Le scosse telluriche che hanno colpito profondamente le azioni in questi giorni sono state in buona parte causate dall’implosione del carry trade che aveva come base di riferimento lo yen per finanziarsi. Per alcuni, il contributo della fine di questa strategia è stato addirittura più forte della paura di una recessione dell’economia USA a seguito dei brutti dati sull’occupazione.
Per anni, i trader si sono cullati del fatto che potevano prendere yen in prestito pagando un tasso di interesse praticamente nullo per investire in asset a più alto rendimento, tra i quali il dollaro USA e le azioni. Il gioco ha funzionato a meraviglia fino quando la Bank of Japan ha tenuto i tassi di interesse fermi in territorio negativo e i mercati azionari erano in costante rialzo. Quando la Banca centrale giapponese ha portato il costo del denaro allo 0,25% nell’ultima riunione di fine luglio, dopo una prima stretta quest’anno nel mese di marzo, i trader hanno cominciato a vendere le azioni per rimborsare il debito in yen.
L’operazione realizzata in dosi massicce ha destabilizzato i mercati, determinando un poderoso rafforzamento della moneta giapponese e il collasso delle azioni. A inizio settimana, la Borsa di Tokyo è naufragata perdendo in un solo giorno il 12,4%, come mai successo dal lunedì nero dell’ottobre 1987. Wall Street è stata assalita anche da un sell-off violento che ha mandato al tappeto i listini azionari.
Azioni: quando finiranno gli aggiustamenti sul carry trade?
Molti investitori stanno aspettando che la furia ribassista si arresti per entrare a mercato a prezzi più convenienti. La domanda di fondo è quanto bisognerà attendere perché vengano smaltite tutte quelle posizioni accumulate negli anni del carry trade. A giudizio di Zhen Shen, responsabile delle strategie di diversificazione presso TIFF Investment Management, è probabile che “il sell-off continui per qualche altro giorno perché le operazioni sono piuttosto grandi”. Gli fa eco Ulf Lindahl, amministratore delegato della società di consulenza per gli investitori istituzionali Currency Research Associates, secondo cui “ci sono tonnellate di carry trade in yen che devono essere ancora chiuse”.
Sulla base dei dati della Banca dei Regolamenti Internazionali, i prestiti transfrontalieri in yen sono aumentati di 742 miliardi di dollari dalla fine del 2021. Il punto però è stabilire l’entità di finanziamenti in yen che sono stati utilizzati per comprare le azioni. Un esercizio tutt’altro che facile, secondo Kathy Jones, chief fixed income strategist di Schwab. “È molto difficile sapere quale sia l’entità effettiva delle posizioni e quante di queste siano coperte”, ha detto. Quando ci sono in campo gli hedge fund che operano a leva finanziaria, con una certa quantità di derivati coinvolti, “si ottiene una reazione del mercato piuttosto considerevole”, ha aggiunto. Il dilemma se si tratti di una semplice correzione di mercato o di qualcosa di più intanto inquieta gli investitori e trasmette una forte incertezza di fondo. Al riguardo, Lindahl di Currency Research Associates non è molto ottimista e avverte che molti pensano a una correzione regolare in corso, ma “questa è una cosa seria, un grave collasso che sta arrivando”.