La BCE probabilmente taglierà i tassi di interesse non prima dell’estate, ha affermato il governatore Christine Lagarde al World Economic Forum di Davos. Il numero uno dell’Eurotower ha però precisato che molto dipende dai dati macroeconomici e che “c’è ancora un livello di incertezza, con alcuni indicatori che non sono ancorati al punto in cui si vorrebbe vederli”. L’inflazione, ad esempio, è tornata a crescere a dicembre, anche se bisogna tenere in considerazione che rispetto allo scorso anno sono venuti meno i sussidi dei governi al caro energia e alla spesa alimentare che avevano contribuito a tenere i prezzi più bassi. Infatti, se si prendere a riferimento l’inflazione core – depurata dalla componente di cibo ed energia – si nota una certa stabilità.
Tuttavia, Lagarde ritiene che ancora occorrano altre prove prima di poter dire che i prezzi al consumo siano sotto controllo. “Siamo sulla strada giusta, con l’inflazione direzionata verso il 2%. Ma, a meno che e fino a quando non saremo sicuri che tale livello sia sostenibile nel medio termine e non avremo i dati per sostenerlo, non canteremo vittoria”, ha detto.
BCE: Lagarde influenza ancora i mercati
L’ex-FMI ha bacchettato i mercati, sostenendo che le aspettative sui tagli aggressivi dei tassi di interesse non aiutino la lotta contro l’inflazione e rappresentino una “distrazione”. I suoi commenti hanno avuto una reazione immediata dai mercati monetari. Prima gli investitori scontavano sei tagli del costo del denaro, con una buona probabilità che la prima mossa sarebbe arrivata ad aprile. A seguito delle esternazioni, gli operatori hanno ridotto le aspettative a cinque riduzioni entro la fine dell’anno, con una probabilità del 60% di una sesta.
In contemporanea alle dichiarazioni di Lagarde sono arrivate anche quelle del governatore della Banca centrale olandese Klaas Knot, che ha similmente ammonito i mercati accusandoli del fatto che in questo momento “stanno andando avanti da soli e che ciò potrebbe diventare controproducente”. L’alto funzionario della BCE si è detto ottimista circa un ritorno dell’inflazione al target del 2% nel 2025, ma ha precisato che perché ciò accada non devono esserci ostacoli.
Prima di Knot si erano espressi anche il presidente della Banca di Francia, Francois Villeroy de Galhau, che ha rimarcato l’importanza dei dati macroeconomici per dire quando nel 2024 la BCE inizierà a tagliare, e il governatore della Banca di Slovenia Bostjan Vasle, che considera “assolutamente prematuro aspettarsi i primi tagli all’inizio del secondo trimestre”.
Da domani comincia il periodo di quiete, ossia quello in cui i funzionari della Banca centrale europea non possono rilasciare dichiarazioni prima della riunione dell’istituto monetario, che questo mese si terrà il 25 gennaio. L’incontro probabilmente dirà qualcosa in più, sebbene i mercati difficilmente riceveranno indicazioni in senso accomodante dalla relazione del Board e dalla conferenza stampa di Lagarde che chiude il meeting, dopo i commenti da falco di questi giorni.