogare una cifra di 100 miliardi di dollari sottoforma di finanziamento agli Stato più poveri. Con una stima fatta dalle Nazioni Unite di 125.000 miliardi di dollari che occorreranno entro il 2050, il contributo della finanza privata risulterà fondamentale. Sarà molto importante anche l’apporto di alcuni organismi esterni come la Banca Mondiale e le banche multilaterali per lo sviluppo.
Energia
Per raggiungere l’obiettivo di invertire il surriscaldamento globale e frenare gli effetti del cambiamento climatico occorre consumare meno energia derivante dai combustibili fossili. Attualmente circa il 70% delle emissioni globali di gas sera è legato proprio all’energia utilizzata per produrre elettricità. Al riguardo, verrà messo in azione il Just Energy Transition Partnership (JETP), stipulato tra Giappone, Stati Uniti e altri Paesi, per consentire all’Indonesia di accelerare gli sforzi per arrestare l’eccesso di capacità di produzione di combustibili fossili. Il modello JETP è stato già sperimentato in occasione della COP26 di Glasgow e ha riguardato il Sudafrica. Inoltre, la COP27 ha lanciato anche l’Africa Just and Affordable Energy Transition Initiative (AJAETI), che mira a: offrire, entro il 2027, un supporto tecnico e politico per facilitare l’accesso all’energia a prezzi accessibili per almeno 300 milioni di persone in Africa; fornire l’accesso a combustibili e tecnologie pulite per la preparazione degli alimenti; aumentare la quota di elettricità prodotta da fonti rinnovabili del 25%. A questo si aggiunge il Planning for Climate Commission, una nuova iniziativa globale che si pone come obiettivo quello di accelerare la pianificazione e le approvazioni per la massiccia diffusione delle energie rinnovabili e dell’idrogeno verde.
Iniziative per il metano
La COP26 si era impegnata a ridurre del 30% le emissioni di metano, che attualmente sono responsabili di un quarto dei cambiamenti climatici di origine antropica. Tuttavia, all’appello mancano big come Cina e India. La COP27 ha fatto registrare sviluppi, con le trattative per cercare di convincere Paesi come Algeria, Azerbaigian e Turkmenistan ad aderire all’iniziativa, che finora ha raccolto più di 150 firme.
Mercati del carbonio
I crediti nel mercato globale del carbonio rappresentano una soluzione importante per ridurre realmente le emissioni di CO2 e quest’anno alla COP27 i vari Paesi sono stati chiamati a stabilire delle linee guida. Al riguardo, l’inviato americano per il clima John Kerry ha proposto l’Energy Transition Accelerator, un nuovo piano per espandere la vendita di crediti di carbonio al fine di incentivare i progetti rinnovabili nei Paesi in via di sviluppo. Tuttavia, ha ricevuto le critiche soprattutto da alcuni ambientalisti che sostengono che il piano riproduce il fallimento del Clean Development Mechanism delle Nazioni Unite, un sistema di compensazione creato decenni fa. Un’altra iniziativa è stata avanzata da un gruppo di Paesi africani, tra cui Kenya, Malawi, Gabon, Nigeria e Togo, insieme a Standard Chartered, che riguarda l’intenzione di espandere l’uso delle compensazioni di carbonio nel Continente, producendo 300 milioni di crediti all’anno entro il 2030 e 1,5 miliardi entro il 2050.
Acqua
La COP27 ha lanciato l’Action on Water Adaptation and Resilience riguardo il problema della siccità che mira a raggiungere tre grandi obiettivi: ridurre le perdite d’acqua, migliorando l’approvvigionamento idrico a livello mondiale; proporre e sostenere un’azione congiunta alle risorse idriche attraverso l’attuazione di politiche e metodi concordati; promuovere la cooperazione e le sinergie per arrivare allo scopo di fornire acqua pulita e servizi igienici per tutti.