Mentre sui mercati gli investitori attendono il “pivot”, il punto di svolta delle Banche centrali nella manovra di rialzo dei tassi di interesse, Allianz GI si focalizza su un più generale punto di flesso dei mercati e dell’economia mondiale. Perché è questo lo scenario in cui ci troviamo secondo il country head Italy Enzo Corsello. Nel corso della presentazione dell’outlook 2023 di Allianz GI, Corsello ha sottolineato che situazioni come quella che stiamo vivendo si presentano ogni 30-40 anni e richiedono un cambiamento di prospettiva importante nella gestione degli investimenti.
Dalla grande moderazione al grande reset
Per capire quanto il mondo stia cambiando sotto i nostri occhi il responsabile per l’Italia di Allianz GI elenca quattro trend che sono arrivati a un punto di svolta e li identifica con quattro “d”:
- Deglobalizzazione: la fine della globalizzazione, sostituita da una deglobalizzazione o almeno da una globalizzazione per aree geografiche e fronti contrapposti sta provocando un aumento del costo dei beni e dei servizi. Se da un lato il “re-shoring” o il “near-shoring” delle attività produttive ha dei vantaggi dal punto di vista industriale per i paesi che vedono rientrare le produzioni, dall’altro è accompagnato da un più elevato livello di costo;
- Debito: con la fine delle politiche monetarie ultra espansive delle Banche centrali diminuisce la capacità dei governi di fare debito, in quanto quest’ultimo adesso è più costoso. Inoltre l’indebitamento è cresciuto a livelli che ne mettono a rischio la sostenibilità. Un esempio in tal senso è quanto accaduto in Gran Bretagna, con la manovra estremamente espansiva proposta dal governo di Liz Truss che è stata rifiutata con violenza dai mercati;
- Demografia: ci si è accorti che l’invecchiamento della popolazione non porta a un calo dei prezzi. Al contrario, il trend demografico sottrae forza lavoro e causa una scarsità di manodopera che si riflette nella richiesta di salari più elevati;
- Decarbonizzazione: l’aumento delle tensioni geopolitiche e la guerra tra Russia e Ucraina hanno messo il mondo davanti a una nuova realtà ed è stata l’Europa a subirne il maggiore impatto. Le fonti energetiche non possono più essere date per scontate. Ciò causa una accelerazione verso l’adozione di fonti energetiche alternative che hanno un costo elevato per via degli elevati investimenti di sistema che richiedono.
A queste evoluzioni Corsello aggiunge l’imprevedibile esplosione di un conflitto alle porte dell’Europa che ha fatto venire meno il dividendo della pace di cui abbiamo goduto per tanti decenni e il cambio di modello produttivo che deve per forza di cose passare dalla flessibilità del “just in time”, dove le scorte di magazzino tendono a essere minimizzate, al “just in case”, dove invece le scorte servono a coprire eventuali blocchi nelle catene di fornitura e situazioni di emergenza.
Economia e inflazione, cosa aspettarsi nel 2023
Secondo le analisi di Allianz GI il 2023 sarà caratterizzato da due scenari differenti. Nella prima parte dell’anno rimarranno invariati i temi che hanno caratterizzato la seconda parte del 2022. “Avremo una recessione negli Stati Uniti – ha spiegato Corsello – che sarà salutare in quanto aiuterà a riportare in equilibrio lo scenario inflattivo e produttivo. Le variabili economiche si assesteranno su un nuovo livello di equilibrio con un’inflazione più contenuta rispetto a quanto visto quest’anno. Le Banche centrali proseguiranno nel rialzo dei tassi di interesse e, anche se è prevista una moderazione nella manovra, riteniamo che il punto di atterraggio finale dei tassi di interesse sarà più elevato di quanto previsto dai mercati”.
In particolare, la stima di Allianz GI è che i tassi sui Fed Funds arrivino al 5,25%-5,5% contro le ipotesi di mercato attuali al 5%. La Bce potrebbe invece fermarsi al 3,25%-3,50% mentre il mercato sconta attualmente una fine dei rialzi al 3%. “Riteniamo – ha proseguito Corsello – che l’inflazione sarà più difficile da sconfiggere di quanto si pensi e che, anche se più bassa, in assenza di ulteriori shock nel 2023 dovremo convivere con una crescita dei prezzi al consumo tra il 3% e il 3,5%.
Nella seconda parte dell’anno, quando gli effetti delle manovre di politica monetaria delle Banche centrali diventeranno più evidenti, – il ritardo è di solito intorno ai 12 mesi – la restrizione monetaria potrebbe fermarsi fino a ipotizzare un primo allentamento, da parte della Federal Reserve, nell’ultimo trimestre dell’anno.
Gli effetti sulla scelta delle asset class
Alla luce delle previsioni economiche illustrate da Enzo Corsello, Allianz GI ha una preferenza per l’obbligazionario nella prima parte dell’anno mentre si potrebbero tornare a incrementare le posizioni sull’azionario solo in occasione di storni di mercato. “Prima di tornare con convinzione sul mercato azionario dobbiamo attraversare una recessione – ha spiegato Corsello – con una riduzione degli utili aziendali che storicamente si attesta tra il 15% e il 20%. Anche se nel 2022 le quotazioni sui mercati azionari sono scese molto, in valore assoluto i rapporti di price/earning non sono ancora così interessanti e potrebbero scendere ancora”. Sfruttare gli storni di mercato permetterebbe, secondo lo scenario tratteggiato da Corsello, di essere pronti per beneficiare della ripartenza della crescita nella seconda metà dell’anno e a inizio 2024.
Chi dovrebbe tornare da subito a dare soddisfazione agli investitori è il grande assente degli anni passati ossia il mercato obbligazionario. “Il ritorno del rendimento è un fattore positivo – ha spiegato Massimiliano Maxia senior product specialist di Allianz GI – anche se nel 2023 non ci aspettiamo un mercato con una direzionalità precisa”. Secondo Maxia i tassi dei decennali di Stati Uniti e Germania oscilleranno all’interno di un trend ben preciso, tra 3,5% e 4% nel primo caso e tra 1,60% e 2,30% nel secondo caso, con un punto interrogativo legato all’entità della recessione. Le aree del mercato di maggiore interesse sono i governativi e i corporate investment grade, in particolare finanziari, energetico e più in generale i settori value. Si possono trovare occasioni interessanti anche nell’high yield con duration bassa, fino a due anni, con rendimenti che per alcuni titoli statunitensi arrivano al 9%. “Tuttavia bisogna tenere conto di quello che potrà essere un impatto da recessione” ha concluso Maxia.