Come ama dire l’allenatore di calcio Massimiliano Allegri, quella delle elezioni USA sarà una vittoria di “corto muso” sia che ad arrivare alla Casa Bianca sia Kamala Harris, sia che a ritornarvi sia Donald Trump. I sondaggi rilasciati alla vigilia del voto di oggi (ma il 50% degli statunitensi ha in realtà già votato), mostrano una situazione molto equilibrata. Il rischio maggiore, per i mercati finanziari, è che il risultato del voto sia contestato, dai democratici o dai repubblicani. Se invece, alla fine, la vittoria di uno dei due candidati verrà accettata dal suo opponente, allora il mercato potrebbe costruire le sue strategie: il “Trump trade” o l’”Harris Trade”. A muoversi saranno soprattutto Wall Street e i mercati valutari, ma alcuni effetti si potrebbero scaricare anche sulle azioni italiane.
- Azioni italiane sotto la lente se vince Donald Trump:
- Azioni italiane sotto la lente se vince Kamala Harris
Azioni italiane sotto la lente se vince Donald Trump
Donald Trump non ha un bel rapporto con i suoi alleati. È ben presente, in questi ultimi, il ricordo delle dure parole pronunciate dal magnate contro la NATO nel corso del suo precedente mandato. Secondo il candidato repubblicano l’ombrello USA dovrebbe essere “chiuso” per chi non spende più del 2% del PIL per la difesa. Il cambiamento dello scenario geopolitico, con la politica assertiva della Cina su Taiwan, lo scoppio della guerra tra Russia e Ucraina e il conflitto in Medio Oriente, potrebbero indurre Trump a riconsiderare la necessità di stringersi uniti contro le minacce al mondo occidentale e alla globalizzazione americana. Tuttavia, le sue richieste di maggiore sforzo nel settore difesa per gli alleati della NATO rimarrebbero.
“La pressione sull’Europa per sostenere autonomamente la propria difesa crescerebbe drasticamente” afferma Annacarla Dellepiane, responsabile vendite Italia di HANetf. Come conseguenza la spesa in difesa dei Paesi NATO aumenterebbe e ciò favorirebbe le società del settore difesa.
“Il tema degli armamenti è sempre stato una priorità per il candidato repubblicano” aggiunge Giorgio Vintani, analista e consulente finanziario indipendente. Un’accelerazione nel riarmo favorirebbe ancora società che hanno già beneficiato della svolta bellica dello scenario geopolitico, come per esempio Leonardo.
Per Vintani, a beneficiare di una vittoria di Trump potrebbe essere anche Stellantis. Secondo l’analista, nonostante la presenza importante di Elon Musk tra i sostenitori del magnate (e possibile membro della futura amministrazione), il candidato repubblicano frenerebbe la transizione energetica e la mobilità sostenibile. Sempre in ambito energetico “vedrei bene Eni – prosegue Vintani – in quanto Trump è sempre stato favorevole all’energia tradizionale”.
Azioni italiane sotto la lente se vince Kamala Harris
Le posizioni di Kamala Harris sono più sfumate per quanto riguarda il rapporto con gli alleati NATO, e quasi opposte sul tema della transizione energetica. “L’attenzione della candidata democratica al tema delle rinnovabili è forte” specifica Vintani. Come conseguenza potrebbe essere favorita Terna “una delle società italiane più esposte in questo settore”.
All’azione Terna, Filippo Diodovich, senior market strategist di IG Italia aggiunge Enel, Erg e A2A, che “potrebbero beneficiare di maggiori investimenti e collaborazioni negli Stati Uniti”. Secondo lo strategist anche Ferrari e Stellantis beneficerebbero degli “investimenti che stanno effettuando nel comparto dell’auto elettrica”.
Inoltre, uno dei cavalli di battaglia dei democratici è l’attenzione al settore farmaceutico e quindi la difesa dell’Affordable care act promosso da Obama nel 2010. Per questo motivo “Recordati potrebbe avere una chance”.
Un ultimo tema a cui guardano gli investitori è quello dell’inflazione. Vintani ritiene che il massiccio piano di investimenti pubblici dei democratici potrebbe portare a una ripresa dei prezzi. In questo caso il settore bancario potrebbe beneficiare dell’aumento dei ricavi da interesse netti, con Unicredit in pole position secondo l’analista indipendente.
Cambierebbe poco, invece, per quanto riguarda il rapporto con gli alleati. Le posizioni di Kamala Harris sono sicuramente più morbide di quelle di Trump, ma la strada è tracciata. “Se Kamala Harris diventasse presidente, consoliderebbe sì la linea di Joe Biden nel garantire la sicurezza europea e nel rafforzare il tradizionale sistema di alleanze transatlantiche, ma comunque si aspetterebbe maggiori contributi alla NATO da parte dei membri europei” spiega Dellepiane.