Se chiedete all’intelligenza artificiale che cosa sono gli ETF, vi risponderà che si tratta “di fondi di investimento quotati in Borsa che replicano l’andamento di un indice di mercato o di un settore specifico” e che “hanno la caratteristica di essere strumenti a gestione passiva”. Risposta giusta? Sì e no. Oggi dire che gli ETF sono strumenti a gestione passiva può generare confusione negli investitori, visto che di ETF ne esistono tanti tipi. A cominciare da quelli “attivi”! Demis Todeschini, responsabile ETF Sales Italia di Axa IM, si occupa di Exchange traded fund da molti anni ed è stato tra coloro che nel 2011 elaborarono le regole per la quotazione in Borsa Italiana degli ETF attivi. Il recente convegno di EFPA Italia a Firenze è stata l’occasione per chiarire che gli ETF attivi sono ETF a tutti gli effetti e che gli ETF sono una categoria di prodotto, un contenitore che al suo interno offre tante declinazioni diverse della stessa tecnologia.
Partiamo dalla stessa domanda su cui è caduta l’intelligenza artificiale: cosa sono gli ETF?
“Gli ETF sono sempre stati definiti come strumenti a replica passiva. Oggi quella definizione va stretta a questa categoria di prodotti. Gli ETF sono una ‘tecnologia’ che permette di portare diverse strategie di investimento all’investitore finale: dal classico ETF passivo, alla replica di indici smart beta, fino agli ETF long e short per arrivare all’ETF attivo. In altri termini, l’Exchange traded fund è un contenitore che contiene tutte queste declinazioni di prodotto, e che mantiene le stesse caratteristiche del primo ETF lanciato nel 1990. È economico, trasparente, liquido e anche flessibile”.
Andiamo nello specifico: gli ETF attivi. Attivi quanto? Sono come i fondi comuni guidati da un gestore?
“Sto facendo molta comunicazione proprio su questo punto, per far capire la differenza tra i due prodotti. In un ETF attivo è possibile adottare molte delle pratiche della gestione attiva, ma non necessariamente tutte. Ad esempio, in Axa IM facciamo ETF attivi sulle obbligazioni corporate partendo dalla composizione del benchmark e applicando una rigorosa selezione del credito, oltre alla nostra view macro e sui tassi per quanto riguarda l’allocazione settoriale e geografica. In sintesi, applichiamo specifiche e limitate ‘leve di valore’ con l’obiettivo di mantenere un tracking error basso rispetto al benchmark. Applicando in modo sistematico questa strategia, determinata da analisi fondamentali e di scenario, riusciamo a estrarre un plus di valore dal mercato. Per esempio, il nostro ETF attivo sul credito in Euro Investment Grade (AXA IM Euro Credit PAB UCITS ETF), dal lancio su Borsa Italiana è riuscito a far emergere un surplus di rendimento dello 0,4-0,5% rispetto a ETF passivi sulla stessa asset class. Questo dimostra che è possibile estrarre valore dal mercato senza essere particolarmente attivi”.
Si dice che il mercato ha sempre ragione, ci vuole dire che non è così?
“Quello che voglio dire è che un indice non è necessariamente rappresentativo di tutte le opportunità presenti in un certo mercato. Gli indici obbligazionari, per esempio, pesano le obbligazioni in base alla dimensione delle emissioni. Ciò significa che gli emittenti più indebitati sono anche i più rappresentati all’interno di questi indici. Non viene fatta alcuna analisi sulla qualità delle aziende che emettono debito ma viene applicato un criterio adottato a priori. Noi possiamo aggiungere delle valutazioni fondamentali e delle analisi sullo scenario macroeconomico e sistematicamente selezionare il debito delle aziende più solide, o i cui rendimenti non sono allineati ai fondamentali. In questo modo siamo in grado di cogliere le opportunità che l’indice benchmark non può cogliere”.
Quindi gli spazi di manovra rispetto a quelli che ha un gestore di fondi comuni tradizionali sono molto limitati.
“Sì, ma sufficienti a estrarre valore. Gli ETF sono prodotti di asset allocation e tali devono rimanere. In altre parole, il loro compito deve essere quello di dare accesso a un mercato e la cui performance mantiene un elevato grado di prevedibilità rispetto al mercato stesso Questo è il modo in cui interpretiamo gli ETF attivi in Axa IM. Probabilmente, in futuro, vedremo sul mercato delle soluzioni molto più attive la cui realizzazione potrebbe però risultare complicata (soprattutto sotto il profilo della liquidità) e l’interesse degli investitori incerto, dato che il ruolo dell’ETF come prodotto di asset allocation ne verrebbe sminuito”.
L’ultimo ETF che avete lanciato è però un prodotto a replica tradizionale. Ciò che non è così comune è il segmento di mercato su cui investe. Ce ne può parlare?
“L’AXA IM Emerging Markets Credit PAB UCITS ETF ha un’esposizione al credito in valuta forte dei principali mercati emergenti e replica la performance dell’indice ICE Emerging Markets Corporate Plus Paris Aligned Absolute Emissions (EMCBPABA). Sono pochi al momento gli ETF disponibili sul mercato che permettono di investire su questo segmento del mercato obbligazionario. Il lancio rientra in una logica di diversificazione dell’esposizione obbligazionaria ed è anche una conseguenza dell’evoluzione avuta dai mercati emergenti. Oggi nazioni come Cina, India e Corea del Sud, per fare qualche nome, hanno mercati del debito sviluppati, aziende che operano in tutto il mondo e che hanno l’esigenza di essere finanziate. Si tratta di società che emettono obbligazioni sui mercati del credito internazionale (quindi in USD o in EUR) e che, tipicamente, offrono dei premi al rischio più elevati rispetto alle obbligazioni corporate di società dei Paesi sviluppati, a parità di rating. Ciò rappresenta un’opportunità di diversificazione delle fonti di income. Per esempio l’indice replicato dal nostro ETF, con una duration media di 4,14 anni e un rating BBB2 può generare un rendimento a scadenza di circa 150 punti base in più rispetto a un equivalente indice di governativi dei Paesi emergenti, con un rendimento che oggi si aggira intorno al 5,20% (Fonte: ICE fact sheet dell’indice ICE Emerging Markets Corporate Plus Paris Aligned Absolute Emissions (EMCBPABA)). In più si aggiunge la sicurezza della diversificazione visto che l’indice replicato è composto da oltre 1.000 obbligazioni”.
L’indice replicato è Paris Aligned. Oggi ci sono parecchie discussioni sulla leggibilità delle etichette di sostenibilità dei prodotti finanziari. Cosa significa?
“L’ETF replica un indice corporate investment grade Paris Aligned elaborato da ICE, Bank of America e Merrill Lynch, in cui vengono incluse solo le obbligazioni delle società più virtuose dal punto di vista delle emissioni di CO2, non solo con riferimento all’oggi, ma anche in prospettiva futura. Infatti, la metodologia Paris Aligned impone di valutare, per ogni emittente, le emissioni fino al 2050 e costruire un portafoglio le cui emissioni aggregate si riducano di almeno il 7% all’anno. La metodologia PAB discende da un regolamento dell’Unione europea, quindi il suo endorsement è molto forte. Applicarlo alle società dei Paesi emergenti significa selezionare quelle davvero virtuose considerando che nazioni come la Cina e l’India hanno aderito agli accordi di Parigi sul clima ma hanno definito tempistiche di adeguamento più lunghe rispetto ai Paesi sviluppati”.