L’ESMA ha rilasciato di recente delle nuove linee guida sulla nomenclatura dei fondi ESG e sostenibili, per eliminare i casi di greenwashing presenti nell’industria dell’asset management. Per greenwashing si intende l’utilizzo di denominazioni che richiamano i temi della sostenibilità e della transizione energetica, l’acronimo ESG (environment, social, governance), o le strategie di impatto, senza che a ciò corrisponda una reale adesione del portafoglio di investimento alle regole che disciplinano questi prodotti.
La nuova nomenclatura entrerà in vigore a partire dal 21 novembre 2024. Da questa data scatterà un periodo transitorio di sei mesi per permettere agli asset manager di adeguare i fondi comuni esistenti. I nuovi prodotti dovranno invece essere allineati fin dall’inizio alle nuove indicazioni.
L’obiettivo della European Securities and Markets Authority è ridurre il rischio di greenwashing e tutelare gli investitori, richiedendo che almeno l’80% degli investimenti effettuati mostri di avere caratteristiche ambientali o sociali.
I giri di vite dell’ESMA contro il greenwashing
ESG, Sustainability, Transition, Impact investing. La pioggia di prodotti di investimento green che ha caratterizzato il primo ventennio del nuovo millennio ha fatto un uso smodato di queste etichette. In molti casi a sproposito. Già nel 2023 l’ESMA era intervenuta pubblicando una guida descrittiva delle informazioni sulla sostenibilità degli investimenti da includere nei prospetti informativi.
In quell’occasione oltre 300 comparti di investimento classificati come articolo 9 secondo la normativa Sfdr (Sustainable finance discolsure regulation) erano stati retrocessi nell’articolo 8, meno stringente. Ed erano stati gli stessi asset manager ad agire per evitare danni di immagine. L’indagine svolta da MainStreet Partners nel 2023 su oltre 64.000 prodotti disponibili (ISIN) aveva riscontrato un 30% di fondi articolo 9 con una percentuale dichiarata di investimento sostenibile inferiore al 30%.
Oggi MainStreet Partners è tornata ad analizzare il comparto dei fondi green alla luce delle nuove prescrizioni ESMA contro il greenwashing. La ricerca ha coinvolto oltre 7.000 fondi, dei quali circa un quarto interessati dalle nuove regole. Questi 1.800 fondi dovranno adeguarsi per conservare la loro etichetta verde o cambiare nome.
“È molto probabile che i fund manager cercheranno di liquidare le partecipazioni in quelle società che risultano in violazione delle esclusioni. Tuttavia, una piccola percentuale ci ha espresso il desiderio di modificare il nome dei fondi e mantenere i portafogli correnti” spiegano da ESMA. In questo secondo caso, tuttavia, si creerebbe il problema di chi ha investito in un fondo che riteneva “green” ma che non lo era, o perlomeno non lo era abbastanza.
Articolo 8 sotto la lente
L’impatto maggiore della nuova nomenclatura si avrà sui fondi che rientrano nell’articolo 8 della Sfdr, dove i confini tra ciò che è green e ciò che non lo è sono molto più sfumati. Secondo le nuove regole l’uso di certi termini implica diverse esclusioni che vanno applicate al portafoglio:
- i nomi di fondi legati a “environmental”, “impact” e “sustainability” devono adottare le stesse esclusioni dei benchmark allineati all’Accordo di Parigi (Paris-aligned Benchmarks o PAB).
- I nomi legati a “transition”, “social” e “governance” devono adottare le stesse esclusioni dei benchmark della transizione climatica (Climate Transition Benchmarks o CTB).
- I fondi che usano un mix di termini devono adottare le esclusioni e le limitazioni in modo cumulativo.
- Se è presente qualsiasi termine legato a “transition”, il fondo deve seguire i criteri di esclusione previsti dai benchmark della transizione climatica.
L’analisi di MainStreet Partners ha evidenziato che il 90% dei 1.800 fondi identificati dall’analisi di MainStreet Partners come possibile oggetto di adeguamento sarà classificato nella categoria più stringente delle esclusioni previste dai benchmark allineati all’Accordo di Parigi e i restanti saranno soggetti alle esclusioni relativamente più indulgenti previste dai benchmark della transizione climatica.