Cinque giorni dopo il 5 novembre scorso, data delle elezioni negli Stati Uniti, Bitcoin aveva guadagnato il 27% passando da 69.359 a 88.701 dollari. L’effetto Trump, come è stato definito. L’allora candidato alla presidenza degli USA si era schierato apertamente a favore delle criptovalute durante la campagna elettorale. Tra le sue proposte: l’inserimento del Bitcoin tra le riserve e fare degli USA il centro del mining globale.
Il rally è poi proseguito. In un mese la regina delle criptovalute ha raggiunto e superato quota 100.000 dollari, toccando un massimo storico in area 109.000. Oggi quota poco sotto i 96.000 e attende che Trump mantenga le sue promesse. Una l’ha già in parte mantenuta, firmando in gennaio un ordine esecutivo per creare una riserva strategica di Bitcoin. Borsa&Finanza ha chiesto a Lisa Tyshchenko, associate director di CoinShares quanto ci sia da fidarsi dei proclami del presidente degli Stati Uniti.
Dott.ssa Tyshchenko, già a metà dello scorso anno si diceva che il Bitcoin avrebbe raggiunto i 100.000 dollari. Ora ci siamo arrivati, grazie all’elezione di Donald Trump. Pensa che l’effetto Trump sia temporaneo o vede il rischio di correzioni nel prezzo della criptovaluta?
“L’effetto Trump non è temporaneo. Il presidente degli Stati Uniti ha già firmato un ordine esecutivo per creare una riserva strategica di Bitcoin. Eventuali correzioni sarebbero pertanto opportunità di acquisto a breve termine. Inoltre, il lancio di Trump Coin, la nomina di Paul Atkins alla Sec, un presidente favorevole alle criptovalute e il progetto Trump’s World Liberty Financial, che detiene 170 milioni di dollari in ETH, confermano che le criptovalute rimangono un focus centrale della nuova amministrazione USA”.
Pensa che davvero Trump metterà in atto il suo progetto di fare degli Stati Uniti l’hub globale delle criptovalute e di creare una riserva da 1 milione di dollari in Bitcoin? Che effetto potrebbe avere sulle quotazioni? C’è chi parla addirittura di 500.000 dollari.
“Al momento le probabilità sono basse, ma se dovesse realizzare questo progetto, l’impatto sul prezzo di Bitcoin sarebbe significativo, poiché altri governi probabilmente lo seguirebbero. Tuttavia, non sarebbe una novità assoluta: El Salvador accumula 1 bitcoin al giorno per il proprio governo dal 2021, e persino la Banca centrale ceca ha recentemente aperto a destinare il 5% delle sue riserve a Bitcoin”.
Più in generale, cosa guiderà le prospettive nel 2025?
“La politica della Fed e l’outlook economico degli Stati Uniti saranno fattori critici. Se la Fed taglierà i tassi due volte, sarà molto positivo per Bitcoin e gli asset crypto. Se invece farà una pausa o aumenterà i tassi, l’impatto potrebbe essere negativo. Inoltre, se l’ordine esecutivo di Trump sulle riserve di Bitcoin dovesse andare avanti, potrebbe spingere i prezzi. I flussi negli ETF continueranno a essere un fattore chiave. Solo a gennaio si sono registrati circa 4 miliardi di dollari di afflussi. Infine, il coinvolgimento degli investitori istituzionali rimane fondamentale: se più aziende allocheranno capitale sulle criptovalute, il mercato continuerà probabilmente la sua traiettoria ascendente”.
I vostri ETP coprono diverse criptovalute oltre a Bitcoin. Quali stanno performando meglio? Ce ne sono alcune da tenere d’occhio nel 2025?
“Il miglior performer è stato XRP, mentre Solana dovrebbe continuare ad avere buone performance. A CoinShares, offriamo prodotti di staking come Solana, dove gli investitori non solo pagano zero commissioni di gestione, ma ricevono anche una ricompensa di staking del 3%. In generale, le criptovalute con performance solide tendono a mantenere il trend anche l’anno successivo, motivo per cui un approccio diversificato basato su un indice è spesso una strategia vincente”.
Cosa pensi della persistente ostilità istituzionale verso le criptovalute in Italia?
“Il mercato istituzionale in Italia sta cambiando, con un crescente interesse da parte dei grandi investitori. Alcune banche stanno iniziando ad aggiungere una quota dell’1-2% di criptovalute ai loro portafogli, segno di una maggiore adozione. Tuttavia, ci sono ancora due grandi ostacoli. Primo, Borsa Italiana non ha ancora abbracciato completamente gli asset digitali, rendendo più difficile per le istituzioni investire. Secondo, molti investitori mancano di conoscenze sulle criptovalute, il che rallenta l’accettazione. Nonostante queste sfide, l’interesse è in crescita e, man mano che l’educazione migliorerà e le normative diventeranno più chiare, ci aspettiamo che l’adozione istituzionale in Italia acceleri”.
Per il 2025, alcuni prevedono che Bitcoin possa raggiungere i 200.000 dollari, mentre altri sono più conservativi e stimano tra i 140.000 e i 150.000 dollari. Nessuno sembra prevedere un calo. Qual è la tua opinione?
“Tutto può succedere. Il motivo per cui nessuno prevede un calo è che attualmente ci sono tanti fattori positivi che supportano il prezzo di Bitcoin. Ma ciò non significa che un ribasso sia impossibile. Se le condizioni macroeconomiche dovessero peggiorare e la Fed adottasse una politica più restrittiva, gli asset rischiosi – Bitcoin compreso – potrebbero soffrire. Una ripresa dell’inflazione o un irrigidimento della politica monetaria potrebbero anche rallentare lo slancio di Bitcoin. Detto questo, il sentiment rimane fortemente rialzista, ed è per questo che pochi prevedono una discesa in questa fase”.